Il Ftse Mib chiude sulla parità a 44.607 (+0,03%).
Il miglior titolo di giornata è Fincantieri, che guadagna il 2%. In terreno positivo anche Italgas (+1,5%), Terna (+0,85%) ed Enel (+0,76%). Fanalino di coda è Saipem (-2,1%), con Cucinelli (-1,75%), Campari (-1,26%) e Amplifon (-1,2%).
A metà seduta Wall Street viaggia in rialzo. Fra le borse europee, Parigi è in lieve calo (-0,21%) mentre Londra (+0,24%) e Francoforte (+0,2%) chiudono sopra la parità.
Tra le materie prime continua a crescere l’oro, che sfiora 4.500 dollari l’oncia, in aumento anche l’argento (+2,85%) a 70,5 dollari.
Il Ftse Mib si mantiene sopra la parità (+0,17%). Fra le blue chip salgono Fincantieri e Italgas. Bene anche Mps e Leonardo. In negativo Brunello Cucinelli, Saipem, Amplifon e Diasorin.
Wall Street è in lieve rialzo. Per quanto riguarda i dati macro Usa, delude quello sulla fiducia dei consumatori: 89,1 inferiore al consensus di 91,7.
In Europa solo Parigi è leggermente in rosso.
Wall Street apre contrastata. A Piazza Affari il Ftse Mib viaggia intorno alla parità (+0,06%) a 44.620 punti.
Sul fronte macro, il pil degli Stati Uniti cresce a un tasso annualizzato del 4,3% nel terzo trimestre, oltre le attese. Bene la produzione industriale. Deludono gli ordini di beni durevoli.
Sul listino milanese in evidenza Italgas, Fincantieri e Mps. Fra le peggiori blue chip ci invece Cucinelli, Saipem e Buzzi.
I futures Usa accelerano al ribasso (-0,18% quello sul Dow Jones e -0,19% quello sull’S&P500 alle 14:40) e il dollaro resta debole nei confronti dell’euro (+0,22% a 1,1784) dopo il dato sul pil degli Stati Uniti, cresciuto a un tasso annualizzato del 4,3% nel terzo trimestre del 2025, ben oltre le attese degli economisti che si aspettavano un +3,2%. La pubblicazione è stata rinviata di due mesi a causa dello shutdown del governo statunitense. Nel secondo trimestre il pil Usa era aumentato del 3,8%. Ora gli investitori temono che una crescita resiliente possa indurre la Fed a rallentare il ritmo dei tagli dei tassi di interesse.
I dati macroeconomici statunitensi hanno indicato una domanda più solida. I consumi personali sono cresciuti a un ritmo annualizzato del 3,5%, in accelerazione rispetto al 2,5% del trimestre precedente, evidenziando la resilienza della spesa delle famiglie. Mentre l’inflazione core Pce è aumentata leggermente al 2,9% dal 2,6%, suggerendo che le pressioni sui prezzi si sono intensificate con il rafforzarsi della crescita. Inoltre, gli ordini di beni durevoli sono diminuiti del 2,2% su base mensile, peggio delle attese che indicavano un calo dell’1,5%, segnalando una contrazione della domanda di beni manifatturieri durevoli più marcata del previsto.
Il Ftse Mib di Piazza Affari resta in calo dello 0,26% a 44.477 punti con tutte le banche in rosso insieme ad alcune utility. Si salvano Nexi, Recordati, Stellantis e Fincantieri. Lo spread Btp/Bund scende sotto 70 punti base a 69 dopo il via libera del Senato alla manovra, che ora passa all'esame della Camera. I sì sono stati 110, 66 i no e 2 astenuti. Approvata anche la Nota di variazione sulla legge di Bilancio che ha incassato 110 voti favorevoli, 62 voti contrari e un solo astenuto. La manovra vale complessivamente 22 miliardi, ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. L'ammontare complessivo, inizialmente pari a 18,7 miliardi, «è salito», ha spiegato il ministro, «perché con l'ultimo maxi-emendamento abbiamo integrato gli stanziamenti per Transizione 5.0, la Zes e sull'adeguamento prezzi».
