Unicredit muove ancora su Assicurazioni Generali. Dopo aver costruito un pacchetto del 4,7%, l’amministratore delegato Andrea Orcel rivela di aver incrementato la quota sopra il 5%. «Per trasparenza stiamo per annunciare che la nostra partecipazione in Generali, comprese le posizioni che deteniamo per conto dei nostri clienti, ha superato la soglia del 5%», spiega in call con gli analisti il banchiere romano, specificando che, in ogni caso, «questo non modifica la nostra posizione sulla partecipazione, che rimane finanziaria e non implica alcun interesse ad acquisire la compagnia».
Domenica 2 febbraio Unicredit ha confermato di possedere una quota in azioni pari a circa il 4,1% nel capitale Leone, frutto di acquisiti sul mercato avvenuti nel tempo che secondo alcuni rumors risalgono addirittura prima del lancio dell’offerta pubblica di acquisto su Banco Bpm, annunciata a novembre.
Orcel poi aveva anche aggiunto che la banca aveva «un ulteriore 0,6% circa come sottostante dell’ordinaria attività per i clienti e della relativa copertura», ovvero prodotti di investimento per risparmiatori e derivati per i grandi clienti. Dunque la quota ora sale sopra il 5%, pacchetto sostanzioso da far pesare nel risiko bancario in corso e soprattutto nell’assemblea sul rinnovo del cda a Trieste.
La quota potrebbe essere messa a disposizione di uno dei due contendenti in campo per il controllo del nuovo board: da un lato Mediobanca (al 13,1% del Leone) e dall’altro l’asse Caltagirone-Delfin (complessivamente al 16,9%). In cambio il banchiere romano potrebbe incassare diverse contropartite: finanziarie, grazie alla plusvalenza sulla vendita del pacchetto e, più verosimilmente, politiche nel caso di un appoggio alla cordata Caltagirone-Delfin, la stessa compagine che sta sostenendo il disegno del Mef di creare il terzo polo bancario attraverso l’integrazione fra Mps e Mediobanca.
L’alleanza tattica con questa formazione consentirebbe a Orcel di incassare l’autorizzazione golden power. A concederlo deve essere il governo, presso cui le mosse del banchiere – a cominciare dall’ops lanciata a sorpresa su Banco Bpm – hanno registrato freddezza, se non aperta ostilità da parte di vari esponenti della maggioranza. Così non è rimasta inosservata l’assenza di commenti da parte di esponenti governativi sull’ingresso di Unicredit in Generali. Il golden power potrebbe essere deciso prima dell’assemblea di Generali. Per questo molti hanno letto la mossa di Orcel come un modo per mettere pressione su Palazzo Chigi.
C’è infine chi si spinge a dire che nel caso in cui Philippe Donnet venisse riconfermato in Generali, il Leone potrebbe vestire i panni del cavaliere bianco di Mediobanca per rispondere con una contro-offerta a quella di Mps. Il ruolo di Orcel, in un modo o nell’altro, condizionerebbe la partita.
«Molte volte si cercano interpretazioni dove ce ne sono di più semplici», taglia corto infine Orcel sulle speculazioni. «Generali, è una grande società italiana, come noi paneuropea che va oltre i confini del Paese. Siamo loro partner in vari Paesi perchè distribuiamo i loro prodotti» mentre la posizione è stata costruita «nel corso di vari mesi in un'ottica veramente finanziaria, arrivando alla partecipazione che abbiamo in questo momento».
Gli obiettivi di Unicredit, aggiunge, «sono il piano e su come riusciremo a sorprendere il mercato in ognuno dei prossimi tre anni», oltre alle operazioni con Commerzbank e «l'offerta per Bpm: quelle sono le operazioni industriali che vogliamo fare e su cui ci focalizziamo. Sulla compagnia triestina - conclude - non abbiamo ambizioni di comprarla o altro, noi facciamo operazioni industriali e ci muoviamo solo se ha un interesse diretto per i nostri azionisti». (riproduzione riservata)