Il Ftse Mib chiude a 39.929 punti, in rialzo dell’1,2%. Tra le principali piazza europee fa meglio solo Madrid che guadagna circa l’1,5%. Il listino milanese è guidato da Unicredit (+3,4%), Prysmian (+3,3%) e Tim (+3%). Bene anche Buzzi (+2,8%), mentre calano i titoli legati all’energia e le utilities come A2a (-1,4%), Terna (-1,1%) e Snam (-0,5%). In discesa a 94 punti lo spread Btp/Bund.
Scende il prezzo del petrolio, con il Brent che cala tra 70 e 71 dollari al barile e il Wti sotto i 70 dollari, nonostante gli scontri tra Iran e Israele. «Finora non ci sono state interruzioni significative di volumi di petrolio tali da influenzare i benchmark globali, e quindi il premio al rischio riflette solo l’escalation e la possibilità di un'espansione regionale», spiega Mike Haigh, head of Commodity Research di Société Générale. Il dollaro perde terreno sull’euro con il cambio euro/dollaro che oscilla intorno a 1,158 dopo aver oltrepassato quota 1,16 nel corso della seduta.
Wall Street apre positiva con il Dow Jones che guadagna lo 0,7%, lo S&P 500 lo 0,7% e il Nasdaq lo 0,9% alle 15:30. Gli operatori seguono con attenzione gli sviluppi in Medio Oriente, dopo che il 13 giugno Israele ha lanciato l’operazione «Rising Lion» contro l’Iran, portando Teheran a rispondere con una serie di lanci missilistici. L’attacco israeliano aveva innescato un'impennata dei prezzi del petrolio, penalizzando gli asset più sensibili al rischio. In parallelo, l’oro ha registrato un rally, confermandosi come bene rifugio nei momenti di forte volatilità. Gli investitori attendono anche la decisione di politica monetaria della Federal Reserve in calendario il 18 giugno.
Intanto la Commissione Ue è pronta ad accettare un dazio fisso del 10% sugli scambi commerciali con gli Stati Uniti, a patto che l’accordo sia definito con criteri chiari e condivisi, in modo da evitare tariffe più elevate su automobili, farmaci ed elettronica.
All’avvio dei mercati americani il Ftse Mib viaggia a 39.754 punti, in rialzo dello 0,8%. La migliore è Prysmian che guadagna il 2,5% seguita da due titoli caldi grazie al risiko bancario: Unicredit (+2,3%) e Banca Popolare di Sondrio (+1,95% nel giorno dell’avvio dell'ops di Bper). In calo A2a (-1%), Terna (-0,9%) e Generali (-0,7%). Lo spread Btp/Bund torna a scendere intorno a 95 punti.
Con i futures statunitensi che accelerano al rialzo (+0,6% quello sul Dow Jones e +0,66% quello sull’S&P500 alle 14:50), a Piazza Affari l’indice Ftse Mib guadagna l’1% a 39.842 punti. La Banca Popolare di Sondrio, Unicredit, Mediobanca, Prysmian e Buzzi si apprezzano di oltre due punti percentuali. L’euro va verso 1,16 dollari (+0,52%) dopo i dati macro Usa. L'indice manifatturiero Empire State della Federal Reserve di New York è peggiorato a -16 punti a giugno dai -9,2 di maggio, deludendo il consenso degli economisti che si aspettava un miglioramento a -6,3 punti. L'indice Empire State è la prima lettura del settore manifatturiero per il mese di giugno e suggerisce un ritmo più rapido di contrazione del settore. Il rendimento del Treasury Usa 10 anni scende al 4,42%.
I mercati osserveranno con attenzione la riunione e la decisione sui tassi della Federal Reserve di questa settimana. Sebbene si preveda che i tassi d'interesse rimarranno invariati, gli investitori presteranno molta attenzione alla dichiarazione successiva all'annuncio e alla sessione di domande e risposte, per cogliere eventuali segnali sull'orientamento politico a breve termine della Fed. «Qualsiasi cambiamento nelle aspettative - che attualmente indicano un taglio di 25 punti base a settembre, seguito da una mossa simile prima della fine dell'anno - potrebbe influenzare la performance del dollaro Usa», afferma Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades.
