I fratelli Colaninno alle prese con il rallentamento di Piaggio & C
I fratelli Colaninno alle prese con il rallentamento di Piaggio & C
Piaggio, in un contesto di mercato molto difficile per l’automotive, ha chiuso il primo semestre 2025 con alti margini ma un fatturato consolidato di 852,5 milioni di euro, in diminuzione del 13,9% 

di Andrea Giacobino 01/08/2025 20:00

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Il titolo Piaggio, il gruppo motoristico che fa capo alla famiglia Colaninno, sta attraversando da tempo un delicato periodo in borsa. La crisi dell’automotive in generale e il problema dei dazi incidono sulla performance dell’azione, che quest’anno sta perdendo oltre il 9%.

Ma se il bilancio parte da un po’ più indietro, il quadro non cambia, anzi peggiora arrivando a una perdita del 17% nell’ultimo quinquennio. Paradossalmente fa meglio la controllante Immsi, il cui titolo da inizio del 2025 è piatto ma guadagna il 26% nell’ultimo quinquennio. Dall’inizio dell’anno Omniaholding, la cassaforte dei Colaninno a monte delle due quotate, ha rilevato 500 mila titoli proprio di Immsi in diverse operazioni di internal dealing, a un prezzo medio di 0,50 euro cadauna.

Peraltro Piaggio, in un contesto di mercato molto difficile per l’automotive, ha chiuso il primo semestre 2025 con alti margini ma un fatturato consolidato di 852,5 milioni di euro, in diminuzione del 13,9% rispetto ai 990,3 milioni registrati nello stesso periodo del 2024, e un con utile netto sceso del 42,2% a 30,1 milioni, tanto che l’acconto sul dividendo ordinario è stato solo di 4 centesimi di euro per azione contro gli 11,5 centesimi dell’anno scorso.

C’è da osservare che il 2024, come emerge dal bilancio di Omniaholding appena depositato, è stato un anno in cui i fratelli Matteo e Michele Colaninno che detengono ciascuno il 50% della cassaforte, hanno puntato molto sulle loro due aziende quotate. In particolare, hanno acquistato 450 mila azioni della Piaggio spendendo un milione e salendo così dallo 0,025% allo 0,12%, mentre più corposo è stato lo shopping su Immsi, costato 4,8 milioni per rilevare 10 milioni di titoli raggiungendo una percentuale di circa il 30% del capitale (quota che diventa di maggioranza assoluta se si tiene conto anche dei titoli detenuti da Omniainvest, controllata al 100%). Parallelamente Omniaholding ha deciso di azzerare la storica partecipazione in Unicredit, pari a 300 mila azioni che erano in carico a 7,9 milioni e che grazie al buon andamento borsistico del titolo della banca guidata da Andrea Orcel sono state vendute per 10,1 milioni.

Risultati e connessioni strategiche di Omniaholding

Omniaholding è attiva in tre business che impiegano complessivamente quasi 6 mila addetti: l'immobiliare con Is Molas, Ism Investimenti e Pietra Ligure, che costruiscono, comprano e vendono ville in Sardegna; l'industria con Piaggio; il navale con i cantieri di Intermarine, dai quali cui escono imbarcazioni destinate al settore della difesa e a quello dei fast ferries & yacht.

L’ultimo bilancio approvato evidenzia però nel consolidato alcuni indicatori in rallentamento rispetto al precedente esercizio, come il fatturato diminuito anno su anno da 2 a 1,74 miliardi (-13,1%) e l’utile quasi dimezzato da 52 milioni a 27 milioni e anche l’indebitamento finanziario netto, alito da 865,8 milioni a 973 milioni per via degli investimenti fatti da Piaggio.

La spinta dei 286 milioni di margine operativo lordo di Piaggio, in calo però dai 325 milioni dell’anno prima, non è stata sufficiente a contenere la frenata dell’ebitda del gruppo Omniaholding scivolato da 307 milioni a 270 milioni e questo perché i due altri settori (Intermarine e immobiliare) hanno registrato invece un ebitda negativo, rispettivamente per 7,4 milioni e 9 milioni, e in entrambi i casi in peggioramento sul 2022. Maluccio sono andati i numeri del bilancio ordinario di Omniaholding, chiuso con un utile calato a 1,9 milioni dai 3,2 milioni del 2022 e che i due Colaninno hanno mandato tutto a riserva facendo salire il patrimonio netto a 154 milioni.

E pochi giorni fa, dopo il contratto da oltre un miliardo siglato l’anno scorso con la Marina Militare Italiana per cacciamine di nuova generazione, Intermarine s’è aggiudicata il bando di gara emesso dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera del valore potenziale di 130 milioni per la costruzione di una classe di unità navali polivalenti d'altura e relativo supporto logistico. (riproduzione riservata)