L’indipendenza energetica di un Paese oggi è diventata essenziale come avere un esercito e un sistema monetario efficiente. L’energia e le sue reti sono strumento di approvvigionamento essenziale ma anche obiettivi strategici da difendere in caso di guerra e lo diverranno ancora di più con l’aumento della richiesta energetica dovuta a data center, AI e digitalizzazione massiva.
E sono in molti, per ora sottovoce, a dire che appena un Paese, la Germania, ricomincerà a comprare gas da Mosca verrà seguito da altri perché è quello meno caro.
È da tempo arrivato il momento di un grande piano nazionale che imponga all’Europa di rivedere l’assurda tassazione delle emissioni inquinanti (Ets), così come occorre cancellare il bando per i motori termici e costruire in Italia centrali nucleari pulite e sicure.
Altrimenti saremo sempre indietro rispetto a Francia, Spagna e Germania (che torna al gas, magari russo in futuro) come competitività del nostro sistema industriale e non basterà l’ennesimo decreto salva-bollette del governo Meloni ad abbassare il carovita a famiglie e imprese.
Servono flessibilità di pensiero e neutralità tecnologica, come hanno avuto modo di ricordare ad Atreju Flavio Cattaneo, amministratore delegato dell’Enel, e Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.
Ma i buoni propositi e le dichiarazioni di principio non bastano evidentemente, devono sollecitare una profonda riflessione della politica sulla nostra arretratezza energetica.
La domanda mondiale di elettricità crescerà del 40% in dieci anni arrivando a 38.000 TWh. Anche in Italia l’aumento sarà considerevole: +20%.
Che cosa spinge la crescita della domanda? Il settore residenziale, che peserà per circa il 40% (pompe di calore, elettrodomestici); l’industria, che contribuirà per circa il 30%, soprattutto nei Paesi emergenti; il trasporto elettrico, che sarà il principale motore nei Paesi avanzati e in Italia genererà fino al 40% della crescita nazionale; i data center, i quali, trainati dall’AI, avranno un ruolo sempre più rilevante: oggi consumano 415 TWh e saliranno a 945 TWh in cinque anni. In Italia la capacità crescerà quasi di sette volte entro il 2031.
L’AI diventerà pervasiva in dispositivi, robot e automazione, aumentando il fabbisogno elettrico. Una rivoluzione industriale esponenziale, perché oltre a cambiare modo di vivere e di fare impresa, implementerà l’impatto dell’innovazione sulla generazione di nuovo capitale (l’intelligenza artificiale in dieci anni ha impattato sul capitale quanto l’avvento del vapore in cento) e costringerà gli Stati a dotarsi di energia come d’aria, la bomba atomica che tutti volevano durante la Guerra Fredda.
E se si guarda alla situazione dell’Italia si può capire quanto siamo indietro. L’indipendenza e la sicurezza energetica sono punti cruciali per il nostro Paese. L’Italia importa circa il 20% dell’energia elettrica perché produce meno di quanto consuma e a costi più alti, soprattutto per la forte dipendenza dal gas importato (95%).
Che cosa serve per la sicurezza energetica? Secondo gli osservatori occorrono quattro mosse strategiche. Prima: accelerare lo sviluppo delle rinnovabili sbloccando i 150 GW di progetti fermi per burocrazia.
Seconda: affiancare alle rinnovabili una produzione programmabile (oggi gas, in futuro forse nucleare) per garantire stabilità ma anche la succitata flessibilità.
Terza: rilanciare l’idroelettrico tramite repowering, risolvendo il blocco delle concessioni (potenziale fino a 16 miliardi di investimenti).
Quarta: potenziare le reti elettriche per gestire più rinnovabili e la domanda crescente, con un quadro regolatorio favorevole.
Questo mix energetico più equilibrato riduce la dipendenza dall’estero, abbassa i costi e rende più competitive le imprese. L’energia elettrica diventerà così in Italia un elemento strategico anche dal punto di vista geopolitico. Negli Stati Uniti, come in Russia, Francia, Germania e Spagna lo è già da tempo.
Senza questa indipendenza non riusciremo a mantenere i livelli di leadership economica come quelli raggiunti con lo sforzo di migliaia di imprenditori e milioni di lavoratori. Sarà come operare al buio. (riproduzione riservata)