Le borse europee consolidano il rialzo (+0,47% il Dax, +0,73% il Cac40, +0,47% il Ftse100 e +0,88% a 39.784 punti alle 13:20 il Ftse Mib con la Popolare di Sondrio, Leonardo e Prysmian in vetta) con i negoziatori di Bruxelles che sperano che l'offerta di accettare dazi statunitensi del 10% su tutte le esportazioni dell'Unione Europea negli Stati Uniti eviti un aumento dei dazi su automobili, farmaci e dispositivi elettronici il prossimo 9 luglio.
Secondo il quotidiano Handelsblatt, che ha citato alti negoziatori dell'Ue, l’offerta alle controparti statunitensi avverrà solo a determinate condizioni e non sarà considerata permanente. Dopo quest’indiscrezione, non confermata ufficialmente, non brillano particolarmente i titoli Stellantis (+0,81%) e Ferrari (+0,6%) e Pirelli (+0,46%).
Con i futures statunitensi positivi (+0,29% quello sul Dow Jones e +0,39% quello sull’S&P500), a Milano l’indice Ftse Mib consolida il rialzo (+0,71% a 39.720 punti alle 12:00) con Banco Bpm, Bper, Mediobanca, Unicredit, Nexi, Buzzi e Leonardo in crescita di oltre un punto percentuale. L’euro continua a salire dello 0,56% a 1,15083 dollari dopo che nell’Unione Europea l’indice sul costo lavoro nel primo trimestre del 2025 su base annuale ha segnato un +3,4%, in calo rispetto al precedente +3,8% (la previsione degli economisti era +3,2%).
L’obbligazionario italiano è in modesto ribasso con gli investitori cauti che ponderano gli sviluppi sul fronte mediorientale mentre attendono nei prossimi giorni gli annunci monetari di numerose banche centrali, Fed in testa (attesi tassi fermi). Il rendimento del Btp decennale scende al 3,49% dal 3,50% del finale di venerdì 13 giugno e lo spread con il Bund vale 95,7 punti base da 94.
Le borse europee si mantengono positive (Dax +0,24%, Cac40 +0,58%, Ftse100 +0,29% e Ftse Mib +0,66% a 39.699 punti alle 10:20 con Mediobanca che ora scatta e segna un +0,91% dopo aver rinviato al 25 settembre l'assemblea degli azionisti per l'approvazione dell'offerta pubblica volontaria di scambio su Banca Generali, bene anche Unicredit e Bper), poco sensibili alla guerra in corso tra Israele e l’Iran e alle dichiarazioni del vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, secondo il quale i dazi peseranno per anni sulla crescita economica e sui prezzi della zona euro, ma il rischio che l'inflazione scenda a un livello troppo basso è minimo e anche l'impennata dell'euro rispetto al dollaro (vale 1,1581, +0,52%) non desta grandi preoccupazioni.
A suo avviso il rischio di un mancato raggiungimento dell'obiettivo di inflazione al 2% «è molto limitato. Secondo la nostra valutazione i rischi per l'inflazione sono bilanciati», ha aggiunto. Anche il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha assicurato che l'inflazione della zona euro è ora in linea con l'obiettivo ed è improbabile che si verifichi una fase di undershoot prolungato (l'inflazione effettiva è inferiore rispetto all'obiettivo prefissato da una banca centrale), ma la Bce deve tenere aperte tutte le opzioni per le future mosse di politica monetaria in un contesto di estrema incertezza. in ogni caso il contesto potrebbe cambiare così rapidamente che non sarebbe ragionevole impegnarsi in una pausa o in un taglio. In pratica Bce deve rimanere flessibile.
A proposito di inflazione, a maggio ha registrato in Italia una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento dell’1,6% su base annua, dal +1,9% del mese precedente, ha reso noto l'Istat, ricordando che la stima preliminare era +1,7%.
Borse europee positive in avvio di seduta. Il Dax segna un +0,33%, il Cac40 un +0,37%, il Ftse100 un +0,18% e il Ftse Mib un +0,40% a 39.596 punti. Il deteriorarsi del contesto geopolitico in Medio Oriente condiziona il sentiment, con l'intensificarsi degli attacchi tra Israele e Iran e le ripercussioni sui prezzi del petrolio (Brent +0,82% a 74,84 dollari al barile), mentre una serie di importanti banche centrali, Fed in primis (attesi tassi fermi al 4,25%-4,50%), si riunisce in settimana e i leader del G7 si incontrano in Canada.
