Il prossimo 24 aprile il ceo Philippe Donnet si presenterà all’assemblea per il rinnovo del board Generali con un bilancio da record. Il risultato operativo 2024 del gruppo assicurativo, comunicato ieri al mercato, è stato di 7,3 miliardi (+8,2%), il più alto della storia di Trieste, così come l’utile netto normalizzato che è arrivato a 3,8 miliardi (+5,4%).
Anche i premi lordi sono cresciuti a 95,2 miliardi (+14,9%): nel Vita (61,4 miliardi) la raccolta netta è tornata positiva a 9,7 miliardi dopo i deflussi 2023 di oltre un miliardo, con un risultato operativo in crescita a 3.982 milioni (+6,6%). Mentre nel Danni i premi sono stati di 33,8 miliardi (+7,7%) con un combined ratio al 94% e un risultato operativo del segmento di 3.052 milioni (+5,1%).
Numeri superiori alle attese degli analisti che hanno consentito di accrescere il dividendo fino a 1,43 euro per azioni (+11,7%) e di superare i target del piano strategico triennale 2022-2024, con un solvency II del 210% (rispetto al 220% di fine 2023), salito a marzo scorso al 214%. In 3 anni sono stati pagati complessivamente 5,5 miliardi ed è stato il terzo piano chiuso con successo dalla compagnia, ha sottolineato Donnet. Ora c’è da mettere a terra quello nuovo (dal nome Lifetime Partner 27: Driving Excellence), presentato lo scorso 30 gennaio a Venezia, che punta a spingere ancora sulla remunerazione agli azionisti con dividendi cumulati di oltre 7 miliardi, l’impegno al riacquisto di azioni proprie per almeno 1,5 miliardi e un buyback da 500 milioni.
Prima però, l’assemblea del 24 aprile, dovrà rinnovare gli organi con Generali al centro della contesa che coinvolge anche il sistema bancario. Donnet ieri non ha commentato la sua eventuale presenza in un'ipotetica lista di Mediobanca e neppure le eventuali mosse di Unicredit che detiene il 5,2% di Generali (che sarebbe addirittura proiettata al 10%), ma ha ribadito il suo interesse a guidare ancora la compagnia. A presentare una lista di 13 candidati per l’intero consiglio dovrebbe essere solo Piazzetta Cuccia, mentre Francesco Gaetano Caltagirone (accreditato per una quota di almeno il 7%) dovrebbe presentarne una di sei candidati, quindi senza un ceo sfidante, con il sostegno di Delfin (9,8%). Resta poi l’incognita di una lista Assogestioni che potrebbe rappresentare l’ago della bilancia. La riunione dei gestori per decide se presentare o meno una propria lista sarebbe slittata ad oggi (si veda altro articolo in pagina) con il quadro che appare ancora da definire.
Intanto, ha fatto sapere ieri Donnet, proseguono i lavori per l’operazione con Natixis dopo che, il 21 gennaio scorso, Generali e la francese Bpce hanno annunciato di aver firmato un memorandum of understanding non vincolante per la creazione di una joint venture tra le rispettive società di asset management, Generali Investments Holding e Natixis Investment Managers, che diventerà il primo gestore in Europa per ricavi. Le consultazioni con i sindacati (in Francia previste obbligatoriamente dalla legge) sono partite e dureranno un paio di mesi. A fine maggio, se tutto procederà come previsto, potrà quindi essere firmato l’accordo definito e avviata la notifica dell’operazione ai fini del golden power con il governo che dovrà dire la sua. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, aveva espresso timori sull’operazione e ieri Donnet ha indirettamente risposto alle critiche. «Ritengo che la procedura di golden power rappresenti una opportunità di fare chiarezza per rispondere a tutte le perplessità e le domande che ci sono in giro», ha detto Donnet annunciando al contempo che la compagnia potrebbe tornare ad aumentare la sua quota di Btp, dopo che dai 38,5 miliardi del 2023 era passata ai 35,5 miliardi del 2024: «Stiamo valutando di aumentare i nostri acquisti dei Btp ovviamente in linea con la nostra politica di investimento e della nostra tolleranza al rischio». (riproduzione riservata)