Era la Milano da bere, poi è stata quella dell’Expo e da lì in poi la Milano esempio, motore e traino di tutta Italia. In un modo o nell’altro sarà anche la Milano dei Giochi Olimpici invernali del 2026, ma a questo appuntamento la città arriva con una macchia. I reati ipotizzati dalla procura sono da verificare – e un primo esame ci sarà mercoledì 23 davanti al gip Mattia Fiorentini che deve convalidare la richiesta di custodia cautelare per sei persone, a cominciare dal capo di Coima, Manfredi Catella, fino all’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi – ma la recente maxi-inchiesta sull’urbanistica milanese non sembra destinata a sparire nel nulla: lo scenario delineato è quello di un presunto «sistema parallelo» sul settore immobiliare che avrebbe riscritto le regole dell’urbanistica e favorito operazioni speculative immobiliari su larga scala.
Tutto ha inizio nella primavera del 2023, quando la procura apre un fascicolo d’inchiesta sul nuovo edificio di Piazza Aspromonte e sulle Torri di Crescenzago, casi emblematici di palazzi sorti dal nulla in mezzo a un cortile e al posto di due capannoni. Non si parte da ipotesi di reato di corruzione ma di lottizzazione abusiva e di abuso edilizio per l’utilizzo improprio di strumenti come la Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), una procedura semplificata e meno onerosa usata per costruire grattacieli o nuovi edifici in alcuni casi presentati però come ristrutturazioni. Al posto della Scia, sostiene la Procura, sarebbero stati necessari i «piani attuativi», procedure più complesse e costose sotto il profilo degli oneri di urbanizzazione. Un meccanismo ripetuto e per questo contestato in numerosi altri progetti.
Nella primavera del 2024 l’inchiesta si estende a oltre una dozzina di cantieri, mentre altri 150 progetti si sono fermati per il timore di essere indagati o perché senza i necessari permessi. I primi fari della Procura sugli interventi avevano infatti rallentato, e successivamente bloccato completamente, gli uffici competenti al rilascio dei permessi di costruzione. Un caos che ha portato alla chiusura, da parte del Comune, dello Sportello Unico dell’Urbanistica alla fine dello scorso anno.
In pochi mesi il sistema immobiliare milanese si è ritrovato paralizzato. E così la sua spinta economica: un’associazione di sviluppatori immobiliari, Aspesi, nel 2024 stimava 5 miliardi di investimenti immobiliari fermi; Scenari Immobiliari allargava l’orizzonte: a rischio ci sono 38 miliardi di investimenti, che possono salire a 45. Oggi, dopo un anno di quasi totale blocco, potrebbero essere anche più alti.
A farne le spese sono anche le casse comunali. Stando ai calcoli della stessa amministrazione, nel 2024 sono mancati 165 milioni di oneri di urbanizzazione a causa del blocco dei permessi e delle pratiche per costruire. Inoltre, a mancare nelle casse di Palazzo Marino sarebbero anche oneri e monetizzazioni legati ai progetti sotto inchiesta, perché più bassi di quello che avrebbero dovuto essere. Lo scorso ottobre la Corte dei Conti aveva stimato un danno erariale di almeno 310 mila euro legato a uno solo dei progetti sotto indagine, quello delle Park Towers, sempre a Crescenzago.
Forzature della legge? In realtà da tempo in Comune era stato adottato quel particolare criterio di interpretazione, poi finito sotto la lente dei magistrati, di normative urbanistiche vecchie di decenni, a tratti poco chiare e passibili di diverse letture. Una prassi mai contestata prima.
Per uscire dall’impasse causato dall’inchiesta, è nata l’idea bipartisan del «Salva Milano»: un disegno di legge – composto da un solo articolo – di interpretazione autentica che avrebbe consentito il superamento dei limiti di altezza e volumetrici per gli interventi edilizi effettuati anche in assenza di piani particolareggiati. La norma avrebbe riaperto i cancelli dei cantieri ma, dopo un voto favorevole alla Camera dei Deputati in autunno, ha spaccato gli schieramenti di destra e sinistra al Senato, finendo impantanata. Ora, a maggior ragione dopo gli ultimi sviluppi giudiziari, potrebbe andare verso la decadenza definitiva a fine legislatura.