Lo spread Btp/Bund riparte da quota 97,7 punti base con il rendimento del Btp 10 anni in calo al 3,49%. La Francia offre i seguenti Btf: 3-3,4 miliardi scadenza 17/9/2025; 1,6-2 miliardi scadenza 31/12/2025; 100-500 milioni scadenza 28/1/2026; 1,4-1,8 miliardi scadenza 17/6/2026. E la Germania 3 miliardi di Bubill scadenza 17/6/2026.
Sul listino milanese Mediobanca si limita a un +0,16% a 19,21 euro dopo che il cda ha deciso di rinviare al 25 settembre l'assemblea degli azionisti, inizialmente convocata per oggi, 16 giugno, per l'approvazione dell'offerta pubblica volontaria di scambio su Banca Generali (-1,5% a 49,18 euro). Pur confermando un «largo supporto del mercato» per l'operazione, Mediobanca ha segnalato l'esigenza di alcuni soci, azionisti anche in Generali, di conoscere le valutazioni e l'orientamento della compagna assicurativa, che controlla Banca Generali, riguardo l'operazione, al fine di potersi esprimere in assemblea.
Unicredit (+0,85% a 56,63 euro) detiene una quota in Mediobanca di circa il 2%. Un portavoce ha spiegato che la banca ha circa 20 miliardi di euro di flussi di capitale al giorno e detiene regolarmente posizioni per conto dei clienti e per coprire posizioni dei clienti. «Questo non è un caso diverso», ha chiarito.
In una lettera inviata al governo italiano per ottenere chiarimenti sull'uso del Golden Power - in particolare nella vicenda dell'offerta di Unicredit su Banco Bpm (+0,90% a 10 euro) - la Commissione Europea si è chiesta in che modo l'acquisizione di una banca italiana da parte di un'altra banca nazionale possa rappresentare una minaccia per la sicurezza del Paese. Nella lettera, riportata dalla Stampa, la Commissione Ue ha richiesto 14 diversi chiarimenti al governo, suddivisi in cinque capitoli, riguardanti lo stesso decreto golden power, la sua interazione con le norme Ue sulle concentrazioni, la libera circolazione dei capitali, le autorità competenti e la direttiva sugli investimenti collettivi.
Intanto inizia l’ops promossa da Bper Banca (+0,77% a 7,60 euro) sulla Banca Popolare di Sondrio (+1% a 11,66 euro), termina l'11 luglio. Bper ha detto di aver ha preso atto con favore del riconoscimento da parte del cda della Sondrio della congruità del corrispettivo offerto sotto il profilo finanziario, dopo che la banca valtellinese prima aveva anche detto che l'offerta non riconosce il reale valore dell'istituto e le sue prospettive di crescita e penalizza gli azionisti.
Bene i titoli oil come Saipem (+1,71% a 2,38 euro) ed Eni (+0,99% a 14,14 euro) di riflesso alla corsa del greggio e il colosso della difesa Leonardo (+1,30% a 49,24 euro) con le tensioni in Medio Oriente. Stabile, invece, a 25,57 euro Stm. Taiwan ha pubblicato la sua lista aggiornata sul controllo dell'export tecnologico a partire dai microchip, includendo colossi cinesi quali Huawei e Semiconductor Manufacturing International Corp (Smic). Un colpo per l'industria tecnologica cinese e le sue ambizioni legate allo sviluppo di chip per l'intelligenza artificiale su scala nazionale. Ora, per fare affari con Huawei, Smic o le loro filiali estere, le aziende dovranno ottenere l'approvazione del governo centrale di Taipei.
Poco mossa anche Interpump a 34,28 euro che ha annunciato l'acquisizione del 65% di Padoan, società valutata 16 milioni di euro (100%). L'operazione conferma l'interesse del gruppo nel rafforzare la sua presenza nella componentistica per veicoli industriali.
