Investimenti, il mese di novembre non ha deluso quasi mai sui mercati. Sarà ancora così? Su cosa puntare oggi
Investimenti, il mese di novembre non ha deluso quasi mai sui mercati. Sarà ancora così? Su cosa puntare oggi
Dal 2009 in poi il penultimo mese dell’anno è stato l’unico in cui le azioni globali hanno chiuso sempre col segno più. Ma oggi il trend è a rischio: come muoversi secondo gli esperti

di di Marco Capponi 07/11/2025 20:00

Ftse Mib
42.917,67 6.55.40

-0,35%

Dax 30
23.569,96 23.50.47

-0,69%

Dow Jones
46.987,10 19.49.54

+0,16%

Nasdaq
23.004,54 23.50.47

-0,21%

Euro/Dollaro
1,1571 23.00.41

-0,07%

Spread
76,87 17.29.47

+1,02

Dalla grande crisi finanziaria a oggi c’è una statistica dei mercati azionari che si ripete puntuale ogni anno: novembre è l’unico dei 12 mesi ad aver chiuso sempre con una performance positiva. Anche in anni neri come il 2022, prendendo come riferimento i dati forniti da JustEtf su un Etf sull’indice Msci World delle azioni dei mercati sviluppati globali, novembre è stato uno dei quattro mesi terminati con il segno più.

Le possibili spiegazioni

Ovviamente, quando si parla di mercati desumere leggi costanti partendo da dati statistici è inutile e dannoso. Ma ci sono vari fattori per cui a novembre il feeling tra investitori e mercato è generalmente alto: vari studi accademici e di mercato hanno ad esempio rilevato una maggiore tendenza degli investitori individuali - specie negli Usa - a stare in casa per ragioni climatiche, oltre a una più spiccata propensione alle spese (per consumi e non) nel periodo che va dal Black Friday a Natale. E ancora, il punto più importante: in vista della chiusura dell’anno fiscale molti importanti fondi americani tendono a fare le grandi pulizie, togliendo dai portafogli titoli in perdita e aggiungendo quelli che stanno guadagnando. Per finire, «in questo periodo si iniziano a fare anche delle valutazioni sommarie sui risultati delle varie trimestrali, un buon periodo per valutare il buon andamento dei titoli», ricorda David Pascucci, analista di mercato del broker Xtb.

Una suggestione potente

D’altronde c’è un motivo per cui nel corso del tempo si sono diffuse celebri strategie di mercato come il «Sell in May and go away», che invita a vendere le proprie partecipazioni a maggio e rientrare sui mercati a novembre, in coincidenza con la data dell’antichissima corsa ippica britannica del St.Leger’s Day.

Recenti analisi di mercato hanno dimostrato che la strategia migliore sui mercati azionari è quella di comprare e tenere le proprie partecipazioni («Buy and Hold») a prescindere dalla stagionalità, ma al di là di tutto la suggestione del novembre mese perfetto rimane, ed è potente. Una recente simulazione condotta da Gabriel Debach, market analyst di eToro, ha mostrato come dal 1998 a oggi restare investiti nell’S&P 500 tra novembre e aprile abbia generato una performance complessiva (dividendi esclusi) del 338%, contro appena il 30% della strategia opposta, cioè restare sui mercati solo tra maggio e ottobre. Ma il più classico Buy and Hold è stato a sua volta il campione assoluto, segnando una performance di oltre il 450%.

Stress test in vista

Insomma, che i mercati a fine anno si siano mossi, nel recente passato, in territorio tendenzialmente positivo è un dato di fatto provato dai numeri. Al contempo però la tenuta dei vecchi proverbi, che di natura mal si conciliano con i mercati e gli investimenti, quest’anno potrebbe essere quanto mai compromessa. Dopo che l’ultima settimana di ottobre con le trimestrali delle big tech americane aveva dato l’impressione (salvo alcune eccezioni come Meta) che il mercato fosse più che soddisfatto dell’impatto degli investimenti in intelligenza artificiale sui bilanci, a inizio novembre la luna di miele ha iniziato a incrinarsi. A cominciare dai conti di Palantir: nonostante i fondamentali e guidance solidi, la società è crollata al Nasdaq (-12% in una settimana) trascinando con sé l’intero settore tecnologico. Il mercato è spaventato soprattutto dalla valutazione estrema della società di software e big data, che tratta a più di 200 volte gli utili attesi.

Ha destato anche una certa preoccupazione la notizia secondo cui il supergestore Michael Burry abbia aperto due posizioni ribassiste proprio su Palantir e sul colosso dei chip Nvidia, i cui conti trimestrali, altro evento da segnare in rosso sul calendario finanziario, sono attesi per il prossimo 19 novembre dopo la chiusura di Wall Street.

Un anno particolare

Numeri alla mano, il novembre del 2025 arriva in un contesto molto particolare, con valutazioni della borsa americana estreme (il Warren Buffett Indicator, rapporto tra capitalizzazione del mercato americano e pil Usa, segna una valore del 217%) e dopo tre anni di «rendimenti altissimi: dal 2023, ad esempio, il Nasdaq ha registrato una performance del 140%, l’S&P 500 dell’80%, il Dax di oltre il 70%» ricorda Pascucci, che poi sottolinea: «I pericoli sono parecchi, basti pensare al livello delle quotazioni delle large cap oppure alle incognite macroeconomiche, che nel lungo periodo risultano assolutamente determinanti nelle scelte di portafoglio».

In questo contesto, aggiunge l’analista, «la parola d’ordine dovrebbe essere prudenza. Un portafoglio già esposto in azionario da anni è difficile da appesantire ulteriormente in questo momento». Quanto alle tipologie d’investimento, per Pascucci le azioni solitamente preferibili in questa fase sono «i titoli quality, ossia quei titoli large cap affidabili che solitamente tendono a essere molto liquidi, per giunta ottimali per rendere il mercato molto attivo negli scambi».

Se si dà uno sguardo ai principali stili (e fattori) di investimento si nota come, negli ultimi due anni, a novembre ci sia stata una forte performance degli Etf focalizzati su strategie più aggressive come il momentum e le piccole capitalizzazioni (fattore size), e una leggera sottoperformance dello stile value. Ma attenzione: su un orizzonte di cinque anni il value si è rivelato finora la strategia vincente, anche rispetto agli indici generalisti, con un +111% di rendimento.

Cautela sulla tecnologia

Il giudizio degli esperti in questa fase è abbastanza chiaro: se da una parte lo stress test di novembre (e più in generale di fine anno) sarà un bel banco di prova per la tenuta del rally delle azioni, dall’altra abbandonare la nave delle borse potrebbe rivelarsi una scelta controproducente. A questo proposito Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments, mantiene oggi «una posizione di cauto sovrappeso sulle azioni, con preferenza per i settori ciclici, mentre la tecnologia americana passa da sovrappeso a neutrale».

Insomma, una maggiore cautela, con qualche correzione tattica. Come anche, per esempio, l’inizio di un «leggero sovrappeso delle azioni dell’Eurozona (indice Emu, ndr) rispetto all’S&P 500, dato che le revisioni negative degli utili sono già scontate», aggiunge il money manager. Tanto più che «il rendimento totale a 12 mesi dell’area euro è interessante, pari a circa il 6,5%». Un’altra posizione di sovrappeso, aggiunge, è quella sulla Svizzera, «sottovalutata e con un buon momentum degli utili». Morale della storia: se novembre si saprà confermare come il mese senza segni meno lo potrà stabilire solo il tempo, ma il vero stress test dei mercati, quest’anno, è proprio la fiducia stessa degli investitori. (riproduzione riservata)