Da miners di Bitcoin a impianti per data center della AI: come guadagnare con la conversione del business dei cripto-minatori
Da miners di Bitcoin a impianti per data center della AI: come guadagnare con la conversione del business dei cripto-minatori
Le aziende di mining di bitcoin si adattano al mercato dell'IA, trasformando le loro infrastrutture per soddisfare la crescente domanda di calcolo, nonostante i rischi e gli investimenti richiesti

di Vicky Ge Huang (Wall Street Journal) 25/12/2025 16:00

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Minare bitcoin è diventato più difficile che mai. E anche meno redditizio. Eppure i titoli delle società di mining continuano a volare, nonostante il ripiegamento dei prezzi delle criptovalute. Il motivo è che queste aziende condividono qualcosa con il tema di investimento più caldo del pianeta: i grandi data center, ad altissimo consumo di elettricità, destinati ad alimentare il boom dell’intelligenza artificiale. Alcune società stanno cercando di reinventarsi come fornitori strategici di Alphabet, Amazon, Meta, Microsoft e di altri “hyperscaler” lanciati nella corsa al dominio dell’IA.

Il mining di bitcoin — l’utilizzo di enormi capacità di calcolo per risolvere equazioni e sbloccare la valuta digitale — è stato a lungo un’attività redditizia e all’avanguardia di per sé. Negli ultimi tempi, però, l’aumento della concorrenza e altri fattori hanno eroso i margini di profitto. Proprio mentre il business del mining iniziava a raffreddarsi, la costruzione di infrastrutture per l’IA è diventata incandescente. La corsa globale all’IA ha generato una domanda insaziabile per alcuni asset che i miner già possiedono: data center, sistemi di raffreddamento, terreni e contratti di fornitura elettrica difficili da ottenere — tutti elementi che possono essere riconvertiti per addestrare e alimentare modelli di intelligenza artificiale.

Il business della riconversione dei data center per l’AI

Non si tratta però di un processo lineare. Spesso i miner devono costruire nuove strutture specializzate, perché l’IA richiede sistemi di raffreddamento e di rete più avanzati, oltre alla sostituzione dei computer per il mining con unità di elaborazione grafica (GPU) dedicate all’IA. Tuttavia, siglare accordi con i miner consente ai colossi dell’IA di espandersi più rapidamente e a costi inferiori rispetto alla costruzione di nuovi impianti da zero. Queste aziende continuano comunque a minare una parte di bitcoin, ma la transizione offre ai miner una nuova base di clienti con grande disponibilità finanziaria, disposti a sottoscrivere contratti di locazione di lungo periodo per i data center.

«L’opportunità per i miner di convertirsi all’IA è una delle più grandi che io possa immaginare», ha dichiarato Adam Sullivan, amministratore delegato di Core Scientific, che ha puntato sulla riconversione verso data center per l’intelligenza artificiale. Il cambio di rotta ha spinto al rialzo i titoli del settore. Il CoinShares Bitcoin Mining ETF è salito di circa il 90% quest’anno, un rally che si è accelerato anche mentre il bitcoin ha cancellato i guadagni del 2025. L’Etf detiene azioni di società come Cipher Mining, in forte rialzo dopo la firma di accordi di lungo periodo con gruppi come Amazon e Microsoft.

Le azioni di Core Scientific sono quadruplicate nel 2024, dopo la firma del primo contratto legato all’IA nel febbraio di quell’anno. Il titolo ha guadagnato il 10% quest’anno. L’azienda prevede ora di uscire completamente dal mining di bitcoin entro il 2028. Per altre società, invece, i piani sull’IA rappresentano più una copertura rispetto alle difficoltà strutturali del mining che un cambio di modello totale. E non si tratta solo di volatilità dei prezzi: il codice informatico alla base del bitcoin impone un tetto rigido all’offerta, fissato a 21 milioni di unità.

Inoltre, ogni quattro anni i miner affrontano un nuovo halving, un meccanismo della blockchain che dimezza il numero di bitcoin che possono essere sbloccati. CleanSpark ha recentemente raccolto 1,15 miliardi di dollari per sviluppare infrastrutture di data center, ma l’azienda resta impegnata nelle proprie attività di mining di bitcoin.

Il titolo CleanSpark è salito del 25% quest’anno

Un vantaggio della coesistenza tra mining di bitcoin e infrastrutture per l’IA è il valore che offre alle utility elettriche. Le società di distribuzione cercano partner in grado di assorbire grandi quantità di energia come una spugna. I miner di bitcoin come CleanSpark possono spegnere rapidamente i consumi quando la rete è sovraccarica o instabile, contribuendo a garantire la continuità del servizio.

I data center tradizionali per l’IA, che devono rimanere sempre operativi, non possono offrire la stessa flessibilità, secondo Matthew Schultz, amministratore delegato di CleanSpark. «In caso di eventi meteorologici o di qualsiasi altra emergenza, possiamo ridurre una parte del carico per aiutare a stabilizzare la rete», ha spiegato. «E quello che abbiamo riscontrato è che la domanda per questo tipo di flessibilità è molto più elevata».

 

Non tutti i miner, tuttavia, sono adatti a sostenere la crescita dell’IA, avvertono gli analisti. Il passaggio dal mining di bitcoin al supporto del calcolo ad alte prestazioni (high-performance computing, HPC) non è economico e richiede investimenti significativi per aggiornare le strutture esistenti. «I miner di bitcoin hanno un vantaggio nella comprensione dell’energia e del suo utilizzo, ma tra il mining e il supporto all’HPC c’è una differenza abissale», ha osservato Kevin Dede, senior research analyst di H.C. Wainwright. «Si tratta di un ordine di grandezza superiore in termini di intensità e complessità».

Restano rischi rilevanti nell’industria

Nonostante l’entusiasmo degli investitori, anche l’industria dell’IA presenta rischi rilevanti. I timori recenti di una bolla sull’intelligenza artificiale hanno alimentato nervosismo sui mercati, con alcuni analisti che segnalano valutazioni eccessive dei titoli IA e livelli record di spesa in conto capitale per le infrastrutture. Una possibile conseguenza della riconversione dei miner è una riduzione della produzione di bitcoin negli Stati Uniti e un aumento della quota prodotta all’estero. Un esito che andrebbe in direzione opposta rispetto all’obiettivo più volte espresso dal presidente Trump di garantire che tutto il bitcoin venga «minato, coniato e prodotto negli Stati Uniti».

«Credo che la scritta sul muro sia piuttosto chiara, e che gli azionisti valutino un data center per l’IA infinitamente di più di un data center per il mining di bitcoin», ha dichiarato Brett Knoblauch, responsabile della ricerca sugli asset digitali di Cantor Fitzgerald. «È come se il mercato li stesse costringendo ad abbandonare il mining di bitcoin per passare all’IA». (riproduzione riservata)