Fed, il 2% non è intoccabile: Bessent apre a un nuovo target sull’inflazione
Fed, il 2% non è intoccabile: Bessent apre a un nuovo target sull’inflazione
Il Segretario al Tesoro Usa, che sta selezionando il successore di Powell alla Fed, apre ad un obiettivo più flessibile. Sullo sfondo deficit, tassi e il futuro della politica monetaria. E il modello Bundesbank

di Elena Dal Maso 24/12/2025 09:20

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Il Segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, vuole rivedere l’obiettivo di inflazione del 2% della Federal Reserve una volta che gli Stati Uniti saranno riusciti a riportare in maniera duratura l’aumento dei prezzi su quel livello. 

Meglio un intervallo

«Una volta tornati al 2% — fatto che credo sarà presto a portata di mano — potremo aprire una discussione: non sarebbe più sensato avere un intervallo?», si chiede Bessent in un’intervista all’All-In Podcast. Si tratta di uno dei podcast economico-finanziari e tech più seguiti negli Stati Uniti, molto influente soprattutto tra investitori, imprenditori e mondo politico. «Quando l’obiettivo sarà di nuovo ben ancorato, allora potremo parlare di un range». Secondo Bessent, il dibattito potrebbe essere inquadrato attorno a un possibile passaggio a una forchetta 1,5%-2,5% oppure 1%-3%. «C’è una discussione importante da fare», ha aggiunto.

Nel 2012, la Fed ha adottato l’attuale obiettivo del 2%, condiviso da molte banche centrali nel mondo. Bessent ha definito l’idea di avere una «certezza al decimale» come «semplicemente assurda». Tuttavia, ha avvertito che modificare il target in una fase in cui l’inflazione è ancora superiore rischierebbe di dare l’impressione che «quando si supera una soglia, la si sposti sempre verso l’alto».

L’intervista è stata registrata dopo la pubblicazione, il 18 dicembre, dell’indice dei prezzi al consumo di novembre che ha mostrato un aumento del 2,7% su base annua. La Fed utilizza però un indicatore diverso, il Pce price index: secondo l’ultima rilevazione disponibile, a settembre il Pce è salito del 2,8% a 12 mesi.

Scendono i consensi dei Repubblicani

«È molto difficile riancorare le aspettative finché non si raggiunge l’obiettivo e non si mantiene la credibilità», nota Bessent. Che riconosce le preoccupazioni legate al costo della vita delle famiglie emerse anche nelle elezioni di novembre che hanno visto perdite di consenso per i Repubblicani.

Il segretario al Tesoro aggiunge poi: «siamo consapevoli che gli americani stanno soffrendo». Il livello dei prezzi «è diventato molto alto» e attribuisce l’aumento all’amministrazione Biden. L’inflazione, secondo Bessent, «sta ora iniziando a rallentare», anche grazie al calo degli affitti che —  sostiene — erano stati spinti al rialzo dall’aumento dell’immigrazione irregolare.

Alcuni economisti, a dire il vero, osservano che l’ultimo dato Cpi potrebbe avere problemi di misurazione dovuti ai congedi forzati dei dipendenti federali durante lo shutdown di ottobre e inizio novembre. Bessent, però, ritiene che «si tratti di un numero piuttosto accurato». E aggiunge che, sebbene alcune componenti, come l’energia, abbiano registrato aumenti, i dati osservabili in tempo reale mostrano un trend in discesa.

Il modello tedesco

Bessent sottolinea poi che la stabilizzazione del deficit di bilancio potrebbe costituire un argomento a favore di tassi di interesse più bassi. E cita l’esempio della Germania prima dell’introduzione dell’euro, quando la Bundesbank accettò di «preparare la strada» riducendo i tassi in cambio dell’impegno del governo a mantenere una politica fiscale prudente.

«È qualcosa che potremmo fare anche noi», riprende Bessent. In Germania, la banca centrale e il governo «lavoravano fianco a fianco». E ricorda che, prima della Seconda guerra mondiale, il Dipartimento del Tesoro «aveva un posto al tavolo» della Federal Reserve. E quindi, «se riusciamo a stabilizzare il deficit di bilancio, o addirittura a ridurlo, questo contribuirà alla disinflazione».

QE eccessivo, dove ha sbagliato la Fed

Bessent sta controllando il procedimento con cui il presidente Donald Trump sceglierà il candidato per succedere a Jerome Powell alla guida della Fed. Durante l’intervista ribadisce le critiche alla banca centrale per aver ampliato il bilancio troppo e per troppo tempo dopo lo scoppio della pandemia.

«Gli acquisti di asset su larga scala devono certamente far parte della cosiddetta cassetta degli attrezzi delle banche centrali», ammette. E difende i poteri di emergenza della Fed per sostenere settori strategici in caso di necessità, affermando che «non sarebbe stato nell’interesse di nessuno» lasciare collassare l’industria aerea durante il Covid. Quanto al più ampio programma di quantitative easing, Bessent conclude con: «ritengo che la durata sia stata decisamente eccessiva». (riproduzione riservata)