Le borse continueranno a crescere anche nel corso del 2026, ma a fianco del tema dominante – quello dell’intelligenza artificiale Usa, ovviamente – sarà opportuno costruire degli elementi di diversificazione. «Quella più importante per l’anno prossimo è l’Europa, con un occhio di riguardo alle infrastrutture e alle piccole e medie imprese orientate al mercato domestico, in Germania ma non solo».
Così Vincenzo Vedda, capo globale degli investimenti di Dws (società di gestione di Deutsche Bank) ha introdotto l’outlook di investimento per il prossimo anno. Un outlook in cui anche l’Italia gioca un ruolo da protagonista.
«Ci aspettiamo per l’Italia una crescita costante ma molto moderata, guidata molto più dagli investimenti che non dai consumi», segnala Andrea Mottarelli, country head nel Paese della società di gestione. «Strumenti come Pnrr e Next Generation Eu traineranno ancora la crescita per un po’, ma poi dovrebbero essere compensati dal maxi-piano di investimenti tedesco. Non dimentichiamo infatti che la Germania è il primo sbocco dell’export italiano».
Importante poi l’aspetto della difesa, «che diventa importante anch’esso dal punto di vista degli investimenti», sottolinea il money manager. «L’Italia dovrà alzare il peso delle spese militari a livello Nato: si tratta di spesa pubblica, non finalizzata necessariamente solo alle armi, ma anche a infrastrutture e tecnologia».
A fronte degli elementi di ottimismo, compresa «la crescita di fiducia da parte delle imprese», in Italia restano problemi strutturali. «Il problema sui consumi rimane nonostante una disoccupazione ai minimi storici: questo perché i redditi salgono poco, il tasso di risparmio è alto e ha ripreso a salire, il reddito disponibile delle famiglie è tornato a scendere», ricorda Mottarelli.
I consumi non crescono, in buona sostanza, sia per via dell’inflazione, sia per il fatto che l’Italia è, tra i grandi Paesi europeo, l’unico che dal 2020 a oggi ha visto una perdita reale del potere d’acquisto. «Ci aspettiamo però una normalizzazione, perché l’inflazione dovrebbe rientrare sotto il 2%», evidenzia il money manager, che vede elementi di ottimismo anche nelle esportazioni: «È difficile prevedere un boom dell’economia grazie all’export, certo: ma la buona notizia è che non c’è stata finora una discesa delle esportazioni a causa dell’effetto dazi».
Come convertire tutte queste riflessioni in una strategia di investimento? A livello di settori industriali, dice Mottarelli, l’Italia «ha perso completamente il treno dell’intelligenza artificiale. La speranza però è di riuscire ad usare l’AI negli altri settori per sostenere la produttività».
L’elemento più positivo per quanto riguarda l’Italia riguarda tuttavia il debito pubblico: «La quota di investitori esteri e famiglie domestiche che con la salita dei tassi sono tornati a comprare debito pubblico è in forte aumento, e quindi il debito è sempre meno concentrato in mano alle banche centrali».
Un elemento di supporto per gli investitori obbligazionari, ma anche per quelli azionari, visto che il Ftse Mib è composto in gran parte da banche. «La discesa molto forte dei crediti deteriorati ha permesso ai bilanci degli istituti di credito di ripulirsi molto», è l’analisi di Mottarelli. «Se a ciò si aggiunge la minore paura dell’esposizione bancaria al debito pubblico, le performance delle banche italiane sono state perfino superiori a quelle delle Magnifiche 7 Usa, e il trend può continuare». Anche se l’afflato speculativo del risiko dovesse attenuarsi.
Per essere positivi sull’azionario italiano, aggiunge il country head di Dws, «bisogna necessariamente essere positivi su banche e utility: se non ha senso investire in Italia per la tecnologia, ha invece molto senso scommettere sul Paese in ottica di diversificazione del portafoglio tramite questi due settori». Anche le utility sono peraltro interessanti, «grazie al trend degli investimenti in infrastrutture e data center».
Visione positiva, infine, sulle mid e small cap, «che possono beneficiare dei grandi piani di investimento al pari delle pmi europee: ma in Italia il tema è particolarmente forte vista la specifica composizione del mercato domestico, quotato e non», conclude Mottarelli. (riproduzione riservata)