Il gruppo ha anche comunicato di aver rilevato 52 mila azioni ordinarie proprie tra il 9 e il 13 giugno. Azioni acquistate al prezzo medio di 35,3033 euro, per un controvalore complessivo di 1,8 milioni. A seguito di tali acquisti, la società detiene quasi 2,5 milioni azioni proprie, pari al 2,3% del capitale sociale.
Borse europee attese poco mosse in avvio di seduta (-0,08% il futures sull’Eurostoxx50) mentre il conflitto tra Israele e Iran non mostra segni di raffreddamento. Anzi, il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha esortato la popolazione a mettere da parte le divergenze e a unirsi contro Israele. «Ogni differenza, questione e problema esistente deve essere messa da parte oggi e dobbiamo opporci con forza a questa aggressione criminale e genocida con unità e coerenza», ha affermato Pezeshkian, in un discorso al Parlamento. L'escalation in Medio Oriente è arrivata proprio mentre i leader del G7 si incontrano in Canada con i dazi del presidente americano, Donald Trump, che già mettono a dura prova l’economia globale.
Con i prezzi del petrolio che continuano a salire, ma non più a correre, dopo il +13% della scorsa settimana, facendo temere un aumento dell’inflazione, la Fed sarà ancora meno propensa a tagliare i tassi di interesse nella riunione di mercoledì 18 giugno. I futures indicano che non c'è quasi nessuna possibilità di un taglio nemmeno a luglio. Una prima mossa a settembre è la più probabile.
Invece, la Banca del Giappone terrà una riunione il 17 giugno e si prevede che manterrà i tassi allo 0,5%, lasciando aperta la possibilità di un inasprimento nel corso dell'anno. Giovedì 19 toccherà alla banca centrale britannica (BoE), vista lasciare i tassi fermi al 4,25%. Per la maggioranza degli economisti, la prossima riduzione da un quarto di punto non arriverà prima di agosto. Mentre la Banca nazionale svizzera si riunisce giovedì e dovrebbe tagliare i tassi di almeno un quarto di punto per portarli a zero.
Nel frattempo, i futures dell'S&P500 salgono dello 0,27% e quelli sul Dow Jones dello 0,12% e il rendimento del Treasury Usa si amplia al 4,42%. Anche il tasso del Treasury a 30 anni al 4,92% è destinato a rimanere elevato, ma per arrivare al 6% sarà probabilmente necessaria un’interruzione delle forniture di petrolio tale da provocare una stretta simile a quella vista nel 2022. I trader obbligazionari non sono preparati all’impatto inflazionistico implicito in prezzi del petrolio superiori ai 100 dollari al barile, come avvenuto tre anni fa.
Con i timori che il conflitto tra Israele e Iran possa estendersi e interrompere le esportazioni dalla regione, in particolare attraverso il vitale Stretto di Hormuz, il futures sul Brent si apprezza dello 0,88% a 74,88 dollari al barile, mentre quello sul Wti dell’1% a 72 dollari al barile. Israele ha lanciato un attacco al giacimento di gas South Pars, costringendo alla chiusura di una piattaforma di produzione, dopo gli attacchi ai siti nucleari iraniani e alla leadership militare della scorsa settimana. Il gas iraniano è destinato principalmente all’uso interno.
Sebbene un attacco alle infrastrutture di produzione di gas dell'Iran sia motivo di preoccupazione, la paura principale per il mercato petrolifero riguarda lo Stretto di Hormuz. I produttori del Medio Oriente spediscono circa un quinto della produzione giornaliera mondiale attraverso questo stretto passaggio, e i prezzi potrebbero aumentare ulteriormente se Teheran tentasse di bloccarlo. «Non ci aspettiamo un'altra significativa impennata dei prezzi del greggio a meno che non ci siano tentativi di chiudere lo Stretto di Hormuz o gli Houthi sostenuti dall'Iran in Yemen non attacchino le navi», afferma Robert Rennie, responsabile della ricerca sulle materie prime di Westpac Banking Corp. «Prevediamo che il Brent rimanga sotto gli 80 dollari».