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib accelera al ribasso (-0,27% a 44.472 punti alle 12:45 con Tim che perde l’1,63% e Saipem l’1,73%; sotto pressione anche Diasorin e Azimut).
Lo spread Btp/Bund sale a quota 70,78 punti base dopo che il Senato ha votato la fiducia posta dal governo sul maxi emendamento alla manovra: i voti favorevoli sono stati 113, i voti contrari 70, astenuti 2. Ora si terrà il Consiglio dei ministri per la Nota di variazione e successivamente l'Aula di Palazzo Madama tornerà a riunirsi e si terranno due votazioni elettroniche: una sulla Nota di variazione e l'altra, definitiva, sulla legge di Bilancio.
Materie prime ancora più in fermento. Il rame ha toccato un nuovo massimo storico sopra i 12.000 dollari a tonnellata, mentre le gravi interruzioni nelle attività minerarie e le distorsioni commerciali legate all’agenda tariffaria del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, stanno spingendo il metallo industriale verso il maggior rialzo annuo dal 2009. Il prezzo del rame è salito fino a 12.044 dollari a tonnellata sul London Metal Exchange, estendendo un rally che quest’anno ha portato i corsi a crescere di oltre un terzo.
La possibilità che Trump imponga dazi sul rame è stata un fattore centrale nel sostenere i prezzi, con un’impennata delle importazioni negli Usa che ha spinto i produttori di altre aree del mondo in una vera e propria gara al rialzo per assicurarsi le forniture.
Di pari passo l’oro, salito a un nuovo massimo storico, per la 50ª volta quest’anno, a causa dell’escalation delle tensioni geopolitiche e delle prospettive di ulteriori tagli dei tassi negli Stati Uniti. L’oro spot è salito fino a quasi 4.500 dollari l’oncia (4.497,74 dollari l’oncia per l’esattezza), prolungando i guadagni dopo il maggior rialzo giornaliero in oltre un mese.
I trader scommettono che la Fed, dopo tre tagli consecutivi dei tassi, ridurrà ulteriormente il costo del denaro anche il prossimo anno, un fattore favorevole per i metalli preziosi. Il ruolo di bene rifugio dell’oro si è rafforzato nell’ultima settimana anche per l’aumento delle tensioni geopolitiche, in particolare in Venezuela, dove gli Stati Uniti hanno bloccato alcune petroliere mentre intensificano la pressione sul governo del presidente Nicolás Maduro.
A questo proposito i prezzi del petrolio salgono leggermente (futures sul Brent +0,13% a 62,15 dollari al barile) dopo che Trump ha detto che gli Stati Uniti potrebbero conservare o vendere il greggio sequestrato al largo del Venezuela nelle ultime settimane, come parte delle misure che includono il blocco delle petroliere sottoposte a sanzioni in entrata e in uscita dal Paese sudamericano.
In un clima festivo Piazza Affari, come le altre borse europee, resta ingessata a quota 44.546 punti (-0,10%) alle 11:45, frenata dalle banche, da alcune utility, da Poste e Tim (-1,24%).
Lo spread Btp/Bund sale a 69,10 punti base, viceversa il differenziale Oat/Bund scende a 70 anche se la manovra 2026 è in stallo in Francia. La legge speciale dovrebbe permettere di finanziare temporaneamente i servizi fondamentali dello Stato e le sue amministrazioni basandosi provvisoriamente sull'esercizio 2025. Dopo il via libera del governo il voto della legge speciale in parlamento è atteso per oggi, 23 dicembre.
L’euro è a un soffio da 1,18 dollari (+0,33% a 1,1797) in attesa dei dati sul pil Usa del terzo trimestre. Intanto a novembre 2025 l'interscambio commerciale dell'Italia con i Paesi extra Ue27 ha mostrato un quadro contrastato: esportazioni stazionarie a livello mensile e forte riduzione delle importazioni (-7,4%), secondo i dati diffusi dall'Istat.
Il saldo commerciale con i Paesi extra Ue27 è tornato a rafforzarsi a +6,918 miliardi di euro, in aumento rispetto ai +5,358 miliardi di novembre del 2024. Il deficit energetico si è ridotto a -3,152 miliardi. Nei primi undici mesi l'export extra Ue è cresciuto del 2% (+2,5% al netto dell'energia), mentre le importazioni del +3,8%.
