La domanda di oro delle banche centrali non si arresta. Nel terzo trimestre, secondo i dati del World Gold Council, il ritmo degli acquisti è aumentato. Nel dettaglio l’associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere stima che gli istituti centrali abbiano acquistato 220 tonnellate nette di oro nel periodo giugno-settembre, il 28% in più rispetto al trimestre precedente e il 6% oltre la media trimestrale quinquennale, sebbene il sostanziale aumento del prezzo del lingotto quest’anno sia stato probabilmente un fattore limitante. Guardando all’Italia, il quantitativo totale di oro di proprietà della Bankitalia, comunicato dalla stessa, era pari a 2.452 tonnellate a fine 2024, il cui controvalore in euro era pari a 197,9 miliardi. Per fare un confronto era di 147,2 miliardi alla fine del 2023, in deciso aumento dai 121,7 miliardi del 2020. e oltre due volte e mezzo l’ammontare del 2014 (77,8 miliardi), anche se bisogna tener conto del forte incremento delle quotazioni che nel frattempo si è verificato.
L’istituto di via Nazionale è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo Monetario Internazionale. Nel quantitativo totale d’oro, la parte prevalentemente è rappresentata da lingotti, mentre una quota minore è costituita da monete. Nei caveau della Banca d’Italia sono custodite 1.100 tonnellate (il 44,86% del totale); il resto è nel Regno Unito (5,76%, 141,2 tonnellate), in Svizzera (6,09%, 149,3 tonnellate) e negli Stati Uniti (43,29%, 1.061,5 tonnellate).
In generale i dati del terzo trimestre dimostrano che le banche centrali continuano ad aggiungere oro in modo strategico, nonostante la corsa del prezzo, rafforzando i risultati del Central Bank Gold Survey 2025, in cui gli intervistati hanno indicato una forte intenzione di aumentare le proprie riserve auree nel 2026, per diversificare dal dollaro e ridurre la dipendenza dai Treasury Usa. Su base annua, gli istituti centrali hanno ora aggiunto 634 tonnellate alle loro riserve, ben al di sopra della media annuale pre-2022 di 400-500 tonnellate.
Le banche centrali dei mercati emergenti sono le protagoniste, ma a loro si sono aggiunte altri istituti, che sono tornati sul mercato dopo una lunga pausa. In particolare la banca nazionale del Kazakistan è stata il maggiore acquirente nel periodo giugno-settembre, aumentando le sue riserve auree di 18 tonnellate, per un totale di 324 tonnellate. Ha dimostrato attivismo anche la banca centrale del Brasile, il cui ultimo acquisto di oro risaliva a luglio 2021, che ha registrato un incremento di 15 tonnellate a settembre per complessive145 tonnellate. La banca centrale della Turchia ha invece continuato il costante accumulo d’oro, con le riserve ufficiali (comprese quelle del Tesoro) salite di 7 tonnellate nel solo terzo trimestre (641 tonnellate totali). I quantitativi sono modesti, ma si registra un netto cambio di rotta per la banca del Guatemala, che ha aggiunto 6 tonnellate alle sue riserve auree, con un aumento del 91% e un totale di 13 tonnellate. Da inizio anno a dominare la scena è però la banca della Polonia che, con 67 tonnellate, è il maggiore acquirente. (riproduzione riservata)