In principio era Giovanni Tamburi, deus ex machina di Tamburi Investment Partners (Tip): all’inizio del nuovo millennio il banchiere d’affari romano è stato il pioniere in Italia dei club deal con la sua holding di partecipazioni quotata a Piazza Affari.
Poi con l’effervescenza degli investimenti nel mercato dei private market e il proliferare dei family office, i «signori del club deal» in Italia si sono moltiplicati, a partire dal 2018. Complice anche la relativa frenata del mondo delle Special Purpose Acquisition Vehicles (Spac). Da The Equity Club (Tec; promosso da Mediobanca) fino alle numerose iniziative organizzate per i propri clienti facoltosi da parte di Unicredit (che come rivelato da MF-Milano Finanza sta per sbarcare nel settore dei club deal con Quantico). E, ancora, da Azimut e da Banca Sella fino alla boutique CC&Soci del banker Claudio Costamagna o ad Awm Gestioni (società d’investimento guidata dalla docente Giovanna Dossena), inizia a farsi affollato il parterre dei principali operatori del mercato italiano che organizza club deal. Si tratta di selezionati gruppi di investitori chiamati a partecipare a specifiche iniziative d’investimento in singole aziende.
La formula del club deal
La formula è quella di un operatore finanziario (private bank, un asset manager oppure una holding guidata da un team di professionisti) che coinvolge istituzioni finanziarie, come fondi di private equity o individui singoli con patrimoni da nove zeri a salire (ultra-high-net-worth). Sempre più spesso i soggetti arruolati sono i family office. Tradizionalmente, l’investimento nel capitale di una società target avviene attraverso un veicolo di investimento ad hoc, partecipato dalla holding che guida l’operazione. Ma in altri casi, come ad esempio in The Equity Club di Mediobanca o nella nascente Quantico di Unicredit, i club deal possono operare in maniera più strutturata: i clienti facoltosi del wealth management possono investire direttamente anche nelle holding, a fianco dei singoli coinvestimenti nelle operazioni proposte di volta in volta dal gestore.
I rendimenti maggiori e la maggiore flessibilità
Oltre ai maggiori rendimenti generati rispetto al tradizionale investimento nel fondo chiuso azionario, obbligazionario o di private equity, lo strumento del club deal offre maggiore flessibilità e la libertà per imprenditori o famiglie industriali di impiegare il proprio capitale in modo strategico condiviso in operazioni che spesso li coinvolgono direttamente anche dal punto di vista degli obiettivi del progetto. Nei deal più piccoli, la rete di contatti e di esperienze finisce per valere molto di più del capitale stesso.
Tamburi Investment Partners
Nel 2000 il banchiere d’affari ex Euromobiliare, Giovanni Tamburi si rese conto che tante famiglie imprenditoriali con disponibilità elevate cercavano occasioni per impiegare al meglio la liquidità. Così nacque Tip: doveva essere il frutto dell’asse tra poche dinastie industriali e una decina di soci, ma al momento del lancio dei primi investimenti gli azionisti di Tip erano già saliti a 70, quasi tutti imprenditori. Oggi la holding, quotata sull’Euronext Star Milan, capitalizza oltre 1,5 miliardi di euro, ha fra i suoi principali azionisti la dinastia del pharma Angelini, quella delle navi D’Amico e Francesco Baggi Sisini, editore e direttore responsabile della Settimana Enigmistica.
Tradizionalmente, ai club deal organizzati di Tamburi partecipano altri industriali blasonati come Sergio Dompè, Gaetano Marzotto, i fratelli Catelli (ArtSana), il gruppo metallurgico Ferrero, la famiglia Branca, i Lunelli, Giuseppe Lavazza e i Giubergia. Nel portfoglio, direttamente o tramite club deal, le oltre 30 partecipazioni di Tip (in quotate e non) vanno da Moncler a Prysmian, da Amplifon a Interpump ed Elica, da Sesa a Beta Utensili, da Hugo Boss ad Azimut Benetti, da Bending Spoons a Ovs e Alpitour, fino all’ultimo impegno in Italian Design Brands (polo italiano dell’arredamento).
The Equity Club di Mediobanca
Tec invece è l’iniziativa di club deal promossa da Mediobanca e gestita dai banker Roberto Ferraresi e Filippo Penatti. Investe in eccellenze non quotate del made in Italy per conto dei clienti ultra-high-net-worth chiamati a raccolta da Mediobanca Private Banking. È un ulteriore servizio di Piazzetta Cuccia che beneficia della conoscenza approfondita del tessuto imprenditoriale italiano, così come delle sinergie con i suoi servizi di corporate & investment banking dedicati al segmento mid-corporate. Lanciata nel 2018, Tec ha raccolto complessivamente 1,4 miliardi di soft commitment: nella prima edizione (500 milioni di impegni) ha investito in Jakala, Philogen, La Bottega dell’Albergo, Lincotek, Hsa, Cy4Gate, Art, Tatuus e Regi.
