Dazi, l’Ecofin cancella l’esenzione per i pacchi di un valore inferiore ai 150 euro. Al lavoro per anticipare la misura nel 2026
Dazi, l’Ecofin cancella l’esenzione per i pacchi di un valore inferiore ai 150 euro. Al lavoro per anticipare la misura nel 2026
Il prelievo colpisce i giganti cinesi dell’e-commerce e rafforza l’unione doganale, garantendo parità di condizioni per le imprese europee

di Luca Carrello  13/11/2025 15:07

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L’Ecofin mette nel mirino i giganti dell’e-commerce cinesi e approva i dazi sui pacchi extra-Ue con valore inferiore a 150 euro. Finora queste spedizioni godevano di un’esenzione, che sarà eliminata dal 2028 per salvaguardare la competitività delle industrie europee. Il 91% dei 4,6 miliardi di piccoli pacchi arrivati nel Vecchio Continente nel 2024 proviene dalla Cina, che spesso sostiene le sue aziende con sussidi che falsano la concorrenza. 

Le imprese di Pechino riescono così a vendere i loro prodotti a prezzi stracciati e grazie a giganti dell’e-commerce - come Temu e Shein - invadono il mercato europeo, mettendo a rischio la competitività dell’Ue. Per questo motivo i ministri dell’Economia dei 27 Stati membri hanno deciso di non aspettare altri due anni e sono al lavoro per anticipare la misura già al 2026 con una norma ponte, sempre in ambito europeo, anche se il ricavato dovrebbe andare agli Stati membri.

Giorgetti: vittoria italiana

Il tema dei dazi sui piccoli pacchi è finito sul tavolo dell’Ecofin grazie al titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, sostenuto sin da subito da molti suoi colleghi (soprattutto il francese Roland Lescure) e anche dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. «L’Italia ha sempre appoggiato questa misura. Parliamo di un fenomeno che sta distruggendo il commercio al dettaglio», commenta soddisfatto il ministro italiano dell’Economia. «Bene anche l’accordo, sostenuto con forza dall’Italia, che prevede l’applicazione della misura già dal 2026». 

Passi avanti sugli asset russi

All’Ecofin del 13 novembre si è parlato poi dei finanziamenti all’Ucraina con gli asset russi congelati. La Commissione vorrebbe utilizzare i beni di Mosca già liquidi, senza confiscarli per evitare reazioni degli investitori internazionali, per concedere un prestito a Kiev da 140 miliardi, che lo ripagherà quando la Russia l’avrà risarcita per i danni provocati dalla guerra. Ma la proposta non ha convinto il Belgio, dove si trova la maggior parte degli asset congelati, che ha chiesto di condividere con tutti i rischi di un eventuale contenzioso con Mosca. 

L’Ecofin comunque ha preso atto che lo schema suggerito dalla Commissione è il migliore per continuare a finanziare Kiev perché addosserebbe sui 27 solo il costo degli interessi (i beni congelati sarebbero utilizzati per emettere dei bond, il cui ricavato verrebbe girato a Kiev), evitando prestiti diretti da parte degli Stati. Per questo motivo i ministri dell’Economia hanno dato mandato a Bruxelles per affinare la sua proposta e rispondere alle preoccupazioni del Belgio, in modo da dare il via libera entro dicembre. 

Stallo sull’energia

L’Ecofin non è riuscito invece a trovare una quadra sulla riforma della direttiva sulla tassazione dell’energia, che puntava ad alzare le accise in base al contenuto di carbonio dei combustibili secondo il principio «chi inquina paga». La modifica, proposta nel 2021 per incentivare la transizione verso fonti più sostenibili, richiedeva l’unanimità. Sin da subito, però, l’Italia e altri Paesi si sono mostrati scettici e il compromesso presentato dalla presidenza di turno dell’Ue, la Danimarca, non è bastato per superare lo stallo. Le posizioni sono così distanti da aver spinto la ministra dell’Economia danese, Stephanie Lose, a escludere un accordo anche al prossimo Ecofin di dicembre.

«La proposta danese rappresenta un passo nella giusta direzione, tuttavia rimangono ancora alcuni aspetti problematici che non ci permettono di aderire», dichiara Giorgetti. «Va tenuto in considerazione che la modifica è stata presentata dalla Commissione a luglio del 2021 in un contesto economico e geopolitico molto diverso da quello di oggi. Nella congiuntura attuale è prioritario preservare la competitività dell’economia europea. L’Italia risente in modo significativo degli elevati prezzi dell’energia, in particolare del gas naturale, che è fondamentale per il nostro sistema industriale». (riproduzione riservata)