È all’inizio di quest’anno che per la prima volta nell’ambito delle numerose indagini viene contestato il reato di corruzione. Ai primi di marzo il gip Fiorentini, su richiesta dei pubblici ministeri Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici che lavorano alle indagini, dispone l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Giovanni Oggioni, architetto ed ex direttore dello Sportello Unico Edilizia del Comune nonché ex membro della commissione per il Paesaggio, con le accuse di corruzione, depistaggio e falso. In quel contesto i tre pm avevano chiesto di disporre interdittive anche per i funzionari dello Sportello Andrea Viaroli e Carla Barone e per l’architetto Marco Emilio Cerri. In quel filone di indagine, inoltre, sono risultate indagate anche l’associazione dei costruttori Assimpredil-Ance e la società immobiliare quotata in borsa AbitareIn.
Quello di luglio è il secondo capitolo dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che arriva dirompente, con le richieste di arresti domiciliari per l’assessore Tancredi e Catella, oltre che le misure cautelari in carcere per Giuseppe Marinoni (commissione Paesaggio), Alessandro Scandurra (commissione Paesaggio), Federico Pella (architetto, fondatore dello studio J+S) e Andrea Bezziccheri (di Bluestone). In questa fase gli indagati sono 74, tra cui anche il sindaco Giuseppe Sala, ex funzionari, protagonisti del mondo immobiliare milanese e le società a cui sono legati: Kryalos sgr, Castello sgr, Lombardini22 spa, Acpv Architects srl, Egidio Holding srl, J+S spa. Secondo fonti vicine alla Procura si sarebbe solo all’inizio, vista l’enorme mole di progetti, atti e materiale sequestrato, allo studio degli investigatori.
La grande maggioranza dei progetti cittadini sarebbe sotto la lente della Procura, compreso il Villaggio Olimpico, le nove porte esterne della città definite in un «Pgt Ombra» e lo stadio e l’area di San Siro, su cui si mormora dell’apertura di un fascicolo a parte. Le indagini punterebbero a verificare l’esistenza di un «sistema» composto da operatori economici, progettisti privati e soggetti interni all’amministrazione comunale, il cui fine sarebbe di favorire il rilascio di titoli edilizi illeciti e di realizzare operazioni immobiliari speculative. «Le indagini hanno aperto prospettive più ampie sulla commissione per il Paesaggio, che si riconferma fulcro delle patologie della gestione urbanistica nel Comune, inquinata da una corruzione sistemica», scrivono i magistrati nella richiesta di custodia cautelare.
In mezzo ci sono circa 4.500 famiglie che, secondo le stime del Comitato Famiglie Sospese, hanno comprato casa nei cantieri bloccati e attualmente sono impossibilitati ad avere l’immobile per cui hanno pagato.
Così descritto il capoluogo appare lontano dalla narrazione a cui si è più abituati del modello Milano, del grande successo da capitale europea capace di attrarre investimenti e capitale umano. Un modello Milano basato su sicurezza, rigenerazione urbana, prossimità e assetto pro-mercato, che si trova sotto pressione da più fronti, anche a prescindere dal faro dei magistrati.
Negli ultimi dieci anni Milano ha conosciuto un’espansione immobiliare importante, arrivando a costruire nel solo perimetro della città come in regione come Piemonte e Toscana. Secondo uno studio di The European House-Ambrosetti per Coima, dall’inizio dei lavori al 2023 (data dello studio) lo sviluppo immobiliare di Porta Nuova ha generato un giro d’affari superiore a 10 miliardi di euro, con un impatto economico complessivo stimato sopra i 14 miliardi in quasi 20 anni.
Ma questa e altre rigenerazioni di interi quartieri cittadini hanno comportato anche un boom dei prezzi immobiliari, sospinti da vari fenomeni sovrapposti: la ricerca del rendimento più alto, l’arrivo dei milionari esteri attratti in città dalla flat tax, l’approdo delle multinazionali del tech, il boom delle università, oggi ben otto in pochi chilometri quadrati, un calendario di eventi internazionali: una gentrificazione diffusa che ha reso Milano una delle città più care d’Europa. (riproduzione riservata)