Borse europee spente (Dax +0,04%, Cac40 -0,17%, Ftse100 +0,09% e Ftse Mib -0,03% a 44.579 punti alle 10:20 con Leonardo e Fincantieri tra i migliori). L’euro sale dello 0,22% a 1,1784 dollari dopo che il pil della Spagna nel terzo trimestre del 2025 su base trimestrale ha registrato un aumento dello 0,6%, in linea con quanto indicato nella stima preliminare e atteso dal consenso.
Anche nel secondo trimestre aveva mostrato una variazione pari a +0,6%. Su base annuale, il pil ha riportato un incremento del 2,8%, anche in questo caso in linea con la prima lettura ma più basso di quanto registrato nel secondo trimestre (+3,1%). Sempre in Spagna i prezzi della produzione a novembre su base annuale hanno registrato un -2,5%, in calo rispetto al precedente +0,7%.
Mentre in Germania i prezzi delle importazioni sono diminuiti dell'1,9% su base annua a novembre, dopo il -1,4% registrato a ottobre. Su base mensile sono aumentati dello 0,5% dal +0,2% del mese precedente. Gli economisti avevano previsto una lettura pari a +0,1%.
«Prevediamo un apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro con l'entrata in vigore degli stimoli fiscali tedeschi, mentre lo yen giapponese dovrebbe beneficiare della riduzione dei differenziali dei tassi reali», stima Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group. Tuttavia, avverte, «il mercato azionario statunitense è fondamentale per le prospettive del dollaro. Negli ultimi dieci anni, la forte domanda globale di azioni statunitensi, in particolare di titoli tecnologici, è stata una fonte significativa di forza del dollaro. Gran parte di questo capitale è affluito dal Giappone e dall'Europa, dove i bassi tassi di interesse e la crescita moderata hanno spinto gli investimenti verso gli asset statunitensi».
Ancora una volta, questo ciclo potrebbe cambiare, poiché gli investitori cercano opportunità al di fuori dei titoli azionari statunitensi altamente valutati. Allo stesso modo, se i titoli azionari statunitensi continuano a registrare risultati positivi, il dollaro potrebbe rimanere resiliente nonostante i venti contrari più ampi.
Nel complesso, conclude Jens Søndergaard, «sta prendendo piede l'idea che il dollaro statunitense meriti uno sconto strutturale, determinato dai rischi per l'indipendenza della Fed, dalle vulnerabilità fiscali e dalle crescenti narrazioni sulla dedollarizzazione. Tuttavia, non vi è alcuna minaccia immediata allo status egemonico del dollaro. Esso continua a svolgere tre ruoli fondamentali: valuta principale per il commercio internazionale e i flussi di capitali transfrontalieri, componente dominante delle riserve ufficiali bene rifugio in periodi di stress economico. Inoltre, non è emersa alcuna alternativa valida».
Borse europee caute in avvio di seduta. Francoforte sale solo dello 0,03%, Londra flette dello 0,11%, Milano dello 0,04% a 44.574 punti e Parigi dello 0,05% con il governo francese che spingerà il parlamento ad approvare una legge d'emergenza per mantenere lo Stato in funzione fino a gennaio, dopo il mancato accordo sul bilancio 2026. Si tratta di una misura provvisoria per evitare la chiusura, mentre cresce la pressione da parte degli investitori e delle agenzie di rating.
Il rendimento dell’Oat francese a 10 anni scende al 3,59% e quello del Btp 10 anni al 3,54% con lo spread con il Bund a 65,9 punti base in attesa al Senato del voto di fiducia sul maxi-emendamento con cui il governo punta ad accelerare il via libera alla legge di Bilancio 2026.
L'esiguità di scambi è destinata a caratterizzare anche questa seduta, prima della pausa natalizia. La consigliera della Bce, Isabel Schnabel, ha detto al quotidiano tedesco Faz che non ci si deve aspettare un aumento dei tassi di interesse adesso o nel prossimo futuro, sebbene prevalgano spinte inflazionistiche.
