Ecco perché conviene investire ancora nel mercato azionario
Ecco perché conviene investire ancora nel mercato azionario
Le borse globali hanno registrato un aumento del 17% dall'inizio dell'anno, ma le valutazioni elevate sollevano interrogativi sul futuro. Un'analisi dei flussi di capitale e delle politiche monetarie offre spunti interessanti per gli investitori

di Matteo Ramenghi* 22/10/2024 21:20

Ftse Mib
34.733,52 0.20.17

-0,64%

Dax 30
19.421,91 23.50.13

-0,20%

Dow Jones
42.924,89 1.28.53

-0,02%

Nasdaq
18.573,13 23.50.13

+0,18%

Euro/Dollaro
1,0797 1.54.44

-0,06%

Spread
124,02 17.29.39

+0,69

Le borse globali sono salite di oltre il 17% da inizio anno e le valutazioni di alcuni titoli possono sembrare impegnative. Concentrandoci sui multipli degli utili, che hanno raggiunto circa 19x per l’azionario globale e 22x per quello statunitense, si potrebbe concludere che il mercato stia esaurendo il suo potenziale e possa raggiungere un plateau. Tuttavia i mercati possono essere influenzati da fattori non legati solo ai fondamentali.

Flussi di capitale e liquidità

In particolare, i flussi di capitali tra le diverse asset class possono modificare domanda e offerta, specialmente quando cambiano le condizioni di fondo, come i tassi d’interesse. Quando avvengono questi spostamenti, le valutazioni di un’asset class possono esserne influenzate, beneficiando degli acquisti guidati dai nuovi capitali in ingresso. Secondo una recente ricerca di Barclays, famiglie e aziende statunitensi hanno accumulato livelli di liquidità che non si vedevano da 34 anni, a causa dei risparmi accantonati durante la pandemia e degli elevati tassi d’interesse.

Il volume dei fondi monetari statunitensi è raddoppiato dal 2021, superando i 6 mila miliardi di dollari, e sui depositi a termine c’è stata una forte competizione tra le banche. In Europa è avvenuto qualcosa di simile. Dopo anni di bassi rendimenti, dal 2022 gli investimenti a breve termine sono tornati attuali, ma i rendimenti si ridurranno man mano che i tassi d’interesse scenderanno e i capitali cercheranno impieghi più remunerativi.

Rischi e volatilità nei mercati

Questo trend è ancor più evidente dopo il terzo taglio dei tassi d’interesse operato dalla Bce la scorsa settimana. Si potrebbe obiettare che la nostra banca centrale continuerà a ridurre il proprio bilancio e, conseguentemente, la liquidità in circolazione. Ma la Bce ha già ridimensionato il proprio attivo di ben 2.400 miliardi e le prossime riduzioni saranno più graduali.

Questa migrazione di liquidità potrebbe riversarsi su diverse asset class, come obbligazioni, immobiliare e azioni. Il quadro economico è di supporto: l’economia statunitense non rallenta e potrebbe essere sostenuta ulteriormente da una politica monetaria più espansiva da parte della Fed; la Cina ha varato stimoli monetari e fiscali che potrebbero avere ripercussioni globali; mentre l’Eurozona - nonostante sia in stagnazione da due anni - potrebbe beneficiare della discesa dei tassi.

Ci sono sicuramente molti fattori di rischio e la volatilità potrebbe aumentare a causa delle incertezze politiche ed economiche. Un esempio è la correzione registrata dalla tecnologia la scorsa settimana, a causa della riduzione degli ordini di Asml che ha trascinato al ribasso il comparto dei semiconduttori.

Le elezioni presidenziali Usa sono estremamente incerte ed esiste la possibilità che il risultato non sia noto per settimane dopo il 5 novembre. Possibili riconteggi e contestazioni legali potrebbero ritardare l’annuncio del vincitore fino a metà dicembre. Anche l’economia cinese presenta importanti incognite.

Settori da monitorare

In questa fase, la Cina ricorda il Giappone degli anni ’90, quando a un periodo di crescita rapida seguì una lunga stagnazione. I leader cinesi, consapevoli del rischio, hanno messo in campo corposi stimoli monetari e promesso un’ampia manovra fiscale, ma non è certo che queste misure siano sufficienti. Le tensioni in Medio Oriente difficilmente si attenueranno a breve, anche se Israele probabilmente non colpirà strutture petrolifere o nucleari in Iran. Il nostro scenario base è che una guerra aperta possa essere evitata, ma i rischi sono elevati.

Sulla base di politiche monetarie più espansive e di un contesto economico tutto sommato positivo, credo che si possa rimanere costruttivi sul mercato azionario. A livello settoriale, tecnologia, utilities, finanziari americani, small cap europee e titoli difensivi con buoni dividendi sembrano particolarmente interessanti. Normalmente i mercati emergenti sono avvantaggiati nei periodi nei quali la Fed taglia i tassi d’interesse. L’Asia, escludendo il Giappone, presenta un’opportunità; in particolare l’India, che da inizio anno ha sottoperformato le borse globali di circa il 5% nonostante la forte crescita economica. (riproduzione riservata)

*chief investment officer di Ubs Wm Italy