Fincantieri regina a Piazza Affari. Parla l’ad Pierroberto Folgiero
Fincantieri regina a Piazza Affari. Parla l’ad Pierroberto Folgiero
Grande opportunità dal Rinascimento navale in atto negli Usa. Adesso l’Ue deve fare sistema: serve una corvetta europea

di di Janina Landau (Class Cnbc) 23/12/2025 20:30

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Fincantieri chiude il 2025 con numeri record a cominciare dal titolo che ha registrato un incremento di circa il 160% da inizio anno, con una capitalizzazione triplicata rispetto al 2024 e un portafoglio ordini di circa 61 miliardi.

Solidità e crescita registrate in tutti i principali business del gruppo: nel settore Cruise spicca il maxi accordo da circa 9 miliardi con Norwegian Cruise Line Holdings per la costruzione di quattro navi da crociera. Nel comparto Difesa un accordo in Indonesia per la fornitura di due unità combattenti multi-missione per 1,8 miliardi oltre al recente accordo Italia-Grecia per la cessione di due unità agli ellenici che apre nuove prospettive di ordini dalla Marina italiana.

Domanda. Il titolo ha fatto +160% da inizio anno. Quali le motivazioni?

Risposta. È il frutto di un buon mix. Da un lato una chiara strategia interne combinata con una serie di fattori esterni che hanno dato abbrivio e che hanno portato vento alle nostre vele, come il macro trend nella difesa che ci ha spinto a investire sulla subacquea o sull’export.

D. Per quanto riguarda il 2026, a cosa puntate?

R. Sarà il primo anno del nuovo piano industriale, che prevede un fatturato di 12,5 miliardi e che illustreremo a metà febbraio a Milano nel corso di un capital market day. Questo vento in poppa che descrivevo prima ci sta portando ad aumentare la capacità produttività che l’infrastruttura produttiva in senso stretto. Questo ci consentirà di aumentare sia in quantità sia in qualità i ricavi, i rendimenti e quindi auspicabilmente anche altra creazione di valore per i nostri interlocutori.

D. Il 16 dicembre ha illustrato le nuove linee guida del piano ma il titolo ha sofferto. Cosa non ha compreso il mercato?

R. Per prima cosa bisogna analizzare alcuni fenomeni tecnici sul titolo. Quel giorno a soffrire sono stati tutti i titoli legati alla difesa. In più abbiamo anche annunciato il rischedulamento di un credito finanziario verso un armatore. Più in generale nell’ultimo periodo dell’anno chi ha seguito e partecipato così tanto alla corsa del titolo tende a prendere beneficio e tende a prendere profitto. Questo, secondo me, è stato un insieme di valutazioni tecniche. I grandi focus del 2026 sono l’esecuzione impeccabile del backlog e l’evoluzione dei prodotti in un sistema nave che ha sempre più tecnologia a bordo. Ma anche underwear e droni saranno fondamentali.

D. A proposito di navi il Presidente Donald Trump ha appena annunciato nuovi investimenti nella difesa a cominciare dalle navi militari. Per voi è un rischio o un’opportunità?

R. È assolutamente un’opportunità. Noi dall’arrivo della nuova amministrazione stiamo parlando e ragionando su quale può essere il contributo di un cantiere come il nostro che ha 18 anni di storia negli Usa, con 800 milioni investiti e 3.500 americani al lavoro. Fin dall’inizio l’amministrazione ha fatto una serie di provvedimenti che più in generale fanno parte di una forma di rinascimento dello shipbuilding in America, sia civile sia militare.

D. Anche su questo sarete coinvolti?

R. Sì, siamo parte attiva del sistema navale militare degli Stati Uniti. Siamo stati coinvolti sui principali programmi idonei ai nostri tre cantieri nella regione dei grandi laghi, che sono cantieri di costruzione. Abbiamo un quarto cantiere in Florida che si occupa invece di riparazione e manutenzione.

D. Ha dichiarato che in Ue serve una leadership che abbia una visione diversa sul sistema della difesa. Cosa intende?

R. Ritengo che il Safe sia una grande opportunità. Questa progetto, che vale 150 miliardi, già messo a disposizione delle nazioni che hanno già prenotato la loro quota parte di questi miliardi, va nella direzione di perseguire la deframmentazione. L’Europa ha una frazione del budget militare degli Usa, ma ha un multiplo delle piattaforme. Spendere di più significa anche spendere meglio, e spendere meglio significa mettere in comune i requisiti, allinearli e fare in modo che una piattaforma sia interoperabile e addirittura intercambiabile tra più marine dello stesso blocco. Non ha senso fare la corvetta italiana, la corvetta francese, spagnola, svedese: bisogna fare una corvetta europea.

D. I titoli legati alla difesa sono un’eccellenza tecnologica italiana e spingono l’economia. Eppure. a volte, suscitano freddezza se non esplicita ostilità. Che idea ha a riguardo?

R. La nostra visione è che siamo davanti a un ciclo industriale lungo più del previsto e che inevitabilmente porterà a un aumento della spesa della difesa. Sta all’industria e alle istituzioni fare in modo che questo sforzo nella direzione della difesa e della sicurezza sia accompagnato da avanzamento tecnologico, utilizzi duali, creazione di occupazione e investimenti. La domanda non è se succederà, ma come fare in modo che questo sforzo finanziario si trasformi in avanzamento tecnologico.

C’è una scuola di pensiero che ritiene che nel prossimo secolo il 40% del cibo verrà dal fondo del mare. Nel rispetto dell’ambiente, la subacquea è un esempio di spesa militare che valida nuove soluzioni, come le tlc subacquee, per poi estenderle al mondo civile. Questo è, secondo me, il modo corretto di interpretare il ciclo industriale che abbiamo davanti. (riproduzione riservata)