In media il portafoglio delle famiglie italiane è composto al 50% da liquidità, al 40% da bond e solo per il restante 10% dalle azioni. Un problema che si ripercuote in una dinamica poco indagata ma molto preoccupante: negli ultimi 20 anni la ricchezza complessiva delle famiglie ha registrato una crescita media annua nominale dell’1,6%, ma in termini reali è addirittura scesa dell’1,4%. Contrastare l’eccesso di liquidità in portafoglio (che viene poi mangiata dall’inflazione) è l’imperativo categorico di Aipb, l’associazione di categoria del private banking che con questi dati, presentati dal presidente Andrea Ragaini, ha dato avvio al suo XX Forum annuale, dal titolo Il Private Banking per la crescita.
Parola d’ordine: investire in azioni
Ben diversa è l’allocazione di portafoglio per gli investitori serviti dal private banking: per loro la quota di liquidità, calcola Aipb, scende al 12%, con i bond al 58% e gli investimenti azionari al 29%. Obiettivo prioritario è andare ad aumentare ancora questa quota, magari rosicchiando un po’ di spazio alla parte obbligazionaria, tenendo conto anche del fatto che, a fronte di un allungamento della speranza di vita delle persone, ridurre la quota di investimento azionario troppo presto potrebbe non essere la scelta vincente in un’ottica di apprezzamento del capitale, per se stessi e per le future generazioni.
La missione del private banking
«La crescente aspettativa di vita, unita al crescente gap pensionistico previsto per i prossimi anni, richiede un ripensamento delle strategie di allocazione della ricchezza che deve servire una vita sempre più lunga e sempre più attiva», ha spiegato il presidente Ragaini. «Per affrontare questa sfida e favorire la crescita degli importanti stock di ricchezza delle famiglie italiane è fondamentale ridurre la quota i liquidità nei portafogli, diversificare maggiormente gli investimenti aumentando il peso azionario, a scapito di quello obbligazionario, ed estendere l’orizzonte temporale delle scelte finanziarie».
Verso i 1.200 miliardi di masse
Spingere sull’acceleratore dell’azionario ha anche un altro risvolto pratico: la crescita delle masse del private banking superiore rispetto al resto del mercato. Aipb prevede infatti di chiudere il 2024 con 1.242 miliardi di euro di masse gestite, segnando un +12,8% rispetto ai 1.101 miliardi del 2023. Un risultato ben superiore all’incremento dell’1,3% registrato dagli altri operatori. I principali driver di questa crescita saranno la raccolta netta (58 miliardi) e l’effetto mercato (55 miliardi), seguiti dall’ingresso di nuovi player, che contribuiranno per 28 miliardi. (riproduzione riservata)