L’Asia viaggia a doppia velocità, martedì 15 aprile, il Nikkei sale dell’1% circa alle ore 7:30 italiane, mentre l’Hang Seng è poco sopra la parità e Shanghai cede lo 0,35%. Il sentiment degli investitori riflette l’esenzione temporanea dai dazi per l’elettronica e le prospettive di un possibile allentamento delle misure per il settore automobilistico.
Tuttavia, la fiducia è stata parzialmente smorzata dall’apertura di un’indagine da parte del Dipartimento del Commercio statunitense sulle importazioni di semiconduttori e prodotti farmaceutici, motivata da questioni di sicurezza nazionale, elemento che ha mantenuto un clima di cautela sui mercati. Il T bond Usa decennale rende il 4,35%, mentre i futures sul Nasdaq viaggiano in calo dello 0,26% dopo una sessione positiva ma non brillante.
Ubs ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita della Cina, diventando la più pessimista tra le grandi banche internazionali. L’istituto svizzero prevede ora una crescita del Pil del 3,4% nel 2025, a fronte del 4% stimato in precedenza. Per il 2026, la stima è stata mantenuta al 3%, il livello più basso tra tutte le proiezioni raccolte da Bloomberg. I dati si confrontano con il target ufficiale di Pechino di un +5% nel 2025.
Secondo gli economisti di Ubs, «lo shock dei dazi impone sfide senza precedenti alle esportazioni cinesi e costringerà a una profonda ristrutturazione dell’economia interna». Le misure tariffarie imposte dagli Stati Uniti, infatti, rischiano di ridurre il tasso di crescita del Pil cinese di oltre 2 punti percentuali, anche in presenza di ulteriori stimoli fiscali da parte di Pechino.
Ubs si aspetta un crollo di circa due terzi delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti nei prossimi trimestri, mentre le esportazioni complessive in dollari potrebbero registrare un calo del 10% su base annua nel 2025. Gli economisti ipotizzano inoltre che anche altri partner commerciali potrebbero imporre dazi su beni cinesi, sebbene in misura più contenuta rispetto a Washington e solo su categorie di prodotti selezionati.
La banca sottolinea che le proprie stime sono soggette a un «elevato margine di errore» a causa dell’estrema incertezza riguardo ai livelli finali delle tariffe imposte. Tuttavia, il quadro tracciato da Ubs è chiaro: i dazi rappresentano un freno significativo alla crescita cinese e costringeranno le autorità a un’azione decisa.
Nel tentativo di sostenere l’economia, Ubs prevede che il governo cinese lancerà uno stimolo fiscale pari fino a 2 punti percentuali di Pil, concentrandosi sul rafforzamento della domanda interna e sul supporto a imprese e famiglie colpite dalla crisi commerciale. Parallelamente, si attende che la People’s Bank of China intervenga con tagli dei tassi di interesse e della riserva obbligatoria per le banche, già a partire da aprile. Le aspettative parlano di almeno 30-40 punti base di riduzione del costo del denaro.
Nonostante le preoccupazioni per il futuro, la Cina dovrebbe registrare una performance solida nel primo trimestre, prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi. Tuttavia, la maggior parte degli analisti concorda sul fatto che gli effetti negativi delle tariffe si manifesteranno in modo più evidente nei prossimi mesi, soprattutto dopo che l’amministrazione Trump ha portato il livello complessivo dei dazi su beni cinesi fino al 145%. (riproduzione riservata)