Sarà questo il terzo anno di gloria per le banche italiane dopo il ruggente biennio 2023-2024? Fare previsioni è arte difficile, soprattutto a inizio anno, ma sarà più che probabile assistere a un nuovo anno molto positivo, sicuramente sotto l’aspetto dei conti. Quanto alla borsa, dopo la volata esplosiva dell’ultimo biennio, staremo a vedere.
Ma anche sulle fortune del listino è probabile che il 2025 vedrà il comparto più che tonico, spinto dal potente risiko bancario, grazie anche alle valutazioni che come vedremo paiono ancora contenute rispetto ad altri settori.
Intanto guardando all’anno appena passato, non poteva che chiudersi in bellezza. Sui numeri un assaggio l’ha già dato la prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, che martedì scorso ha disvelato l’ennesima ottima annata. Con l’utile netto a 8,7 miliardi su 27 miliardi di ricavi totali. Di fatto per ogni 100 euro di entrate Intesa Sanpaolo ricava utili netti per 33 euro. Poi ci si è messa Mps, al centro delle cronache per l’inaspettato assalto a Mediobanca. L’istituto senese risanato da tempo ha sfornato ricavi per 4 miliardi con un utile netto record da 1,95 miliardi, cui però hanno contribuito per mezzo miliardo il recupero a bilancio delle cosiddette Dta, i crediti fiscali maturati nel passato disastroso della banca. L’utile al netto della componente fiscale è stato comunque elevato superando 1,4 miliardi.
Se la corsa del margine d’interesse che aveva prodotto come per tutte le banche italiane, crescite di oltre il 50% annuo, si è fermata con un margine a 2,35 miliardi (+2,8%) sul 2023, sono state le commissioni salite di oltre il 10% a tenere alta la barra dei ricavi totali. E che dire di Bper che ha lanciato giovedì scorso un’ops sulla Sondrio, ambedue con Unipol come socio di riferimento? La banca emiliana ha chiuso il 2024 con 1,4 miliardi di utili su 5,5 miliardi di ricavi con il margine d’interesse a +3,9% e le commissioni salite del 4,5%. Anche per Bper la frenata della corsa del margine sul credito è evidente rispetto al 2023. Ma pressoché tutte le banche hanno formulato stime assai positive anche per quest’anno. Intesa Sanpaolo ad esempio ha proiettato un’ulteriore crescita dell’utile anche per quest’anno a ben oltre i 9 miliardi. Mps si è sbilanciata sostenendo che quest’anno punta a un utile pre-tasse almeno in linea con il 2024.
Quindi in sintesi quest’anno la messe di utili delle banche italiane non dovrebbe vedere arretramenti sui risultati esplosivi degli ultimi due anni. E volendo dare appieno l’era d’oro delle banche, guardando all’indietro non solo il 2024 ma anche il 2023 sono stati l’Eldorado per il sistema bancario.
Solo per le prime 5 banche gli utili netti sono passati da 12 miliardi del 2022 ai 22 miliardi del 2023 e i primi nove mesi del 2024 hanno già visto 20 miliari di profitti netti, che proiettano una stima per l’intero 2024 di 27 miliardi. Stime che saranno di fatto confermate con la diffusione dei dati di fine 2024. In soldoni, la crescita dei profitti, spinta sul fronte ricavi dal rialzo dei tassi e con costi operativi tenuti sotto controllo, è stata del 120 per cento in 24 mesi.
La gran parte degli osservatori, già da mesi, pensa che la festa sia finita sul primo motore dei ricavi bancari: il margine d’interesse. I continui tagli della Bce - dopo la salita a oltre il 4% dei tassi che hanno assicurato uno spread tra tassi praticati alla clientela e tassi passivi di costo della raccolta per oltre il 3-3,5% sugli impieghi - che porteranno il tasso base al 2%, se non poco sopra, dicono che il guadagno sui volumi di credito scenderà mano a mano da oltre il 3-3,5% a poco più dell’1%. Due punti in meno che si faranno sentire a meno che i volumi in contrazione da tempo, ripartano. In ogni caso come dimostrano i dati di chiusura del 2024 la folle corsa del margine salito di oltre il 50% nel 2023 ora si stabilizzerà solo a una cifra percentuale, per poi assottigliarsi se non cadere in crescita negativa nei prossimi trimestri.