Mentre la seconda edizione (Tec 2.0), partita lo scorso anno con 900 milioni, è entrata nel capitale dei villaggi vancanza del Club del Sole e nel gruppo dei cartoni animati Rainbow. Oltre alla stessa Mediobanca, gli azionisti di Tec sono più di 500, fra cui figurano anche alcuni soci diretti della merchant bank, come il piemontese «re» delle traversine Gianni Chiarva, (attraverso Stella Holding), la Fin-Fer dei Pittini e Massimo Benetton, primogenito del defunto Carlo. Ma anche big dell’imprenditoria come Alberto Bombassei (con Next Investment), Marco Palmieri (Piquadro), Fulvio Montipò (fondatore di Interpump), la Caffo 1915 dell’omonima famiglia del gruppo degli amari e Francesco Mutti.
Unicredit: l’arrivo di Quantico
Anche in Unicredit, fra i servizi offerti alle famiglie più ricche clienti della banca (i Doris, i Benetton, i Maramotti e Leonardo Maria Del Vecchio) la divisione wealth e large corporate ha introdotto i club deal. Una prima forma è quella del co-investimento a fianco di blasonati private equity che fanno da apripista su grandi deal. Dopo aver valutato oltre 70 operazioni, nel 2024 il team ultra-high-net-worth business guidato da Gennaro Del Sorbo ha selezionato e portato sul mercato quattro co-investimenti, per un controvalore di circa 250 milioni. Accanto a Style Capital di Roberta Benaglia, il club deal di Piazza Gae Aulenti ha investito in Florence (già realizzata l’exit), nelle sneakers di lusso Autry, negli sgrassatori Chanteclair con Azzurra Capital del banker Stefano Marsaglia, nel packaging di Ima della famiglia Vacchi e nel big della diagnostica Rad-X, a fianco del fondo Vesper dell’ex Unicredit Alfredo De Falco.
Con Quantico (ideato sempre da Del Sorbo), la banca ha creato ora una piattaforma di deal proprietari generati in-house dalla rete commerciale dell’istituto, operazioni che verranno gestite invece attivamente e in esclusiva dal nuovo veicolo guidato e partecipato in primis dai gestori stessi: è in arrivo da Mediobanca Antonio Da Ros. Presidente sarà l’ex numero uno di Cordusio sim Paolo Langè e sarà coinvolto anche il notaio della City milanese Angelo Busani. Le operazioni saranno di taglia più piccola, uno spazio spesso lasciato scoperto dai fondi di private equity e che invece una banca commerciale può presidiare.
I club deal di Azimut
In Azimut, presente anche nel private market, il team di gestori presieduto da Pietro Giuliani ha puntato sui club deal da affiancare agli investimenti tradizionali per offrire ai propri clienti-imprenditori un servizio il più completo possibile. Le risorse sono state poi canalizzate in promettenti realtà, come le pmi innovative. Nella sgr milanese finora sono stati realizzati 12 club deal, per oltre 550 milioni di raccolta. Nel portafoglio dei veicoli di Azimut c’è per esempio l’1% di Ima dei Vacchi, quote di Zhero Europe (la boutique dell’ex Snam Marco Alverà che sviluppa progetti di energia pulita su vasta scala a livello internazionale) e di Tree Energy Solutions (idrogeno verde). Un club deal da 105 milioni di euro, poi, ha permesso a mille clienti Azimut d’investire nella startup di mining fondata da due under 30, Alps Blockchain. E infine 38 milioni sono andati alla holding di venture capital Lifft del fisico Stefano Buono. Azimut ha anche partecipato al round da 300 milioni chiuso nel 2022 da Newcleo, la startup dell’energia nucleare di ultima generazione di cui cui Buono è fondatore e presidente.
Financial advisory CC & Soci di Costamagna
Ex Goldman Sachs, Claudio Costamagna è stato il regista di alcune tra le più importanti «partite» economico finanziarie italiane dell’ultimo decennio. Nel 2006 ha fondato la società di financial advisory CC & Soci, della quale è presidente, con cui attraverso la formula dei club deal ha effettuato investimenti che spaziano dalla farmaceutica, al tech passando dal design e dall’industria. Nel portafoglio ci sono Pharma Green Holding (catena di farmacie con marchio Alma), Revo Insurance, Expert.ai, New Oxidal e Uno più, una delle realtà italiane più apprezzate nell’arredo outdoor in cui il banker ha raccolto come soci il colosso dello shipping della famiglia Aponte Msc, la famiglia Marzocco (costruttori monegaschi) e Flavio Briatore. Ma anche negli altri club deal Costamagna ha fatto sfruttato e fatto valere i legami e la fiducia dei principali imprenditori del Paese. (riproduzione riservata)