Il risiko bancario premia gli azionisti. Ecco quanto hanno corso gli istituti in borsa nel 2025 e perché potrebbero salire ancora
Il risiko bancario premia gli azionisti. Ecco quanto hanno corso gli istituti in borsa nel 2025 e perché potrebbero salire ancora
Il 2025 incornicia un triennio d’oro per le banche italiane con azioni in forte rialzo grazie a operazioni di m&a, dividendi generosi e robusti risultati di bilancio

di di  Andrea Deugeni e Luca Gualtieri 26/12/2025 20:00

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Almeno finora il risiko bancario ha premiato gli azionisti. I titoli di tutti gli istituti coinvolti nel consolidamento hanno chiuso il 2025 con consistenti guadagni, sia i predatori sia le prede. Le offerte pubbliche che si sono sviluppate tra novembre 2024 e lo scorso settembre sono state il principale catalizzatore delle performance borsistiche. Ma non l’unico.

Con il 2025 si chiude un triennio d’oro per il credito. Gli istituti hanno ricominciato a generare ricavi, trainati soprattutto dalla dinamica positiva del margine di interesse e dalla tenuta degli attivi. Già nel 2022 le prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper) avevano registrato profitti aggregati per 12,76 miliardi, in aumento del 66% rispetto ai 7,68 miliardi del 2021. Nel 2024 l’asticella è salita a 21,2 miliardi, traguardo già superato nei primi nove mesi del 2025, quando l’ultima riga del conto economico dei top 5 ha raggiunto 21,6 miliardi.

La redditività ha rafforzato il capitale, creando cuscinetti robusti e consentendo politiche di remunerazione generose in termini di dividendi e buyback. In un anno le cinque banche maggiori hanno distribuito oltre 12 miliardi di cedole, a cui si sono aggiunti massicci piani di riacquisto azionario. Parte del carburante per la crescita dei titoli viene insomma da fattori interni agli istituti, mentre le manovre del risiko hanno completato il quadro.

Premi per gli azionisti nelle opa

Per finalizzare le operazioni i compratori hanno rivisto al rialzo le magre offerte iniziali mettendo in campo incentivi generosi. Nell’opa di Banco Bpm su Anima, per esempio, gli azionisti hanno ottenuto un premio finale del 22,5%, mentre nell’opas Bper-Popolare di Sondrio la percentuale è salita dal 6,6 al 17,8%. Meno generoso è stato Montepaschi, che ha comunque ritoccato la proposta iniziale per Mediobanca offrendo un incremento dell’11,4%. Anche il risiko quindi ha giocato a favore degli azionisti consentendo di arrotondare i già consistenti guadagni accumulati negli ultimi anni.

Le migliori performance di borsa

Il titolo cresciuto di più nel 2025 è stato quello di una banca acquisita, la Popolare di Sondrio, messa nel mirino da Bper lo scorso febbraio. In 12 mesi il titolo è salito del 97,95%, con un total return vicino al 110%. L’operazione ha completato il polo sviluppato negli ultimi anni attorno alla banca modenese, sotto la regia del primo socio Unipol, e composto dalle ex filiali Ubi e da Banca Carige, acquisita nel 2021. La strategia mira a diversificare i ricavi compensando la riduzione del margine di interesse con l’incremento delle commissioni derivanti da servizi di investimento, bancassurance e prodotti personalizzati. Una formula apprezzata dal mercato, come dimostra anche il rally di Bper, il cui titolo nel 2025 è cresciuto dell’84,08% con un total return del 101,08%, seconda migliore performance nel settore italiano.

Il terzo posto spetta a Unicredit, le cui azioni sono salite dell’81,96% con un total return del 96,93%. Il gruppo guidato da Andrea Orcel è stato al centro delle grandi manovre del risiko pur senza aver concluso acquisizioni finora. La campagna di m&a ha subito battute d’arresto per l’opposizione dei governi sia nel caso di Banco Bpm sia di Commerzbank, sebbene su quest’ultima Piazza Gae Aulenti sia ancora attiva. Orcel ha reagito aprendo nuovi fronti, dalla razionalizzazione delle fabbriche-prodotto agli accordi internazionali fino all’ingresso nelle Generali. Proprio nella partita triestina i banchieri d’affari ipotizzano due obiettivi possibili per Unicredit: Banca Generali - asset che il ceo del Leone, Philippe Donnet, non considera più strategico e ha messo sul mercato negli ultimi tre anni - oppure una partnership nell’asset management dopo il divorzio con Natixis.

Molto dipenderà dagli equilibri di governance che si disegneranno nei prossimi mesi e dai riflessi sul cda di Trieste, come conseguenza dell’opas di Mps su Mediobanca, primo azionista della compagnia col 13,2%. In alternativa Orcel potrebbe mettere nel mirino altri target italiani su cui si continua a speculare, da Banco Bpm a Bper fino persino al Montepaschi, dove pacchetti di azioni Delfin potrebbero finire presto sul mercato. Nel corso del 2025 ha guadagnato terreno anche l’ex preda di Unicredit, ossia Banco Bpm, le cui azioni sono cresciute del 63,27% con un total return dell’81,65%. Anche qui non si è chiusa alcuna operazione straordinaria ma restano aperte le due possibilità: un merger con il primo socio Crédit Agricole o con Mps.

Scalate e battaglie sui titoli

Meno brillanti, ma comunque positive, le performance di Mps e Mediobanca nel contesto della scalata più combattuta del 2025. A gennaio Siena ha lanciato un’ops da 13,3 miliardi, poi diventata nel corso dell’estate un’opas da circa 14 miliardi grazie a un’integrazione cash di 700 milioni. Il rilancio ha permesso al gruppo di Luigi Lovaglio (partecipato da Delfin e dal gruppo Caltagirone) di raggiungere l’86,3% di Piazzetta Cuccia, non ancora delistata. La battaglia ha avuto riflessi sui titoli: Mediobanca ha registrato un incremento del 22,19% con un total return del 34%, mentre Montepaschi è salito del 33%, che arriva al 49,36% considerando anche i dividendi distribuiti.

Intesa Sanpaolo e la strategia interna

Intesa Sanpaolo è rimasta finora fuori dal risiko, come sottolineato più volte dal consigliere delegato Carlo Messina. La strategia della banca di via Monte di Pietà resta focalizzata sulla crescita interna, con il baricentro sui ricavi commissionali. In questo contesto consulenza, wealth management e attività assicurativa costituiscono fonti stabili di ricavo, bilanciando la volatilità del margine di interesse. In questa direzione per gli analisti potrebbe avere senso un’operazione straordinaria, come un’alleanza con le Generali nell’asset management, soprattutto dopo l’interruzione dei negoziati tra il Leone e Natixis. La ratio industriale di un’operazione del genere sarebbe chiara: unire due grandi poli italiani del risparmio per creare un campione europeo in grado di competere con grandi player internazionali come BlackRock e Jp Morgan, consolidando asset complessivi gestiti potenzialmente nell’ordine di centinaia di miliardi di euro.(riproduzione riservata)