Il Tesoro ha collocato con successo presso investitori istituzionali un’emissione dual-tranche: il nuovo Btp a 7 anni (scadenza 15 novembre 2032) e il nuovo Btp a 30 anni (primo ottobre 2055).
Più in dettaglio, il nuovo 7 anni è stato emesso per un importo pari a 13 miliardi di euro a fronte di una domanda pari a 110 miliardi di euro. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,667 corrispondente a un rendimento lordo annuo del 3,33%.
Invece, per il nuovo 30 anni l'importo emesso è stato pari a 5 miliardi a fronte di richieste per 107 miliardi. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,560 con un rendimento lordo del 4,732%. In totale, quindi, le richieste sono state pari a 218 miliardi, oltre l’ultima emissione dual-tranche.
Infatti lo scorso giugno, quando il Tesoro ha offerto un nuovo Btp a 5 anni e la riapertura di un titolo green con scadenza 2037, sono stati raccolti in totale 17 miliardi di euro con le richieste che hanno superato quota 214 miliardi.
La nuova emissione, prevista come da tradizione dopo la pausa estiva, permetterà a Via XX Settembre di procedere con la raccolta in vista della fine dell'anno. Invece, le aste dei Btp a 7 anni e dei Btp con scadenza superiore ai 10 anni previste per l'11 settembre non avranno luogo. Incaricate del collocamento odierno sono state Bbva, Citi, Deutsche Bank, J.P. Morgan, Morgan Stanley e Nomura.
L'Italia uscirà presto dalla procedura dell'Unione Europea per deficit eccessivo, in quanto è vicina a portare il deficit di bilancio al 3% del pil, come ha osservato il 1° settembre la presidente della Bce, Christine Lagarde. Diversamente dalla Francia, in piena tempesta perfetta a causa della crisi politica che mantiene elevati i costi di finanziamento del Paese, che si stanno avvicinando a quelli dell’Italia.
Il rischio di un downgrade del rating sovrano francese è aumentato e la decisione che Fitch prenderà il 12 settembre sarà cruciale. «In Francia è poco probabile che il premier Bayrou riesca a superare il voto di fiducia l’8 settembre. Ci aspettiamo che venga approvata una legge di bilancio meno rigorosa, ma il grande rischio resta quello delle elezioni anticipate», avverte César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management. «Gli asset francesi, inclusi i titoli di Stato, probabilmente resteranno sotto pressione nel breve termine, ma la possibilità di un declassamento del rating è già ampiamente scontata».
Al momento nuove elezioni presidenziali appaiono escluse e il Rassemblement National non sembra in grado di assumere il potere. Per il Global Credit Team di Algebris Investments è più probabile la nomina di un nuovo primo ministro, chiamato a costruire una legge di bilancio sulla base di intese con le diverse forze politiche. I mercati tornano a concentrarsi sulle prospettive fiscali della Francia. La traiettoria delle finanze pubbliche è in deterioramento: il rapporto debito/pil, già elevato al 115%, è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Ridurre il deficit dal 5,4% del pil previsto per quest’anno al 4,6% nel 2025 sarà estremamente difficile. «L’obiettivo fissato da Bayrou si è rivelato poco realistico e ora il deficit sembra destinato ad attestarsi più vicino al 5,5-6% entro il 2026. In assenza di misure di consolidamento, il rischio di declassamenti del rating è concreto: le agenzie sono pronte a pubblicare le loro revisioni subito dopo il voto di fiducia», prevede Algebris Investments, precisando, però, che i downgrade sono già in parte scontati: lo spread Oat-Btp è vicino allo zero e l’Oat-Bund quota a 80 punti base. «Quest’ultimo potrebbe restare ampio, ma non si può escludere ulteriore volatilità in vista dell’8 settembre. Molto dipenderà dalla capacità dei mercati di assorbire il progressivo deterioramento fiscale della Francia. Per ora, un tracollo appare improbabile: lo scenario più plausibile resta la prosecuzione di una lenta erosione della posizione fiscale».
I rendimenti dei titoli di Stato trentennali francesi sono saliti ai livelli più alti degli ultimi 16 anni, spinti dalle preoccupazioni di bilancio, mentre il Primo Ministro François Bayrou ha avviato colloqui con i partiti politici nel tentativo di evitare la caduta del governo.
Ieri il partito di estrema destra Rassemblement National ha detto che si sta preparando per le elezioni anticipate, prevedendo che i partiti di opposizione faranno cadere il governo di minoranza in un voto previsto per l'8 settembre.
I rendimenti dei titoli di Stato trentennali francesi sono saliti ai livelli più alti da giugno del 2009 al 4,52%. In crescita anche il tasso degli Oat a 10 anni al 3,58% con lo spread con il Bund a 80 punti base e quello del Btp 10 anni al 3,70% con il differenziale con la Germania in risalita a 92.
La divisione politica del governo francese rischia di rimanere tale anche dopo l'esito delle elezioni anticipate negando così l'eventualità di un risanamento dei conti. Questo induce gli operatori economici a ipotizzare che lo scarto nel debito pubblico tra il nostro Paese e la Francia sarà destinato a diminuire», afferma a milanofinanza.it Francesco Megna, responsabile commerciale in banca.
Lo stallo politico non aiuta, mentre le attese del Fmi mostrano una Francia con un rapporto debito/pil intorno al 130%. «La poca fiducia nella possibilità di superare l'impasse politico potrebbe sfociare in altri aumenti nei rendimenti dei titoli di Stato francesi stante il fatto che il recente rialzo dei rendimenti non rappresenta una novità: gli addetti ai lavori conoscono da mesi le difficoltà del governo francese, sia in termini di frammentazione politica sia in termini di amministrazione e organizzazione dei bilanci e delle risorse economiche dello Stato», aggiunge l’esperto.
D'altro canto, l'eventuale fine del governo in carica potrebbe creare le premesse per un nuovo ciclo, più volatile e rischioso. Oramai non solo le obbligazioni sovrane emesse dallo Stato francese, una volta considerate tra gli strumenti più sicuri nell'Eurozona, «rendono come i nostri Btp, ma addirittura più di Spagna e Grecia. Acquistare titoli di Stato francesi rappresenta allora un'opportunità? Nel breve termine dipenderà dall'esito del voto di fiducia dell’8 settembre, mentre nel medio-lungo termine», conclude Megna, «dipenderà dall'abilità del governo d'oltralpe a ridurre il deficit». (riproduzione riservata)