L’inflazione nell’Eurozona è scesa a settembre all’1,8%, dal 2,2% di agosto, calando così sotto l’obiettivo Bce del 2% per la prima volta da giugno 2021. I mercati si attendono un taglio dei tassi dello 0,25% il 17 ottobre con una probabilità del 90%, salita in modo netto rispetto al 25% di alcuni giorni fa, anche a causa dei recenti segnali di frenata dell’economia e dell’apertura della presidente Bce Christine Lagarde alla riduzione dei tassi a ottobre. L’euro si è indebolito dello 0,5% sul dollaro (con cambio a 1,108) e i rendimenti dei titoli di Stato Ue a due anni sono calati di 5-6 punti base.
Le prospettive sull’inflazione
L’inflazione a settembre è stata inferiore alle previsioni di base della Bce che pure erano prudenti, come aveva indicato Lagarde il 12 settembre. La discesa nell’ultimo mese è legata soprattutto al calo dei prezzi dell’energia (-6%, dal -3% di agosto). Ma sono diminuiti anche l’inflazione core, cioè quella al netto di energia, cibo e tabacco (+2,7%, dal +2,6% di agosto), e il carovita nei servizi (+4%, dal +4,1% di agosto). I servizi restano la componente più persistente dell’inflazione, ma dovrebbe trattarsi di un ritardo fisiologico già osservato in passato.
L’inflazione complessiva dovrebbe risalire a fine anno a causa di effetti base legati ai prezzi dell’energia, per poi scendere di nuovo nel 2025. La Bce vede un ritorno duraturo dell’inflazione al 2% dalla seconda metà del 2025, ma gli analisti stimano una discesa più rapida. Per Capital Economics «sembra ora molto probabile che, dopo un temporaneo rimbalzo nei prossimi tre mesi, l’inflazione rimarrà al di sotto dell’obiettivo nel prossimo anno e sarà in media all’1,6% nel 2025».
L’apertura di Lagarde sul taglio a ottobre
Lagarde ha mandato un segnale su ottobre in audizione al Parlamento Ue: «Gli ultimi sviluppi rafforzano la fiducia che l’inflazione tornerà al target in modo tempestivo. Ne terremo conto nella prossima riunione di politica monetaria di ottobre».
Ieri il governatore finlandese Olli Rehn si è detto a favore di un taglio questo mese: «I recenti dati hanno confermato che l’inflazione sta rallentando. Questo significa che ci sono più motivi per abbassare i tassi a ottobre. Il recente indebolimento delle prospettive di crescita dell’Eurozona fa pendere la bilancia nella stessa direzione».
I rischi per la Bce
Il consiglio direttivo Bce sta così spostando l’attenzione sulla crescita, dopo l’analoga svolta da parte della Fed. Con una stretta eccessiva Francoforte rischia non solo di bloccare del tutto l’economia dell’Eurozona, già quasi ferma, ma anche di far scendere l’inflazione sotto l’obiettivo del 2%. Sono questi i pericoli principali secondo gli analisti. Anche i falchi negli ultimi giorni hanno modificato la comunicazione. Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo Bce, ha cambiato il linguaggio delle presentazioni pubbliche, mostrando una preoccupazione in aumento per la crescita, dopo aver evidenziato a lungo i rischi di rialzo dell’inflazione.
Gli analisti rivedono le attese
Fino a pochi giorni fa, quasi nessun economista si aspettava un taglio a ottobre. Adesso invece la maggioranza degli analisti (tra questi quelli di Goldman Sachs, Jp Morgan, Hsbc, Bank of America, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Nomura, Unicredit, Citi, Morgan Stanley e Barclays) prevede una riduzione dei tassi a ottobre.
Gli economisti, inoltre, hanno indicato un ritmo accelerato dei tagli, con manovre a ogni riunione e quindi non più ogni trimestre. Secondo le attese i tassi sui depositi, ora al 3,5%, potrebbero tornare attorno al 2% tra giugno e settembre. (riproduzione riservata)