È anche vero che il principale cliente petrolifero dell’Iran è la Cina, e un eventuale blocco dello Stretto di Hormuz danneggerebbe probabilmente anche le esportazioni di Teheran, riducendo entrate preziose. Dal punto di vista economico e politico, chiudere il passaggio non avrebbe senso. Finora le infrastrutture per l’esportazione di petrolio iraniane non hanno subito danni, ma le ostilità hanno portato i prezzi a recuperare tutte le perdite accumulate dall’inizio dell’anno. L’Iran ha nel frattempo cancellato i colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti, previsti domenica 15 giugno in Oman.
L’oro smette di correre: il futures storna dello 0,41% a 3.438 dollari l’oncia dopo un massimo a 3.473 dollari l’oncia. Sul mercato valutario, il dollaro sale dello 0,30% rispetto allo yen a 144,11, viceversa scende nei confronti dell'euro che vale 1,1550 (
+0,25%). Alle 10 i prezzi al consumo finale a maggio dell’Italia (preliminare: invariato), alle 11 il costo del lavoro del primo trimestre del 2025 dell’Eurozona e alle 14:30 l’Indice Empire Manufacturing a giugno degli Stati Uniti.Sul listino milanese attenzione a Mediobanca dopo che il cda ha deciso di rinviare al 25 settembre l'assemblea degli azionisti, inizialmente convocata per oggi, 16 giugno, per l'approvazione dell'offerta pubblica volontaria di scambio su Banca Generali. Pur confermando un «largo supporto del mercato» per l'operazione, Mediobanca ha segnalato l'esigenza di alcuni soci, azionisti anche in Generali, di conoscere le valutazioni e l'orientamento della compagna assicurativa, che controlla Banca Generali, riguardo l'operazione, al fine di potersi esprimere in assemblea.
Unicredit detiene una quota in Mediobanca di circa il 2%. Un portavoce ha spiegato che la banca ha circa 20 miliardi di euro di flussi di capitale al giorno e detiene regolarmente posizioni per conto dei clienti e per coprire posizioni dei clienti. «Questo non è un caso diverso», ha chiarito.
In una lettera inviata al governo italiano per ottenere chiarimenti sull'uso del Golden Power - in particolare nella vicenda dell'offerta di Unicredit su Banco Bpm - la Commissione Europea si è chiesta in che modo l'acquisizione di una banca italiana da parte di un'altra banca nazionale possa rappresentare una minaccia per la sicurezza del Paese. Nella lettera, riportata dalla Stampa, la Commissione Ue ha richiesto 14 diversi chiarimenti al governo, suddivisi in cinque capitoli, riguardanti lo stesso decreto golden power, la sua interazione con le norme Ue sulle concentrazioni, la libera circolazione dei capitali, le autorità competenti e la direttiva sugli investimenti collettivi.
Intanto inizia l’ops promossa da Bper Banca sulla Banca Popolare di Sondrio, termina l'11 luglio. Bper ha detto di aver ha preso atto con favore del riconoscimento da parte del cda della Sondrio della congruità del corrispettivo offerto sotto il profilo finanziario, dopo che la banca valtellinese prima aveva anche detto che l'offerta non riconosce il reale valore dell'istituto e le sue prospettive di crescita e penalizza gli azionisti.
Da monitorare anche Stm perché Taiwan ha pubblicato la sua lista aggiornata sul controllo dell'export tecnologico a partire dai microchip, includendo colossi cinesi quali Huawei e Semiconductor Manufacturing International Corp (Smic). Un colpo per l'industria tecnologica cinese e le sue ambizioni legate allo sviluppo di chip per l'intelligenza artificiale su scala nazionale. Ora, per fare affari con Huawei, Smic o le loro filiali estere, le aziende dovranno ottenere l'approvazione del governo centrale di Taipei.
Infine, Interpump ha annunciato l'acquisizione del 65% di Padoan, società valutata 16 milioni di euro (100%). L'operazione conferma l'interesse del gruppo nel rafforzare la sua presenza nella componentistica per veicoli industriali.
Il gruppo ha anche comunicato di aver rilevato 52 mila azioni ordinarie proprie tra il 9 e il 13 giugno. Azioni acquistate al prezzo medio di 35,3033 euro, per un controvalore complessivo di 1,8 milioni. A seguito di tali acquisti, la società detiene quasi 2,5 milioni azioni proprie, pari al 2,3% del capitale sociale. (riproduzione riservata)