Golden Card, non c’è solo quella che vuole Trump. Ecco le altre, compresa quella italiana
Golden Card, non c’è solo quella che vuole Trump. Ecco le altre, compresa quella italiana
L’Italia, come Svizzera, Uk, Malta, Spagna, Portogallo, Grecia e altri, offrono la possibilità di visti di soggiorno e tassazione forfetaria per facoltosi stranieri

di Friedrich Magnani   22/04/2025 19:58

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Da più settimane sui media di tutto il mondo si parla della Gold Card voluta da Donald Trump. La Gold Card è un documento di residenza permanente offerto dal Governo degli Usa a chiunque corrisponda allo stesso la cifra di 5 milioni di dollari. In sostanza: volete andare a vivere negli States? Pagate al loro governo 5 milioni e siete a posto.

Non si tratta di una novità: l’idea di offrire un visto rapido di ingresso e permanenza è già pratica diffusa in gran parte del mondo. In Inghilterra, per esempio, è stata introdotta nel 2008.

Lo fa anche la Svizzera ma, a differenza di quanto ora prospettato riguardo agli Stati Uniti, la nazione alpina non offre un permesso di residenza tramite pagamento diretto e segue un modello differente di attrazione di soggetti facoltosi.

Ritornando al Regno Unito, l’ UK Tier 1 Visa era un programma che permetteva di ottenere la residenza permanente nel Paese di Oltremanica nel termine di tre anni dal pagamento e la cittadinanza entro sei anni a fronte di un investimento di 5 milioni di sterline. Avvenne però che tra il 2008 e il 2020 oltre 2.500 cittadini di nazionalità russa beneficiarono di questo visto per investitori costringendo il Regno Unito, all'inizio della guerra in Ucraina, nel 2022, a fare marcia indietro ed a modificarne le condizioni.

Ora, secondo quanto riportato dal New York Times, una task force del neonato Dipartimento per l’efficienza governativa, il Doge guidato da Elon Musk, starebbe lavorando attorno ad un progetto ambizioso, ovvero lo sviluppo di un software, la cui realizzazione è prevista entro due settimane. Dietro il progetto ci sono gli ingegneri del Doge, quelli del Dipartimento di Stato e della Sicurezza Interna. L'obiettivo è creare un sistema che eluda la normale procedura di richiesta del visto e riduca drasticamente i tempi di ottenimento della Gold Card a sole due settimane dalla presentazione della domanda. Il sistema dovrebbe inoltre consentire di effettuare colloqui, indagini e verifiche tramite il casellario giudiziale dei potenziali beneficiari.

Le incognite

L'attuale Gold Card andrebbe a sostituire il visto per investitori, il vecchio EB-5, un visto che si otteneva in cambio di investimenti produttivi negli Usa, eliminando il requisito della creazione di posti di lavoro. Howard Lutnick, Segretario al Commercio, avrebbe dichiarato al podcast All-In il 24 marzo scorso che "Ci sono 37 milioni di persone al mondo in grado di acquistare la Carta e il Presidente pensa che potremmo venderne un milione. Solo oggi io ne ho vendute mille". L'obiettivo dichiarato dall’Amministrazione è ambizioso: raccogliere 5000 miliardi di dollari per ridurre il deficit statunitense.

Nonostante l'entusiasmo dei promotori rimane però l'incognita dell'approvazione da parte del Congresso. Un'ulteriore sfida è rappresentata dalle sanzioni imposte dall’Occidente al sistema di pagamenti e agli asset russi (la nazione guidata da Putin è esclusa dal sistema bancario Swift ed i beni dei suoi cittadini in Occidente sono congelati), il che di fatto finora impedirebbe agli oligarchi russi di acquistare i Golden Visa.

Tuttavia, gli Stati Uniti mantengono una forte attrattività per chi desidera ridurre il proprio carico fiscale: un incentivo non trascurabile per i “nuovi ricchi” residenti che potrebbero trasferire le proprie attività nel Paese. A poca distanza da Washington Dc, nello Stato del Delaware, infatti, ha la propria sede fiscale il 64% delle aziende comprese nella lista “Fortune 500”, dalle grandi hi-tech americane come Apple, Meta e Alphabet, a colossi come Walmart, Uber e Airbnb, fino a innumerevoli startup, società di gestione di fondi ed aziende fintech. Inoltre, a differenza della Svizzera, gli Stati Uniti non hanno sottoscritto il Common Reporting Standard dell’Ocse, non avendo quindi l'obbligo di comunicare a Paesi terzi i conti e le attività finanziarie detenute dai nuovi residenti.

I Paesi che offrono Golden Visa

Va ricordato che sono numerosi i Paesi che offrono Golden Visa in cambio di investimenti significativi: tra questi Spagna, Portogallo, Grecia ed Italia. Malta rappresenta un'eccezione offrendo la possibilità di ottenere direttamente la cittadinanza in un intervallo temporale dai 12 ai 36 mesi senza passare per la residenza a fronte di un investimento mobiliare ed immobiliare di 1,5 milioni di euro.

Anche l'Italia offre un Investor Visa della durata di due anni rinnovabile per ulteriori periodi triennali, per chi investe in una delle seguenti categorie: 250 mila euro in una startup innovativa italiana.; 500 mila euro in una società italiana esistente (S.p.A. o S.r.l.); 1 milione di euro come donazione filantropica a un progetto di interesse pubblico in Italia oppure 2 milioni di euro in titoli di Stato italiani.

Inoltre, sul modello svizzero, il Belpaese permette a chi non effettua l'investimento di ottenere comunque la residenza permanente tramite un'imposta forfettaria.

L'Italia ha adottato il regime forfettario ispirandosi alla Svizzera introducendo però un elemento di incertezza, a causa del recente aumento della Flat Tax che i ricchi che richiedono la residenza devono pagare, da 100mila a 200mila euro. Gli investitori italiani all'estero sono invece penalizzati fiscalmente dallo Stato italiano con un’imposta patrimoniale sugli immobili (Ivie) e sugli asset finanziari (Ivafe) posseduti oltreconfine.

A differenza di quella italiana, che ha un ammontare percentuale fisso, l’imposta forfettaria svizzera, chiamata “tassazione secondo il dispendio”, viene calcolata in base alle spese di sostentamento effettive annue, varia in base al tenore di vita del contribuente e viene inoltre negoziata a livello locale. La base imponibile, poi, si determina moltiplicando per sette l’ammontare del canone di locazione annuo o il valore locativo dell’abitazione di proprietà. Senza dimenticare che l’investitore non può esercitare attività lucrativa ma usufruire esclusivamente delle rendite mobiliari ed immobiliari di cui prima.

La Svizzera, quindi, non vende i propri passaporti e non consente, come prima accennato, ai ricchi contribuenti a forfait di svolgere attività lucrativa riservandosi il ruolo di destinazione per i grandi rentier che, per ottenere la cittadinanza, devono seguire la procedura ordinaria.

Un classico ed emblematico esempio è quello di Alain Delon, il noto attore francese scomparso l'anno scorso, la cui eredità è oggi stimata intorno ai duecento milioni di euro. L’artista, nel lontano passato, aveva vissuto dieci anni a forfait nel Cantone di Ginevra prima di chiedere nel 1999 il passaporto rossocrociato.