Colpo di scena a scalata conclusa di Montepaschi su Mediobanca, operazione con cui Rocca Salimbeni ha conquistato l’86,3% di Piazzetta Cuccia. Dopo le speculazioni del mercato e gli esposti della scorsa primavera del gruppo di Alberto Nagel, la Procura di Milano ipotizza un concerto dietro la privatizzazione della banca senese e il successivo blitz su Mediobanca, e indirettamente sul controllo di Generali.
Secondo quanto emerso giovedì 27 da fonti giudiziarie, dal giugno scorso i pm hanno iscritto nel registro degli indagati il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Delfin ed EssilorLuxottica Francesco Milleri e il ceo di Montepaschi Luigi Lovaglio per il loro ruolo nell’opas da 13,5 miliardi di Mps su Mediobanca. I reati ipotizzato dai magistrati milanesi Luca Gaglio e Giovanni Polizzi sono l’ostacolo alle autorità di vigilanza e la manipolazione del mercato.
Risultano indagati anche Delfin, la holding lussemburghese della famiglia Del Vecchio, e il gruppo Caltagirone ai sensi della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai vertici nell’interesse aziendale. Non risulta invece indagata la persona giuridica Mps.
Le indagini dei pm, coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Pellicano, sono state portate avanti dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza che ha eseguito una serie perquisizioni nella sede di Mps, come confermato dalla stessa banca. L’istituto si è dichiarato «confidente di poter fornire tutti gli elementi a chiarimento della correttezza del proprio operato e manifesta piena fiducia nelle autorità competenti, a cui conferma completa collaborazione».
Anche il cda di Delfin «dichiara all’unanimità la totale estraneità dei propri membri ai fatti contestati e di aver sempre agito nel pieno rispetto delle regole del mercato e delle normative vigenti» e si dice «certo che l’indagine in corso dimostrerà l’infondatezza e l’insussistenza della provvisoria contestazione». Toni analoghi nella nota diffusa in serata dal gruppo Caltagirone che ha confermato «piena fiducia nell’operato dell’Autorità Giudiziaria cui ha fornito e intendere fornire piena collaborazione, certo dell’assoluta correttezza dell’operato dei suoi esponenti che hanno costantemente agito nel rispetto delle regole che governano il mercato, rapportandosi trasparentemente con tutte le Autorità di vigilanza».
La Procura sta verificando se Caltagirone, Milleri e Lovaglio abbiano nascosto al mercato un concerto nell’organizzazione dell’offerta da 13,5 miliardi di euro lanciata a gennaio 2025 con la quale Montepaschi ha conquistato Mediobanca. L’istituto senese a ottobre ha preso il controllo della merchant bank, a sua volta prima azionista con il 13,2% di Generali di cui a loro volta Caltagirone e Delfin sono soci rilevanti con il 17% complessivo.
Secondo le ipotesi della Procura i tre soggetti avrebbero nascosto alle autorità di vigilanza Consob, Bce e Ivass il coordinamento nell’intera operazione finanziaria, che sarebbe partita nel novembre 2024 con l’acquisto del 7% di Mps messo in vendita dal Tesoro attraverso un collocamento accelerato (abb) curato da Banca Akros (Banco Bpm) da parte di Caltagirone e Delfin. Le azioni del Tesoro – complessivamente il 15% – furono acquistate con un’offerta a premio sul prezzo di borsa proprio dai due imprenditori, da Bpm e dalla sua sgr Anima.
Un collocamento che destò le perplessità di molti, a cominciare da Unicredit, che avrebbe tentato di partecipare all'asta. Non risultano comunque coinvolti nelle indagini esponenti del Banco o del Tesoro. Lovaglio dal canto suo ha sempre rivendicato di aver delineato al ministro Giancarlo Giorgetti lo scenario della scalata di Mps a Mediobanca già da dicembre 2022.
La bufera giudiziaria ha avuto un impatto immediato sui titoli. Ieri Mps ha perso il 4,5%, Mediobanca l’1,9%. La notizia è rimbalzata anche in Parlamento: «Lo abbiamo detto dal lontano novembre 2024», ha dichiarato il pentastellato Mario Turco, membro nella commissione d’inchiesta sulle banche, «Adesso presenteremo un’interrogazione a cui il Governo non potrà più sottrarsi. Oggi la notizia che la Procura di Milano sta indagando Caltagirone, titolare dell’omonimo gruppo, Milleri, numero uno della finanziaria Delfin della famiglia Del Vecchio, e Lovaglio, amministratore delegato di Mps, ovvero i tre banchieri-finanzieri a cui il Governo Meloni ha deciso di regalare quel che resta della finanza italiana, dimostra quanto fondate fossero le nostre denunce, trasfuse anche in 10 interrogazioni parlamentari solo al Senato», ha concluso Turco. E la Consob in serata si è riunita per valutare il dossier. (riproduzione riservata)