Iran, crolla la valuta e scoppiano le proteste in piazza. Intanto Trump minaccia nuovi attacchi
Iran, crolla la valuta e scoppiano le proteste in piazza. Intanto Trump minaccia nuovi attacchi
Il rial si deprezza e il capo della Banca centrale, Mohammad Reza Farzin, si dimette. Tra i fattori della crisi, il caro benzina e le sanzioni internazionali

di Raffaele Crocitti 30/12/2025 15:09

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L’inflazione ai massimi storici ha fatto scoppiare le più grandi proteste in Iran da tre anni a questa parte. 

Domenica 28 dicembre il rial iraniano nel mercato nero è crollato al cambio informale di 1,42 milioni per dollaro e il giorno successivo era scambiato a 1,38 milioni. Le reazioni non si sono fatte attendere, sia da un punto di vista istituzionale con le dimissioni del capo della Banca centrale, Mohammad Reza Farzin, sia da parte della popolazione, con i commercianti che hanno tenuto chiusi i negozi e con i cittadini che si sono riversati nelle piazze di Teheran e delle altre città del Paese per manifestare contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei beni di prima necessità, divenuti inaccessibili.

La situazione in Iran tra inflazione e pressione fiscale 

Il rapido deprezzamento del rial sta aggravando la pressione inflazionistica, mettendo a dura prova i bilanci delle famiglie: una tendenza che potrebbe peggiorare con la modifica del prezzo della benzina introdotta negli ultimi giorni. Superata la soglia convenzionata di 100 litri al mese, per gli iraniani la benzina costerà il 300% in più a seguito della decisione del governo.

Secondo il centro statistico statale, il tasso di inflazione a dicembre è salito al 42,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 72% e quelli dei prodotti sanitari e medicali del 50%. 

Inoltre, hanno suscitato ulteriore preoccupazione le notizie diffuse dai media ufficiali iraniani secondo cui il governo intende aumentare le tasse in occasione del capodanno iraniano che inizierà il 21 marzo.

Il ruolo della geopolitica nella crisi in Iran

C'è anche incertezza sul rischio di una ripresa del conflitto, dopo la guerra di 12 giorni di giugno che ha coinvolto Iran e Israele.

Molti iraniani temono la possibilità di uno scontro più ampio che potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti, aumentando l'ansia dei mercati. Il 29 dicembre il presidente Usa, Donald Trump, ha dichiarato che Washington potrebbe sostenere un altro attacco su larga scala contro l'Iran se Teheran dovesse riattivare i propri programmi per la costruzione di missili balistici o di armi nucleari: «Ho sentito dire che l'Iran sta cercando di ricostruirli, e se lo farà, dovremo colpire. Lo abbatteremo. Non stanno usando i siti che abbiamo distrutto, ma probabilmente siti diversi»,  ha detto Trump, «Sappiamo esattamente dove stanno andando, cosa stanno facendo, e spero che non lo facciano perché non vogliamo sprecare carburante su un B-2» ha aggiunto, riferendosi al bombardiere utilizzato nel precedente attacco.

Le reazioni nel Paese

La tv di Stato iraniana ha diffuso la notizia delle dimissioni di Farzin mentre commercianti e negozianti si radunavano in via Saadi, nel centro di Teheran, e nel quartiere Shush, vicino al principale Gran Bazar della capitale. I commercianti avevano avuto un ruolo cruciale nella Rivoluzione islamica del 1979 che rovesciò la monarchia. L'agenzia di stampa ufficiale Irna ha confermato le proteste e testimoni hanno riferito di manifestazioni simili in altre grandi città del Paese, tra cui Isfahan nell'Iran centrale, Shiraz nel sud e Mashhad nel nord-est. In alcune zone di Teheran, la polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.

Nel tentativo di placare le acque, il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian ha invitato il suo governo ad «ascoltare le legittime richieste dei manifestanti, dialogando con i loro rappresentanti, affinché il governo possa fare tutto il possibile per risolvere i problemi e agire responsabilmente» secondo quanto riporta l’agenzia di stampa locale Irna.(riproduzione riservata)