Crisi dell’auto, arrivano i conti: da Stellantis a Volkswagen, ecco cosa aspettarsi. E Renault farà eccezione?
Crisi dell’auto, arrivano i conti: da Stellantis a Volkswagen, ecco cosa aspettarsi. E Renault farà eccezione?
Si apre la stagione delle trimestrali per le case europee: atteso un calo dei margini e dei flussi di cassa, mentre la produzione arretrerà di oltre il 6%. Ma potrebbe essere anche un’occasione per gli investitori

di di Fabio Pavesi 19/10/2024 02:00

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C’è grande attesa per i conti dell’auto, dopo la raffica di profit warning che hanno interessato quasi tutti i grandi produttori negli ultimi mesi. Dalla settimana che inizia il 21 ottobre si apre la stagione della terza trimestrale per l’intero comparto a livello europeo. A inaugurare le danze sarà per prima Renault, che pubblicherà i risultati del terzo trimestre mercoledì 23 ottobre. Poi toccherà a Mercedes il 25 e a seguire tutti gli altri con Stellantis e Volkswagen che comunicheranno i dati di vendite e ricavi dei primi 9 mesi del 2024 il prossimo 30 ottobre.

Le trimestrali certificheranno la crisi del settore

Una tornata di bilanci che permetterà di avere il polso della crisi drammatica che dall’inizio della scorsa estate ha sconvolto il settore. Non che ci si aspetti nessuna buona notizia. Anzi. Le trimestrali evidenzieranno una volta di più le difficoltà del comparto, stretto tra cali delle vendite e concessionari con i piazzali pieni. Difficoltà che non saranno certo superate a breve, dato che la gran parte degli osservatori ha già decretato che l’intero 2024 sarà il nuovo annus horribilis per i produttori e che per vedere un’inversione di rotta occorrerà aspettare (forse) quanto meno la seconda parte del 2025.

Come la vedono Moody’s e S&P

A esprimersi in tal senso di recente sia gli analisti di Moody’s che quelli di S&P. Per Moody’s «la produzione globale di veicoli è stata più debole del previsto e il calo della domanda ha prodotto un rapido deterioramento del mercato europeo già da luglio scorso». Una situazione che «ha indotto le case a ritardare lo sviluppo di modelli chiave, soprattutto nel segmento dei veicoli elettrici a batteria (Bev) in Europa». Sotto pressione sono i margini di redditività e i flussi di cassa per i big dell’auto. Per gli analisti dell’agenzia di rating americana ci vorranno mesi per rivedere una crescita delle vendite. Sulla stessa falsariga gli analisti di S&P Global che hanno titolato efficacemente il loro recente Global outlook sul settore «Troppi player, meno profitti», con la pressione competitiva della Cina che è sempre più forte e che si sta allargando anche al settore premium del mercato. Gli analisti vedono l’Europa arrancare soprattutto sull’elettrico che invece vede crescite sia in Cina che negli Usa.

Vendite europee sotto i livelli pre-Covid

Nelle loro stime sull’andamento dell’intero 2024 vedono infatti le vendite scivolare in Europa a soli 18 milioni di veicoli con un secco -13% sui livelli record del 2018-2019 prima della grande flessione causa Covid. Di fatto si annulla del tutto il grande rimbalzo occorso tra il 2022 e il 2023. La Cina invece con i suoi quasi 26 milioni di vetture previste per la fine del 2024 mantiene il suo passo di marcia, mentre per gli Usa siamo di fronte a una vera e propria stasi del mercato. E la pressione sui prezzi eroderà la profittabilità. Insomma, un clima pesante per i big dell’auto del Vecchio Continente stretti tra il calo della domanda, la pressione sui prezzi e i grandi investimenti richiesti dalla transizione energetica.

Che impatto aspettarsi sui titoli delle case?

Già, ma qual è l’impatto sui singoli protagonisti, sui loro conti e sul valore di Borsa in Europa? Gli analisti di Ubs hanno provato a stimare i conti del terzo trimestre allungando lo sguardo sull’intero 2024 ormai di fatto perso. C’è infatti da aspettarsi, per l’intera annata, un taglio medio a doppia cifra percentuale per l’ebit e gli utili per il comparto dell’auto europea. E di un altro taglio secco tra il 15 e il 20% sugli utili per azione del 2025. Ubs stima che mancheranno all’appello a livello globale oltre 2 milioni di vetture prodotte a fine del 2024 e che si tornerà ai volumi di produzione del 2023 solo nel 2026 con la sola Europa che patirà un calo produttivo di oltre il 6% nei prossimi due anni.

