Non è più una provocazione confrontare Ferrari con Hermès e chiedersi cosa faccia funzionare il super-lusso. Ultimamente, la Rossa (capitalizzazione di mercato di 61 miliardi di euro) ha perso smalto (-14% nell’ultimo mese), mentre il colosso francese del lusso (capitalizzazione di mercato di 221 miliardi di euro) è rimasto stabile.
Ferrari, notano gli analisti di AlphaValue, è ora relativamente più economica: scambia, infatti, a 34,1 volte il multiplo prezzo/utile 2025 e a 31,9 volte il p/e 2026 contro le 51,1 e le 45,1 del gruppo francese, «ma non siamo sicuri che i multipli siano ciò su cui gli investitori stiano realmente concentrando la loro attenzione», precisano gli esperti.
Le metriche di valutazione convenzionali vedono anche un ebit margin del 29,7% e del 29,8% per la Rossa nel 2026 e nel 2025, rispettivamente, contro il 39,5% e il 40,3% di Hermès. Quanto alla remunerazione degli azionisti, il rendimento del dividendo è pari all’1,06% e all’1,26% per la prima e allo 0,74% e allo 0,84% per la seconda.
Sulla carta, quindi, il caso è chiaro: bisognerebbe puntare su Ferrari. Tuttavia, Tuttavia, dal punto di vista finanziario, rappresenta un’opportunità meno straordinaria rispetto ad Hermès, precisano gli analisti di AlphaValue. Ferrari condivide con Hermès la capacità di rendere i suoi prodotti rari grazie al talento. Essere rifiutati da un prodotto superlativo e dover fare la fila è probabilmente la definizione corretta di super-lusso.
Il problema per il super-lusso è come gestire un brand: svilupparlo in termini reputazionali senza forzarlo è ciò che definisce una gestione competente del marchio in questo campo così ristretto. Ferrari sfrutta la Formula 1 come un formidabile e sempre più influente promotore del marchio.
Hermès non gode di un megafono equivalente, ma può contare su eventi di alto livello come il Galop Hermès. Certo, gli eventi equestri definiscono il marchio, anche se non sono cavalli in corsa come quelli di Ferrari.
La gestione del marchio Hermès è straordinaria se misurata in termini di Roce (il Return on capital employed misura l'efficienza con cui un'azienda utilizza il capitale investito): investire nel brand non immobilizza molto capitale. Il numero magico da ricordare è il 60,1% di Roce.
Al contrario, Ferrari si ferma al 32,8%, facilmente spiegabile dal fatto che i giocattoli su quattro ruote richiedono una colossale Ricerca&Sviluppo (pressione sugli opex) e impianti. Detto questo, entrambi sono dati impressionanti, secondo gli analisti di AplhaValue.
Per la cronaca, il Roce medio dei titoli coperti dagli analisti di AlphaValue (escluse ovviamente i finanziari) è un modesto 9,7% (il Wacc, ovvero il costo medio ponderato del capitale, è all’8,5% per un beta pari a 1). Gli esperti sono consapevoli di questa singolarità di Hermès. I suoi Roce sono eccellenti perché riflettono crescita interna, supportata da continui opex a difesa del marchio. Questo sarebbe difficile da replicare per chiunque.
Gli appassionati di Roce potrebbero voler scoprire cosa c’è «sotto il cofano» del capitale impiegato. Ebbene, concludono gli analisti di AlphaValue, nessuna delle due società è particolarmente interessata alle acquisizioni (nessun goodwill degno di nota: 228 milioni per Hermès e 785 milioni per Ferrari) e operano con impianti piuttosto snelli (in «altri beni fissi»: 3.322 milioni Hermès e 1884 milioni Ferrari). Gli analisti di AlphaValue hanno, quindi, confermato il rating buy sul titolo della Casa di maranello con un prezzo obiettivo a 427 euro e add sul colosso del lusso francese con un target price a 2.436 euro. (riproduzione riservata)