Qualcuno ha fatto i conti, scoprendo che il margine di chi compra l’elettricità alla borsa elettrica e poi la rivende agli utenti può arrivare anche al 50 per cento. E succede da un sacco di tempo.
Da quando è entrata a regime la liberalizzazione dell’energia elettrica, l’unica liberalizzazione che anziché far diminuire i prezzi, li ha spediti in orbita. Per tutti, anche per gli utenti cosiddetti vulnerabili. Ai quali, per il prossimo trimestre, è stata preparata la sorpresina di un aumento medio a dir poco allucinante delle bollette elettriche: 18 per cento e oltre. Alla faccia di tutte le chiacchiere sulla difesa delle categorie più fragili che sentiamo regolarmente.
Il ruolo dell’Acquirente Unico
La ragione? L’ex ministro del centrosinistra Pier Luigi Bersani durante la trasmissione Dimartedì su La7 ha puntato il dito sul ruolo dell’Acquirente unico.
È una società pubblica controllata dal Gse, acronimo che sta per Gestore dei Servizi Energetici. Costituita alla fine degli anni Novanta ha il compito di comprare energia e rivenderla a prezzi moderati a gruppi d’acquisto costituiti da una grande parte degli utenti domestici. Lo faceva, fino a qualche anno fa, stipulando contratti a medio e lungo termine con i fornitori, che davano quindi la garanzia di stabilità del prezzo. E la massa critica di milioni di consumatori offriva la possibilità di ottenere le condizioni migliori.
Il passaggio al mercato libero
Poi qualcosa è cambiato. La svolta è stata la decisione di abolire il mercato tutelato per passare completamente al mercato libero. Da allora comanda la Borsa elettrica. Con modalità decisamente singolari. Ogni utente ha dovuto scegliere il proprio fornitore e chi non l’aveva fatto è stato a sua insaputa affidato per tre anni all’operatore che aveva vinto l’asta relativa a quel territorio.
Da allora, in questo curioso Far west è successo di tutto. Per esempio, è accaduto che gli operatori che si erano visti assegnare d’ufficio utenti ignari, hanno praticato a questi prezzi addirittura sottocosto con l’obiettivo di conservare il cliente casuale scaduto il triennio. Ma facendo pagare l’elettricità salatissima, per rifarsi, a chi invece coscientemente li aveva scelti come fornitori. Rimanendo pesantemente buggerato da questa sua scelta.
L’impennata dei costi nella fascia serale
Per esempio, si è verificata una anomala impennata dei prezzi nella fascia serale F2, quella durante la quale l’energia dovrebbe costare meno rispetto al mattino. Perché? Si tratta della fascia di maggior consumo domestico e l’ovvio riflesso è un aggravio dei costi sulle bollette delle famiglie a teorica parità di prezzo dell’elettricità.
Per tutti, poi, i risultati assodati sono stati due. Il primo, che il mercato libero dell’energia ha avuto la conseguenza di aprire anche un inquietante mercato libero delle utenze telefoniche, sottoposte a una persecuzione di massa con offerte improbabili piovute a tutte le ore del giorno da chi ha il tuo numero avuto chissà come. Senza alcun riguardo e senza che nessuna delle authority competenti si mostri in grado di arginare questa indecenza. Il secondo risultato è stato l’aumento dei prezzi e dei profitti degli operatori.
La beffa per gli utenti vulnerabili
E veniamo all’aumento monstre per gli utenti vulnerabili. Il fatto è che la società Acquirente unico, ossia lo strumento concepito per difendere i consumatori più deboli, non può stipulare quei contratti a medio e lungo termine che garantivano stabilità e livelli congrui di prezzo. Ma si deve anch’essa approvvigionare come tutti da chi vende sulla base delle quotazioni della Borsa elettrica. Così la volatilità dei prezzi e gli effetti della speculazione, grazie alla liberalizzazione fatta in questo modo assurdo, si riflettono pesantemente anche sulle bollette di tre milioni di poveri, anziani o malati. Il bello è che questo non avviene da oggi: già da qualche anno l’Acquirente unico è obbligato a comprare energia alla Borsa elettrica.
Quel miliardo di euro di mancato risparmio in bolletta solo nel 2022
Dice tutto una stima fatta sui dati del 2022, anno in cui la guerra in Ucraina aveva fatto crescere vertiginosamente le quotazioni di elettricità e gas. Ebbene, la differenza fra i costi di un contratto a medio-lungo termine e i prezzi di Borsa avrebbe potuto comportare allora il risparmio di un miliardo di euro sulle bollette del mercato tutelato.
Adesso c’è in Senato un disegno di legge presentato dal Partito Democratico che prevede per l’Acquirente unico la possibilità di ripristinare la modalità originaria con la quale assolveva la propria funzione. Stipulando quindi direttamente contratti di durata medio-lunga con i fornitori di energia per assicurare prezzi stabili e convenienti ai meno abbienti e bisognosi. Ma l’appello al governo perché si associ a questa proposta sembra finora caduto nel vuoto.
Gli effetti disastrosi della liberalizzazione
Resta il fatto che la liberalizzazione ha avuto effetti disastrosi per le tasche di tutti gli italiani, se è vero come dice l’Istat che nel primo semestre del 2024 le bollette per chi ha scelto (perché ha dovuto farlo per legge) il mercato libero sono salite mediamente del 50 per cento.
Prima o poi ci toccherà fare come facciamo sempre, anche se in grande ritardo: imitare ciò che ha fatto chi ci è già passato. Nella fattispecie, la Gran Bretagna aveva imboccato molti anni prima dell’Italia la medesima strada salvo poi prendere atto degli errori. E innestare la retromarcia, tornando al tanto deprecato sistema delle tariffe. (riproduzione riservata)