La difesa è il megatrend del futuro? Come spesso accade quando si parla di tendenze secolari, le società di gestione vogliono cavalcare l’onda. Non tanto con i fondi attivi: il trend del riarmo è diventato un presidio ideale per tutto il mondo degli Etf passivi, che stanno entrando nel settore con una serie di fondi-indice tematici.
Solo dall’inizio di quest’anno, come certifica la tabella in basso, sono stati quotati in Europa sette Etf Ucits (quindi dotati di passaporto europeo) sulla difesa e gli armamenti, che hanno portato il totale di questi comparti tematici a quota 13. Niente male, se si considera che solo tre di questi Etf hanno un track record di almeno un anno: questo significa che la stragrande maggioranza dei prodotti ha una vita giovanissima.
D’altronde, se le case di gestione sono così attive nell’offerta di Etf tematici sulla difesa un motivo c’è: la domanda è altissima. L’ultimo report sugli Etf tematici di Ark Invest Europe, braccio europeo della società di gestione di Cathie Wood, ha rivelato che nel mese di maggio i soli Etf sulla difesa del continente hanno registrato 709 milioni di dollari di raccolta. Secondo gradino del podio per i comparti sulla difesa globale a quota 562 milioni. Al terzo posto, a distanza siderale, compare l’intelligenza artificiale (113 milioni). Nei primi cinque mesi dell’anno gli Etf sulla difesa europea hanno raccolto 2,6 miliardi, quelli sulla difesa globale più di 4,3.
I rendimenti per ora stanno premiando chi avesse deciso di scommettere su questi comparti: da inizio 2025 le loro performance vanno da un minimo del 14,8% a un massimo del 41,3%, mentre i pochi fondi-indice che hanno uno storico di almeno un anno arrivano fino al 63,9%. E presto l’offerta si allargherà ancora, cercando di captare opportunità in aree diverse rispetto a Europa e Stati Uniti: Hanetf, ad esempio, ha già previsto la quotazione nelle prossime settimane di una nuova strategia focalizzata sulla corsa al riarmo nell’area dell’Indo-Pacifico.
In generale gli Etf sulla difesa fin qui disponibili per investitori europei rientrano in due macro-categorie: quelli che cercano le opportunità nel settore a livello globale, e quelli focalizzati sui titoli europei o comunque su una rosa ristretta di Paesi (ad esempio quelli della Nato). Rientra nel primo gruppo l’Etf più grande per masse: il VanEck Defense, 5,3 miliardi di masse in gestione e in indicatore di spesa (total-expense-ratio o ter) dello 0,55% annuo. Un costo di molto inferiore rispetto ai fondi attivi, ma piuttosto alto per gli Etf: a confronto, un comparto generalista sulle azioni globali costa circa 35 punti base in meno. L'Etf investe in 29 titoli: la metà del nav – net asset value – è investita in aziende Usa. Seguono Francia al 10% e Italia all’8,3% (tutto attribuibile a Leonardo, seconda partecipazione del fondo dopo l’americana Palantir).
Dall’altra parte ci sono gli Etf sulle società europee, come il secondo più grande in graduatoria, il WisdomTree Europe Defence, da 2,9 miliardi di euro di masse. Questo specifico comparto è denominato in euro (quindi esclude il rischio cambio con il dollaro), costa lo 0,4% annuo e investe in 24 titoli: Rheinmetall (15,2%), Leonardo (12,7%) e Bae Systems (12,3%) sono le prime tre partecipazioni.
Se la prospettiva dei ricchi rendimenti è sicuramente intrigante, non vanno dimenticate alcune avvertenze di questi strumenti finanziari che accomunano gli Etf sulla difesa agli altri comparti tematici. Primo, i costi: il ter medio dei 13 comparti è dello 0,39%, circa 19 punti base in più di un Etf generalista sulle azioni globali. Nel lungo periodo questi costi maggiori vanno a incidere sulla performance complessiva, che deve quindi mantenersi strutturalmente più alta di quella degli Etf generalisti. Anche se, tra gli ultimi lanci, ci sono anche Etf con un ter dello 0,15%.
Secondo punto di attenzione, gli indici replicati: pur essendo Etf passivi, i comparti tematici sulla difesa sono basati su indici diversi tra loro, e questo si nota dalle performance differenti. Si ripropone qui l’annoso dibattito su quanto siano davvero passivi gli Etf tematici, visto che la scelta dell’indice (e quindi delle società da includere in portafoglio) risulta di fatto una scelta direzionale fatta dalla società di gestione. Ad esempio, alcuni Etf includono aziende per cui solo una parte dei ricavi deriva dalla difesa, altri privilegiano invece i contractor militari puri: questo influenza molto il profilo rischio-rendimento del fondo.
Rimane il fatto che, per le caratteristiche che sta assumendo (e per le prospettive dei prossimi anni) la difesa è sempre più percepita come un megatrend: una tendenza strutturale, in atto da tempo e che può trasformare il mondo e la società per come li conosciamo oggi. Come usare i megatrend in portafoglio? Per gli esperti dovrebbero costituire una parte marginale dell’asset allocation, non più di un 5-10%, per provare a dare una spinta alla performance complessiva cercando di beneficiare dell’apprezzamento del capitale nel lungo periodo. (riproduzione riservata)