Festa grande finita, ma tutti sanno che il riallineamento dei tassi al ribasso è sempre più vischioso e lento rispetto alle fasi di forte rialzo, quando la forbice tra tassi attivi e passivi si allarga rapidamente e a dismisura a favore delle banche. Questo il quadro sui ricavi dal prestito di denaro che vedrà necessariamente un rientro a crescite piatte per il futuro.
Consapevoli di ciò, da tempo i banchieri hanno già preparato l’antidoto alla frenata dei ricavi dal prestito di denaro. E l’antidoto è l’altro motore dei ricavi, quello delle commissioni: ricavi dai servizi, dai fondi, dalle polizze cioè dal grande parco del risparmio gestito e assicurativo fino ai costi della tenuta conto. Anche qui basta scorrere uno spaccato dei conti dello scorso anno per accorgersi che lo switch è già avvenuto.
La sola Mps ha visto ad esempio le commissioni crescere del 10% anno su anno contro il +2,8 del margine d’interesse. Intesa Sanpaolo è la più attrezzata alla compensazione tra commissioni e margine d’interesse. È la banca più diversificata nelle fonti di ricavo, avendo costruito negli anni il grande polo del risparmio gestito e assicurativo che non ha eguali in Italia. Quel che si perderà sul margine, tornato a livelli fisiologici, si recupererà appieno con un forte incremento dei ricavi da commissione.
Ecco perché potendo modulare al meglio le due fonti di ricavo, il 2025 per il sistema dovrebbe vedere ricavi e utili in linea, se non migliori del già rutilante 2024. Resta sullo sfondo l’andamento della borsa. Per il listino milanese le banche rappresentano l’asset di maggior peso da sempre. La corsa del Ftse Mib dello scorso anno deve gran parte del suo successo proprio alla volata delle banche. Intesa Sanpaolo ha raddoppiato il suo valore di borsa da inizio del 2023, il primo anno del biennio d’oro delle banche. Sempre da inizio del 2023 UniCredit è salita di un roboante 200%. Bper ha più che triplicato il suo valore di mercato in soli 2 anni. Banco Bpm ha fatto una volata di oltre il 140%; Mps che valeva 2 euro a inizio del 2023 ora è sopra 6,3 euro.
Come si vede rialzi impensabili, fino all’avvio della stretta monetaria della Bce che tanto ha giovato ai ricavi bancari. Come per tutte le situazioni di grande boom in borsa la domanda più che legittima è: quanto potranno ancora salire i titoli delle banche e quanto rischio ci si porta a casa a salire sul carro degli istituti di credito?Difficile come sempre rispondere. Ma c’è un punto a favore della possibile nuova corsa dei titoli. Nonostante il raddoppio, i titoli non appaiono cari a livello relativo. I rapporti prezzi/utili restano relativamente bassi. Intesa Sanpaolo ha oggi un p/e di poco sopra le 8 volte; un price book di 1,2 volte. Unicredit viaggia a 8 volte gli utili e un prezzo sul patrimonio di 1,2. Banco Bpm anch’essa intorno a 8 volte gli utili con un valore di borsa sul patrimonio poco sotto l’unità. Mps valorizza meno: 4 volte gli utili e solo 0,7 il price book.
Come si vede in termini relativi le banche rispetto a multipli di altri settori sono ancora a buon mercato. Difficile che si replichi il boom esplosivo degli ultimi anni, dato che i profitti saranno più o meno in linea con il 2024. Ma la partita incandescente del riassetto bancario sarà nuova benzina sul fuoco dei listini. (riproduzione riservata)