Hsbc vede l’utile di Ferrari crescere a doppia cifra fino al 2030 e promuove l’azione da hold a buy, oltre ad alzare il target price. «Ci aspettiamo che il nuovo piano industriale (al Capital Markets Day del 9 ottobre) fornisca un quadro favorevole a una crescita a doppia cifra degli utili fino al 2030», prevede Michael Tyndall, analista senior di Hsbc.
In particolare, difficilmente l’outlook sui volumi sarà aggressivo, mentre mix e personalizzazione dovrebbero essere i pilastri della crescita futura della Rossa. Dopo un incremento delle stime di utile per azione 2026-2027 (da 10,48 a 10,99 e da 11,52 a 13,33 euro per azione), il target price sul titolo è stato alzato da 413 a 470 euro e l’azione a Piazza Affari ha spuntato in chiusura il 2 ottobre un +2,73% a 425,30 euro dopo aver rivisto nell’intraday i massimi dal 31 luglio a quota 428,90 euro.
«Ci sono margini per una crescita ulteriore dei volumi, anche se il management potrebbe non dichiararlo esplicitamente, per un aumento della personalizzazione e, almeno nei prossimi due anni, per un contributo significativo al mix da parte della F80 e della 296 Speciale», sottolinea Tyndall.
Oltre a una crescita dei ricavi mid-single-digit a 10,856 miliardi al 2030 (6,677 miliardi nel 2024), «riteniamo che i recenti sforzi in tema di digitalizzazione e il ramp-up produttivo della e-Factory possano migliorare l’efficienza della casa di Maranello, spingendo così il margine ebit fino al 32% nel 2027. Nel complesso, prevediamo un tasso medio annuo composto di crescita degli utili dell’11% fino al 2030», precisa l’analista di Hsbc.
Un occhio anche alle Ferrari ibride sotto pressione soprattutto negli Stati Uniti. Parte di questo trend dipende dal fatto che i prezzi durante la pandemia erano particolarmente gonfiati. «Rileviamo, comunque, una criticità legata ai costi delle ibride che Ferrari potrebbe affrontare, ad esempio puntando sulla rigenerazione delle batterie, invece che sulla loro sostituzione», suggerisce Tyndall. «È importante altresì sottolineare che nuovi modelli come la 849 Testarossa dovrebbero sostenere il ritmo degli ordini, contribuendo così ad attenuare la pressione».
La crescita attesa dovrebbe supportare la valutazione di Ferrari che rappresenta una proposta automobilistica in qualche modo unica: la domanda supera l’offerta, il che garantisce sia visibilità sia stabilità nella progressione degli utili rettificati, attesi a 1,596 miliardi nel 2025 (dagli 1,154 del 2024), a 1,946 miliardi nel 2026 e a 2,338 miliardi nel 2027, dopo ricavi per 7,071 miliardi (11,8 miliardi nel 2024), 8,168 miliardi e 9,411 miliardi, rispettivamente.
Di pari passo i dividendi stimati da Hsbc a 3,13 euro per azione (2,96 euro nel 2024), a 3,85 euro per azione e a 4,67 euro per azione (yield dell’1,1%). Attualmente il consenso si aspetta al 2030 ricavi netti a 10,28 miliardi (7,095 miliardi la stima per il 2025) con un cagr del 7,7%, un ebitda adjusted a 4,208 miliardi (2,737 miliardi nel 2025) con un ebitda margin al 41%, un ebit adjusted a 3,283 miliardi (2,075 miliardi nel 2025) con un margine al 32%, un eps di 14,8 euro per azione (8,9 euro per azione), un free cash flow industriale cumulato (2026-2030) di 9,28 miliardi e un buyback di 1,92 miliardi.
Rispetto ad altre società del lusso, Ferrari ha il vantaggio di una scala ridotta, che le permette di essere altamente selettiva in termini di esposizioni: «La sua esposizione modesta alla Cina ne è un esempio. Stabilità, margini solidi, e in miglioramento, e un grado di unicità rispetto ai competitor sia nel settore auto sia nel lusso», conclude Tyndall, «sono tutti elementi a sostegno della nostra visione positiva sul titolo». (riproduzione riservata)