Il ritmo dei buyback in Europa non mostra segni di rallentamento. E anzi, rimane uno dei fattori trainanti delle borse del continente. Secondo quanto calcolato dagli analisti di Barclays, novembre ha confermato una dinamica robusta: le società europee hanno riacquistato azioni proprie per 19,3 miliardi di euro, un livello vicino ai massimi degli ultimi anni.
Ancora una volta, sono i titoli finanziari, energetici e industriali a trainare l’attività: i buyback, in questo contesto hanno rappresentato il 2,3% dei volumi complessivi di scambio del mercato azionario europeo. Un dato che ribadisce peraltro, spiegano gli esperti, «il ruolo chiave dei riacquisti come fonte di liquidità e sostegno tecnico ai listini».
Non solo l’esecuzione è solida, ma anche il flusso di nuove operazioni di riacquisto di azioni proprie rimane consistente: a novembre sono stati annunciati programmi per 18 miliardi di euro, ancora una volta guidati dai settori finanziario ed energetico.
Il risultato,spiega il report, «è una pipeline molto ampia in vista del 2026: circa il 70% dei programmi previsti per il prossimo anno non è ancora stato eseguito, lasciando una riserva notevole per sostenere il mercato nei mesi a venire».
Barclays prevede che il primo trimestre del 2026 porterà ulteriori 50 miliardi di nuovi annunci, confermando i buyback come un tema centrale per l’azionario europeo. A supportare questa tendenza, secondo gli analisti, c’è un quadro di fondamentali favorevole: «Solide posizioni di cassa, costi del debito in progressivo allentamento, indicatori macro in miglioramento. Tutti elementi che rafforzano la capacità delle aziende di mantenere payout elevati, sia in termini di dividendi sia di riacquisti di azioni».
In questo contesto, Barclays ha elaborato un paniere dedicato ai titoli con annunci di buyback più generosi, che «continua a sovraperformare lo Stoxx Europe 600, un trend che si è accentuato da metà ottobre». L’ultimo ribilanciamento, spiega la banca d’affari, ha «ulteriormente aumentato l’esposizione ai finanziari, energetici e industriali, ovvero i comparti dove l’accelerazione dei riacquisti risulta più evidente».
Quali quotate sono incluse nel basket di Barclays? Le aziende italiane sono due: Eni e Azimut. Tra i titoli finanziari compaiono Bnp Paribas, Ing, Societe Generale. E ancora, la banca svedese Nordea, Euronext, Skandinaviska Enskil, Mapfre e Sampo Oyi. Tra gli energetici, oltre al Cane a Sei Zampe, ci sono Shell, Repsol e Bp.
Nutrita la presenza di società industriali: Airbus, Siemens Energy, Dcc, Vestas Wind Systems, Mercedes. Tra le tlc spiccano Vodafone e Cellnex, mentre tra i titoli del settore consumi compaiono Imperial Brands, JD Sports, Hennes & Mauritz, Allegra.Eu, Orkla, Associated British Foods, Sainsbury. Infine, nel paniere compaiono anche tre aziende tecnologiche: Be Semicondutor, Sage Group e Infineon.
Sul piano geografico, evidenzia Barclays, emergono differenze significative. Norvegia, Regno Unito e Portogallo guidano la classifica dei rendimenti totali per gli azionisti, in un range tra 6% e 8% tra dividendi e buyback.
Mentre Finlandia, Belgio e Norvegia presentano la maggiore capacità di buyback ancora inutilizzata. La Francia rappresenta invece il principale punto debole: la proposta di una tassa del 33% sui riacquisti ha frenato l’interesse degli investitori e la strategia delle aziende. Barclays ritiene però che la revisione del provvedimento da parte del Senato, attesa entro metà dicembre, possa attenuare il rischio politico e innescare un recupero dei titoli francesi. (riproduzione riservata)