Ue, Mario Draghi suona l’allarme: competitività a rischio, serve un nuovo modello di crescita
Ue, Mario Draghi suona l’allarme: competitività a rischio, serve un nuovo modello di crescita
Mario Draghi e Ursula von der Leyen fanno il punto sulla competitività dell’Ue a un anno dalla presentazione del report dell’ex presidente della Bce. La presidente della Commissione: la missione è ancora incompiuta

di Luca Carrello 16/09/2025 11:24

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«Un anno fa il modello europeo era sotto pressione, le dipendenze ne minacciavano la resilienza e, senza una crescita più rapida, l’Ue non era in grado di realizzare le ambizioni su clima, digitale e sicurezza. Ora la situazione si è complicata ancora». I toni di Mario Draghi non cambiano a un anno di distanza dalla presentazione del suo report sulla competitività europea.

A settembre 2024 l’ex presidente della Bce aveva illustrato il suo rapporto con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Dopo dodici mesi Draghi è tornato a Bruxelles per tracciare un bilancio ma - a sentirlo parlare - il quadro è peggiorato.

Il gap da Usa e Cina

«Il nostro modello di crescita sta svanendo, le vulnerabilità aumentano e non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti», è il messaggio che Draghi ripete da mesi. Al Meeting di Rimini l’ex premier aveva già sottolineato l’illusione in cui era caduta l’Ue, convinta che la forza economica l’avrebbe mantenuta al centro del mondo.

Poi sono arrivate le guerre in Ucraina e Medio Oriente, seguite dai dazi americani, che hanno messo a nudo la debolezza dell’Europa. «La dipendenza dagli Usa nella difesa ci ha spinto ad accettare un accordo sulle tariffe alle loro condizioni». Anche la distanza dalla Cina si è ampliata perché Pechino «è diventato un concorrente più forte e la dipendenza dai materiali critici ha ridotto le nostre difese davanti alla sovraccapacità cinese».

L’ora del debito comune

Queste vulnerabilità hanno limitato la capacità di risposta dell’Ue, che ora deve fare i conti con «un debito pubblico destinato a crescere del 10% nel prossimo decennio, fino al 93% del pil». In settori come l’auto, ricorda poi Draghi, «i nostri obiettivi si basano su presupposti non più validi», quindi tocca agire «con una nuova velocità, nel giro di mesi e non di anni», altrimenti «l’inazione minaccerà la nostra competitività e la nostra sovranità».

Per fortuna non si parte da zero. «Abbiamo iniziato a rispondere», sottolinea Draghi. «L’accordo con il Mercosur può offrire sollievo agli esportatori e la Commissione ha avviato dei progetti strategici per le materie critiche. Anche la spesa per la difesa aumenta rapidamente». Ma si tratta solo dei primi passi. Per il salto di qualità serve «il debito comune per progetti congiunti a livello Ue o in coalizione tra Stati», torna a ripetere l’ex presidente della Bce.

von der Leyen: Ue sarà leader nell’AI

Un consiglio che von der Leyen ha già colto per la difesa con i 150 miliardi dei prestiti Safe. La presidente della Commissione è intervenuta prima di Draghi ed è partita dagli obiettivi già centrati o quasi. Come appunto «la più grande ondata di investimenti militari della nostra storia» o il nuovo Fondo per la Competitività, che «avrà una potenza di fuoco di oltre 400 miliardi». Oppure le gigafactory sull’AI, che hanno attirato 230 miliardi di proposte di investimenti.

La missione comunque resta incompiuta. «Il mercato unico non è completo e per realizzarlo abbiamo annunciato una tabella di marcia fino al 2028». L’Europa dovrà farsi carico anche della sua sicurezza e «ci vorranno anni per essere all’altezza». Nel frattempo il resto del mondo continua a correre. «Gli investimenti globali aumentano vertiginosamente, quindi dobbiamo rimanere concentrati e impegnarci a fondo», afferma von der Leyen. «Nel prossimo decennio dovremo fare dell’Europa uno dei continenti leader nell’AI». (riproduzione riservata)