Bertinotti (Fabi): gli enti bilaterali sono decisivi per il futuro delle bcc
Bertinotti (Fabi): gli enti bilaterali sono decisivi per il futuro delle bcc
Il negoziato nel credito cooperativo è in una fase decisiva, con il confronto concentrato sulla riforma degli enti bilaterali, sul Fondo di sostegno al reddito e sul futuro della Cassa mutua. La Fabi sollecita una trattativa più rapida e strutturata per garantire tutele moderne, stabilità occupazionale e sostenibilità del welfare

di di Gaudenzio Fregonara 11/12/2025 02:00

Ftse Mib
43.513,95 17.40.00

-0,43%

Dax 30
24.186,49 18.00.00

-0,45%

Dow Jones
48.408,59 21.44.53

-0,61%

Nasdaq
23.153,39 21.39.41

-1,87%

Euro/Dollaro
1,1744 21.24.53

+0,04%

Spread
69,04 17.30.16

+0,91

Il negoziato nel credito cooperativo vive una sua fase cruciale. A valle del rinnovo del contratto nazionale del luglio 2024, la partita più importante, quella relativa alla costituzione degli enti bilaterali, dell’adeguamento del Fondo di sostegno al reddito e dell’avvio del tavolo sul futuro e prospettive della Cassa mutua, è entrata nel vivo, anche se si registra una certa lentezza. Gianfranco Luca Bertinotti, segretario nazionale Fabi, fa il punto sulla trattativa.

Domanda. Perché il tema degli enti bilaterali è diventato il centro della discussione?

Risposta. Perché è un tassello fondamentale che connota e completa il tratto distintivo del nostro settore. Nel Credito cooperativo, come per il resto del mondo bancario, le trasformazioni degli ultimi anni sono state molto rilevanti: la creazione dei Gruppi cooperativi bancari, la razionalizzazione delle reti, un nuovo modello distributivo, nuove competenze richieste ai lavoratori e alle lavoratrici, le nuove esigenze ed istanze delle comunità locali, coniugate al governo di nuovi processi organizzativi dettati dalla digitalizzazione. Con il rinnovo del Contratto nazionale abbiamo iniziato a ridisegnare la cornice: penso al necessario recupero salariale, all’aggiornamento dei profili professionali, alla redistribuzione della produttività generata nel settore. Ora, però, occorre adeguare e rendere coerente anche tutta la parte relativa al welfare contrattuale. Gli enti bilaterali servono proprio a questo: a garantire strumenti moderni, efficaci, a sostegno dell’occupazione, della formazione permanente di tutti gli addetti del Credito cooperativo. Senza il loro complessivo aggiornamento avremmo un contratto che tutela il futuro dal punto di vista retributivo e organizzativo, ma che non possiede una «vision» sul fronte delle tutele occupazionali e intergenerazionali. E questo non ce lo possiamo permettere, né per i lavoratori né per la competitività stessa delle bcc.

D. Quali sono, nel dettaglio, le priorità che la Fabi porta al tavolo negoziale?

R. La nostra è una piattaforma coerente e molto concreta. Il Fondo di sostegno al reddito oggi ha una dotazione a bilancio molto capiente e potremmo utilizzarlo in modo più efficiente, adeguando il suo funzionamento in linea con quello del credito ordinario. Dobbiamo perseverare sul fronte della nuova e buona occupazione nell’ottica di stabilizzare i livelli occupazionali, tenendo a mente che l’8% degli occupati ha meno di 30 anni. Allo stesso tempo, si devono prevedere forme di sostegno alle famiglie dei lavoratori che purtroppo vengono a mancare, in costanza di rapporto di lavoro. Questa è una tutela che rispecchia la cifra di una grande sensibilità e distintività. Diventa strategica la definizione dell’Ente bilaterale del settore, perché solo con una governance moderna e responsabile, gli strumenti bilaterali possono sviluppare il loro ruolo concretamente. Infine, il tema Cassa mutua nazionale che deve essere ripensata in prospettiva e profondità. Per garantire le prestazioni sanitarie integrative è necessario che la Cassa mutua sia sostenibile e strutturata per erogare i servizi sanitari integrativi in un durevole arco temporale.

D. Il tavolo, però, sta procedendo lentamente. Come è possibile affrontare una nuova stagione di confronto al tavolo nazionale?

R. Noi riconosciamo a Federcasse la volontà politica di arrivare sempre a una sintesi, ma la solo volontà politica sempre non è sufficiente. Occorre una delegazione datoriale che consenta al «tavolo» di procedere con regolarità, di approfondire i temi e di affrontare tutte le questioni tecniche senza continui intervalli. Le trattative complesse necessitano di strutture complesse e tempi serrati.

D. Cosa vi aspettate dai prossimi incontri?

R. Confidiamo in un passo avanti concreto e decisivo. Le questioni aperte sono note e abbiamo presentato da tempo proposte dettagliate, sostenibili dal punto di vista economico e perfettamente in linea con le esigenze di mercato delle Bcc/Cra/Raifeissen. Ora serve che il tavolo entri nella fase decisionale. Non possiamo più limitarci a verificare ipotesi o a ragionare in astratto: dobbiamo chiudere i capitoli, uno dopo l’altro. Questo può accadere solo se gli incontri diventano ritmati e produttivi.

D. Il Ccnl scade il 31 dicembre 2025. C’è il rischio di accumulare ritardi?

R. Lavoriamo perché ciò non accada. Proseguire nel 2026 con profili del contratto ancora aperti significherebbe assicurare meno garanzie al settore. La bilateralità deve essere sempre perseguita e aggiornata, perché è utile alle aziende che affrontano i profondi cambiamenti organizzativi, servono ai lavoratori che stanno vivendo questa trasformazione sulla propria pelle, servono anche a rendere il settore attrattivo per i giovani in cerca di stabile occupazione. Siamo assolutamente determinati a chiudere entro tempi congrui. Crediamo fortemente che anche Federcasse conosca molto bene l’importanza di questo passaggio. (riproduzione riservata)