Crédit Agricole sta valutando di presentare una lista autonoma per il rinnovo del cda di Banco Bpm. Secondo quanto risulta MF-Milano Finanza il gruppo francese, primo azionista di Piazza Meda con il 19,8 % del capitale e pronto a salire oltre il 20% previa autorizzazione della Bce, starebbe pensando di correre da solo. Rispetto all’ultimo rinnovo del 2023 il pacchetto azionario è raddoppiato e potrebbe presto avvicinarsi al 30%, anche grazie all’innalzamento della soglia d’opa previsto dal nuovo Tuf.
Questa posizione di forza offre ad Agricole la possibilità di correre in maniera autonoma presentando una lista corta con fino a cinque candidati. Arrivando seconda dopo la rosa del cda, la banque verte potrebbe avere fino a tre posti nel nuovo board ed un ruolo di forza nel collegio sindacale, dovre conterebbe anche la presidenza, come previsto dal Tuf. In caso di corsa a due, non si può nemmeno escludere che la lista francese arrivi prima. In questo caso Parigi potrebbe collocare nel board tutti i propri candidati, pur senza salire in maggioranza e senza mettere in discussione la conferma del ceo Giuseppe Castagna.
L’esito dell’assemblea dipenderà in larga parte dai fondi che detengono oggi tra il 20% e il 25% del Banco e dai soci italiani riuniti nel patto che oggi blinda il 6,51% tra casse di previdenza e fondazioni. Decisivo sarà anche il ruolo di Assogestioni che a inizio anno dovrà decidere se presentare o meno una rosa.
Per il momento comunque Agricole mantiene ancora aperta la possibilità di un accordo con la lista del cda. «C’è genuinamente la voglia di partecipare al progetto», conferma un banchiere, senza sbilanciarsi però sull’esito del confronto. Ma fonti finanziarie precisano che, qualora si decidesse di sostenere i candidati del cda, Parigi chiederebbe un peso nel nuovo board proporzionale alla quota detenuta, quindi almeno quattro consiglieri e, secondo alcune voci, anche il ruolo di presidente o di direttore generale.
Un’altra incognita che andrà sciolta dopo la pausa natalizia sarà quella relativa alle modifiche statutarie legate all’introduzione delle nuove regole sulla lista del cda. Non è ancora certo che serva un’assemblea straordinaria e c’è chi ritiene che possa bastare un delibera da parte del board. (riproduzione riservata)