La crisi colpirà i conti di tutti

Il vento della crisi impatterà su tutti. Gli analisti di Ubs non nascondono il loro pessimismo e le loro stime sono in genere più caute del consenso. Ma solo guardando al consenso di mercato, ecco che Bmw è attesa chiudere l’anno con ricavi fermi a 151 miliardi dagli oltre 155 miliardi del 2023. Mercedes dovrebbe perdere oltre il 3% dei suoi ricavi sul 2023. Renault dopo il balzo del biennio 2022-2023 con il fatturato salito di oltre il 20% dovrebbe vedere, secondo il consenso raccolto da S&P Global market intelligence, i ricavi salire solo del 3%. Una frenata forte ma con crescita ancora positiva, mentre per Ubs anche Renault andrà in territorio negativo. Per Stellantis il consenso è particolarmente negativo dato che si stimano ricavi complessivi per quest’anno a poco più di 161 miliardi contro i ben 189 miliardi del 2023. Per Volkswagen sia Ubs che il consenso stimano un giro d’affari rispettivamente di 321-322 miliardi. Di fatto in linea con il 2023 che però era reduce da un balzo dei ricavi del 15,5% sul 2022 che a sua volta correva di oltre l’11% sul 2021.

L’auto si è fermata e non fa più soldi

Come si vede l’auto si è fermata, quanto meno a livello di giro d’affari. Ma le note dolenti per gli investitori sono sulla forte compressione della redditività. Proviamo a vedere l’impatto atteso sulle principali case. Per Bmw il consenso prevede per il 2024 un livello di ebit margin dell’8,8% mentre per il terzo trimestre le previsioni indicano solo un 5,8%. Un terzo trimestre quindi che si preannuncia duro. Bmw nel 2023 aveva un margine operativo netto a sfiorare un 12%. Anche Mercedes che, grazie all’alto di gamma, ha da sempre una profittabilità a doppia cifra dovrebbe veder scendere l’ebit margin al 9,6% alla fine del 2024.

Il vero malato è Stellantis: reddivitità in crisi

Il calo più marcato nella redditività dovrebbe registrarlo Stellantis che è il gruppo che sta pagando più di tutti la crisi. Dopo il boom post-fusione Fca-Peugeot che aveva portato la casa italo-francese a registrare ricavi record per 189 miliardi nel 2023 con profitti operativi per 23 miliardi, oggi il consenso indica ricavi poco sopra i 161 miliardi con un utile operativo dimezzato a 11 miliardi con un’incidenza sul fatturato scesa dal 12 al 7%. Ma la situazione più grave per Stellantis è la previsione sulla cassa: il free cash flow industriale passerebbe da positivo a negativo tra i 5 e i 10 miliardi.

Ma anche Volkswagen soffre sulla redditività

Per Volkswagen, l’altro malato più grave con Stellantis, è atteso un livello di ebit margin da consenso pari a solo il 5,8% con ricavi fermi, segno che il big tedesco ha un problema di efficienza di costo. Non a caso per la prima volta nella sua storia centenaria il gigante di Stoccarda parla di chiusure di impianti nella stessa Germania. Tra i big quello più in salute pare essere Renault che dovrebbe subire meno i contraccolpi dell’attuale congiuntura. La casa francese dovrebbe chiudere l’anno con fatturato e utili operativi più alti anche se di poco del 2023 e con un flusso di cassa libera positivo.

L’eccezione Renault e le voci di fusione con Stellantis

Non è un caso che il nome Renault sia tornato alla ribalta in un’ipotetica nuova fusione con Stellantis. Si creerebbe il primo gruppo europeo a trazione francese e la famiglia Agnelli-Elkann potrebbe così diluire la sua presenza nell’automotive. Per ora fanta-finanza. Come si vede le nubi cupe sulla più grande manifattura europea, quella dell’auto, si addensano e prima che torni il sereno ci vorrà tempo. L’unico vantaggio, per così dire, per gli investitori è che dopo lo sboom delle quotazioni i multipli cui trattano le case in borsa si sono rarefatti. In media le capitalizzazioni oggi valgono intorno alle 5 volte gli utili attesi del 2025. Parrebbero quotazioni a sconto, ma ovviamente tutto dipenderà se e come la profittabilità, oggi in deciso calo, tornerà ai livelli pre-crisi. Forse prima di decidere di tornare sul carro dell’auto sarebbe opportuno aspettare di vedere i conti del primo semestre del prossimo anno. (riproduzione riservata)