Si prospettano tempi duri per le banche dopo la Bonanza degli ultimi due anni e mezzo? È presto per dirlo, ma la sola ipotesi che il governo proponga un rinvio della possibilità di trasformare le imposte differite attive (in acronimo, le Dta) in crediti d’imposta sta provocando oggi, martedì 16 settembre, un po’ di mal di pancia per i titoli del settore in borsa.
A metà pomeriggio l’indice Ftse italy All-Share Banks perde l’1,3%: a essere colpito è in particolare il titolo Mps (-2,8%) che, forte dell’acquisizione di Mediobanca dopo il successo dell’ops su Piazzetta Cuccia, spera di poter sbloccare altri 1,3 miliardi di Dta, che si andranno a sommare agli 1,6 già in bilancio.
Deboli anche i titoli di Banco Desio (-2,1%), Intesa Sanpaolo (-2%), Unicredit (-1,1%), Credem (-0,9%) e Bper (-1,6%). Si salva solo Banco Bpm, in positivo dello 0,3%.
L'idea di congelare le Dta rappresenta però, ha precisato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, è «solo una delle possibili opzioni prese in considerazione e al momento non ci sono calcoli numerici. E dobbiamo ancora sederci con le banche a discutere della questione». Anche se fonti informate riportano che i funzionari dell'esecutivo proveranno a convincere i vertici delle banche ad accettare eventuali modifiche al loro regime fiscale. Va ricordato che nel 2023 l'annuncio di una tassa sugli istituti di credito gettò i mercati nel caos e il governo fu costretto a rivedere la misura, ricorrendo appunto allo stop dei Dta. (riproduzione riservata)