Sul listino milanese Banco Bpm arretra, come le altre banche, dello 0,31% a 12,76 euro dopo che, come riportato da MF-Milano Finanza, il cda ha discusso l'adeguamento dello statuto alla legge Capitali, ma la decisione è stata posticipata a gennaio.
Mentre il cda di Diasorin (+0,39% a 67,58 euro) ha deliberato di sottoporre all'assemblea l'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie sino a un esborso complessivo di massimi 250 milioni di euro e, in ogni caso, per un quantitativo massimo non superiore a 4,5 milioni di azioni, pari a circa l'8% del capitale.
Nel settore energetico Vår Energi, la controllata di Eni (-0,12% a 16,032 euro) quotata alla borsa di Oslo, come anticipato da MF-Milano Finanza, ha rivisto le stime di produzione per l'intero anno, aggiornate in una forchetta tra 330 e 335 mila barili di petrolio equivalente al giorno, la fascia inferiore dell’intervallo previsto in precedenza.
Quanto a Stellantis (+0,47% a 9,49 euro) tra gennaio e novembre ha visto calare del 5,5% le immatricolazioni in Europa, ma ha registrato un balzo del 33% del marchio Alfa Romeo, secondo Acea. Al contempo il Consiglio dei Ministri ha autorizzato Sogin ad acquistare da Stellantis Deposito Avogadro. Il sito comprende impianti per lo stoccaggio temporaneo di combustibile nucleare esaurito.
Acquisti anche su Leonardo, in crescita dell’1,05% a 49,93 euro nonostante i tempi più lunghi per un deal per la divisione Aerostrutture. Il segretario generale della Uilm Palombella ha detto che per il momento l'accordo tra Leonardo Aerostrutture e il fondo sovrano arabo Pif «non si fa. Ci sono tante cose da chiarire e da stabilire. A partire dal prossimo anno si potranno continuare a verificare le condizioni per vedere se quest’alleanza rappresenta realmente una possibilità di sviluppo e rilancio per Aerostrutture».
E se doValue (+1,77% a 2,994 euro) ha lanciato Lounge, il primo fondo a conferimento focalizzato su crediti garantiti dal Fondo di garanzia Mcc, creato in partnership tra la società del gruppo, attiva nell’alternative asset management, Gardant Investor Sger, e tre banche italiane con un conferimento iniziale di 200 milioni di euro di gross book value di crediti deteriorati, al termine dell'offerta pubblica di acquisto totalitaria Icop ha raggiunto il 96,81% del capitale di Palingeo. Il delisting delle azioni Palingeo avverrà a partire dal 9 gennaio.
Borse europee attese piatte in avvio di seduta nonostante i guadagni di Wall Street con il rimbalzo dei titoli tecnologici statunitensi e i segnali di attenuazione dell’inflazione che offrono alla Fed maggior margine per tagliare i tassi di interesse il prossimo anno, sebbene gli scambi siano rimasti contenuti a causa dei bassi volumi tipici di fine anno. I futures Usa scendono (-0,10% quello sul Dow Jones e -0,14% quello sull’S&P500).
Mentre dai verbali dell’ultima riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia è emerso che i banchieri centrali hanno discusso della possibilità di un aumento dei tassi nel 2026 se l’inflazione dovesse rivelarsi più persistente del previsto.
Il dollaro scende nei confronti dell’euro che vale 1,1771 (+0,10%) in attesa alle 8 dei prezzi import a novembre della Germania, alle 9 del pil finale del terzo trimestre della Spagna, alle 11 della bilancia commerciale (extra-Ue) di novembre dell’Italia, alle 14:30 del pil advance del terzo trimestre degli Stati Uniti, degli ordini di beni durevoli preliminari a ottobre, mentre alle 14:55 tocca all’indice settimanale Redbook, alle 15:15 alla produzione industriale e all’impiego della capacità produttiva a ottobre per chiudere alle 16 con la fiducia dei consumatori a dicembre.
