Da qualche tempo circola sui social un’intervista a Slavoj Žižek, filosofo sloveno un tempo molto alla moda, ora un po’ meno, ma comunque di sinistra. Žižek appare più agitato del solito, allarmatissimo. D’altronde si parla dell’America di Trump. Di punto in bianco il filosofo sbotta: «Mi fa più paura che Trump muoia e Vance prenda il potere. Vance è di una freddezza terrificante, è un robot».
Lo si è visto nell’ormai storico scontro allo Studio Ovale fra Trump, Vance e Volodomyr Zelensky. Trump ha passato la mano al suo vice, che ha eseguito senza batter ciglio il compito di demolire il presidente ucraino. Grande efficacia, grande freddezza, solo una punta di compiacimento. Gli europei sono inorriditi, l’elettorato trumpiano ha gioito come a un incontro di wrestling.
A spiegare agli italiani il fenomeno Vance ci pensa Franco Bechis, giornalista di lungo corso e direttore di Open, nel suo saggio J.D. Vance il vice sceriffo - L’incantatore della destra di Trump. Nella prefazione Enrico Mentana si concentra in particolare su un altro episodio; l’intervento di JD Vance alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, il suo esordio sul palcoscenico internazionale.
Agli allibiti alleati europei Vance ha fatto un discorso da ko: «Molti di voi in questa sala ricordano i difensori della democrazia contro le forze più tiranniche di questo continente durante la Guerra Fredda. Pensate a chi censurava i dissidenti, chiudeva le chiese, cancellava le elezioni: erano i buoni? No di certo, e per fortuna hanno perso. Hanno perso perché non rispettavano l’incredibile dono della libertà».
Fatta questa premessa, Vance ha accusato l’Europa di oggi di essere diventata come i suoi avversari di allora: «Non potete costringere le persone a pensarla in un certo modo, a sentire in un certo modo. Ma quando guardiamo l’Europa oggi, a volte non è chiaro cosa sia accaduto ad alcuni dei vincitori della Guerra Fredda».
Da dove sia uscito un personaggio del genere lo spiega in maniera esemplare Bechis. Nato e cresciuto nella classica famiglia disfunzionale (il padre si è defilato in fretta, madre tossicodipendente, il piccolo JD è stato educato dalla nonna), come se non bastasse nell’area più negletta degli Stati Uniti, i monti Appalachi nell’Ohio, dove vivono i bianchi poveri.
Vance racconterà la storia della prima parte della sua vita in un bildungsroman di grande successo, intitolato Hillbilly Elegy, pubblicato nel 2016 e tradotto in italiano con il titolo Elegia americana, un po’ fuorviante perché hillbilly è un termine dispregiativo con cui si indicano le persone che risiedono nelle aree rurali e montuose degli Stati Uniti, in particolare proprio negli Appalachi.
A incoraggiare il giovane Vance a scrivere il libro è stata Amy Chua, la sua docente all’Università di Yale. Lei è diventata celebre in tutto il mondo per avere scritto un saggio dal titolo Il ruggito della mamma tigre, in cui esalta un metodo educativo che è l’esatto opposto di quello predicato dai woke e in definitiva dalle grandi università americane.
I genitori di Chua sono di origine cinese e l’hanno educata adottando metodi cinesi: niente coccole perché fin da piccoli bisogna abituarsi alle durezze della vita. L’unico modo per farsi strada è studiare tantissimo. Idea tipicamente cinese. Negli Stati Uniti i giovani poveri possono farsi strada solo con lo sport o arruolandosi nell’esercito: così si vincono le borse di studio per iscriversi all’università. Vance si è arruolato nell’esercito su sollecitazione della nonna: l’alternativa era diventare un buzzurro ubriacone come i suoi compaesani.
L’altro incontro decisivo nella vita di Vance è stato quello con Peter Thiel, il primo imprenditore della Silicon Valley a sostenere Trump già nella campagna elettorale del 2016. Thiel è il fondatore di PayPal, il primo sistema di pagamenti alternativo alla rete bancaria, che ha trasformato in un colosso internazionale fondendolo con la X.com di Elon Musk, suo grande amico. Ha investito inoltre su Mark Zuckerberg, mettendo una quota di capitale per il lancio di Facebook, che poi ha venduto con una plusvalenza di oltre un miliardo di dollari.
Vance è quindi l’anello di congiunzione fra il mondo Maga, i trumpiani di ferro, e gli oligarchi dell’hi-tech. Per questo è indispensabile a Trump. (riproduzione riservata)