Ultima seduta del 2025 contrastata per le borse asiatiche, che restano comunque ai massimi. Con Tokyo e Seul chiuse per le festività, i listini cinesi hanno provato a difendere i guadagni accumulati nel corso dell’anno. L’indice Hang Seng di Hong Kong ha terminato gli scambi in calo dello 0,9% a 25.630,54 punti, mentre lo Shanghai Composite è salito dello 0,1% a 3.969,75 punti. Bene invece il Taiex di Taiwan, in rialzo dello 0,9% a 28.963,6 punti dopo che le navi cinesi hanno interrotto i pattugliamenti intorno all’isola.
Per le borse asiatiche si conclude comunque un anno d’oro con l’indice Msci dell’Asia-Pacifico, uno dei principali indicatori dell’area, salito di oltre il 25%. Un 2025 caratterizzato anche dalla svolta protezionistica impressa dalla Cina, con una serie di restrizioni (in parte attenuate) sull’export soprattutto di terre rare.
Ultimo tassello, dopo i dazi fino al 42,7% sui formaggi e i latticini europei, le tariffe doganali supplementari del 55% imposte da Pechino su alcune importazioni di carne bovina provenienti da Brasile, Australia e Stati Uniti, che secondo il ministero del Commercio hanno danneggiato l’economia cinese. La misura riguarda sia la carne bovina fresca che congelata, con o senza ossa.
Il 2025 termina con una buona notizia anche per l’industria di Pechino. A dicembre, dopo otto mesi di contrazione, l’attività manifatturiera cinese si è leggermente espansa. L’indice pmi è salito a 50,1 punti, ben oltre i 49,2 punti attesi e sopra i 49,9 punti di novembre.
Il dato, per la prima volta da marzo, ha superato la soglia dei 50 punti, che separa la crescita dalla recessione. Incremento che ha spinto l’Ufficio Nazionale di Statistica a parlare di «miglioramento generale» dell’attività economica del Paese, colpito da una lunga crisi del settore immobiliare, da un’elevata disoccupazione giovanile e da consumi interni deboli.
L’ottimismo trapela anche dalle parole del presidente Xi Jinping, che in un discorso di Capodanno riportato dall’agenzia di Stato Xinhua, dichiara che la crescita della Cina raggiungerà «circa il 5%» nel 2025. Il dato è in linea con gli obiettivi del governo e con l’aumento del pil registrato nel 2024 (+5%).
Anche le borse europee ed americane si preparano all’ultima seduta del 2025. Nel Vecchio Continente, in realtà, saranno aperte solo Londra e Parigi ma a metà regime perché il Ftse 100 chiuderà alle 12:30 e il Cac 40 alle 14:05. Anno già finito invece per Milano e Francoforte mentre per Wall Street si prospetta un’ultima seduta dell’anno debole a guardare i future. Molto dipenderà dai nuovi dati sul mercato del lavoro (i sussidi di disoccupazione), la cui debolezza ha spinto la Fed a tagliare i tassi tre volte di fila nella seconda parte del 2025.
In ogni caso gli indici occidentali chiuderanno il 2025 in rialzo. Soprattutto Madrid (+50%), seguita da Piazza Affari (+30% il Ftse Mib, ai massimi dal 2021), che ha fatto meglio delle più blasonate borse statunitensi (Nasdaq +21% e S&P 500 +17%) mettendo a segno il miglior anno borsistico dal 2000. Terminerà così un 2025 segnato dai rally dei titoli dell’AI e dal ritorno dei tagli della Fed, i due fattori principali dietro il rialzi dei mercati per il terzo anno di fila. Anche se l’ultima parte del 2025 si è distinta soprattutto per i record dei metalli preziosi. (riproduzione riservata)