Tra le materie prime, mentre l’oro e l’argento raggiungono nuovi massimi storici, rispettivamente a 4.497,74 dollari l’oncia e a 69,99 dollari l’oncia, i prezzi del petrolio scendono, raffreddandosi dopo i forti rialzi della seduta precedente, mentre l’acuirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Venezuela e gli attacchi alle infrastrutture petrolifere russe fanno presagire possibili interruzioni delle forniture globali.
I volumi di scambio sono ridotti in vista delle festività di fine anno, mentre i prezzi del petrolio continuano a scontare forti perdite su base annua, a causa delle preoccupazioni per il rallentamento della domanda e per un imminente eccesso di offerta. I futures sul Brent calano dello 0,29% a 61,89 dollari al barile, mentre quello sul Wti dello 0,33% a 57,82 dollari al barile.
Gli Stati Uniti sono impegnati nel tentativo di sequestrare una terza petroliera collegata al Venezuela questa settimana, dopo che il presidente statunitense, Donald Trump, ha ordinato il blocco delle petroliere sanzionate in entrata o in uscita dal Paese. Trump ha mantenuto una retorica dura nei confronti di Caracas e del presidente Nicolás Maduro, suggerendo che dovrebbe dimettersi.
Il Venezuela è il dodicesimo produttore mondiale di greggio e possiede le maggiori riserve petrolifere accertate al mondo. Un aumento delle azioni militari statunitensi rischia di interrompere le spedizioni di petrolio del Paese, con la Cina tra i principali acquirenti di greggio venezuelano.
In primo piano anche le tensioni Russia-Ucraina e il Medio Oriente. Kiev, con una serie di attacchi, ha colpito un importante terminal petrolifero russo, un oleodotto e almeno due navi. Queste azioni rischiano di aggravare ulteriormente le interruzioni delle spedizioni di petrolio russe, già soggette a rigide sanzioni statunitensi. I continui attacchi tra Russia e Ucraina hanno, inoltre, ridotto le speranze di un cessate il fuoco immediato.
Mosca si aspetta che la questione ucraina non sia inclusa nei documenti finali della presidenza statunitense del G20, come ha dichiarato la sherpa russa del G20, Svetlana Lukash. Anche le tensioni tra Israele e Iran sono tornate al centro dell’attenzione perché Gerusalemme starebbe valutando una nuova offensiva contro l’Iran. I test missilistici di Teheran hanno accresciuto l’incertezza nella regione ricca di petrolio.
Sul listino milanese attenzione a Banco Bpm dopo che, come riportato da MF-Milano Finanza, il cda ha discusso l'adeguamento dello statuto alla legge Capitali, ma la decisione è stata posticipata a gennaio.
Mentre il cda di Diasorin ha deliberato di sottoporre all'assemblea l'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie sino a un esborso complessivo di massimi 250 milioni di euro e, in ogni caso, per un quantitativo massimo non superiore a 4,5 milioni di azioni, pari a circa l'8% del capitale.
Nel settore energetico Vår Energi, la controllata di Eni quotata alla borsa di Oslo, come anticipato da MF-Milano Finanza, ha rivisto le stime di produzione per l'intero anno, aggiornate in una forchetta tra 330 e 335 mila barili di petrolio equivalente al giorno, la fascia inferiore dell’intervallo previsto in precedenza.
Quanto a Stellantis tra gennaio e novembre ha visto calare del 5,5% le immatricolazioni in Europa, ma ha registrato un balzo del 33% del marchio Alfa Romeo, secondo Acea. Al contempo il Consiglio dei Ministri ha autorizzato Sogin ad acquistare da Stellantis Deposito Avogadro. Il sito comprende impianti per lo stoccaggio temporaneo di combustibile nucleare esaurito.
E se doValue ha lanciato Lounge, il primo fondo a conferimento focalizzato su crediti garantiti dal Fondo di garanzia Mcc, creato in partnership tra la società del gruppo, attiva nell’alternative asset management, Gardant Investor Sger, e tre banche italiane con un conferimento iniziale di 200 milioni di euro di gross book value di crediti deteriorati, al termine dell'offerta pubblica di acquisto totalitaria Icop ha raggiunto il 96,81% del capitale di Palingeo. Il delisting delle azioni Palingeo avverrà a partire dal 9 gennaio.
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