Azioni, super dividendi in arrivo in Europa: ecco 15 titoli con rendimento atteso del 7% medio
Azioni, super dividendi in arrivo in Europa: ecco 15 titoli con rendimento atteso del 7% medio
Nel continente sono attese cedole superiori di 3 punti rispetto alla media storica, anche in settori meno difensivi e in genere più restii a remunerare gli azionisti. Un paniere di 15 titoli proposti da Banor

di di Marco Capponi 15/11/2024 20:00

Ftse Mib
36.178,27 10.37.44

+0,33%

Dax 30
21.257,57 10.37.50

+1,02%

Dow Jones
44.025,81 9.56.08

+1,24%

Nasdaq
19.756,78 7.25.15

+0,64%

Euro/Dollaro
1,0430 10.23.00

+0,27%

Spread
107,65 10.52.52

-0,60

In Europa nel 2025 arriverà una valanga di dividendi, anche in settori storicamente poco inclini a ricompensare i propri azionisti distribuendo loro una parte degli utili. E perfino quegli investitori che per loro natura hanno sempre associato il dividendo a un gioco in difesa potrebbero trovarsi di fronte a una novità: un portafoglio che va a caccia di cedole elevate si adatta ormai anche a chi vuol giocare in attacco.

Quindici titoli da 7%

Nella tabella in basso Banor ha strutturato per MF-Milano Finanza un portafoglio composto da 15 titoli europei, sette dei quali italiani (Azimut, Enav, Eni, Intesa Sanpaolo, Italgas, Poste Italiane e Snam) con un rendimento da dividendo atteso nel 2024 pari al 7%. L’elenco riporta la valuta di questi titoli (laddove non fosse in euro bisogna considerare sempre il rischio cambio), il rapporto prezzo-utili atteso e il beta col mercato, cioè la correlazione tra il movimento atteso del titolo e quello del mercato di riferimento. «La stragrande maggioranza dei dividendi europei sono sopra la media storica», spiega Gianmarco Rania, gestore del fondo European Dividend Plus di Banor. «In 20 anni raramente ho visto così tante opportunità, in settori non tradizionalmente da cassettisti come possono essere utility e telecomunicazioni. Anche settori come media, trasporti, auto offrono oggi dividendi elevati». Non a caso, a fianco ai comparti difensivi più tradizionali compaiono anche titoli come Mercedes, la chimica Basf, l’estrattore minerario britannico Rio Tinto.

Tempi d’oro per le cedole

 «Un tempo per un portafoglio di questo tipo si ragionava nell’ordine del 4%, oggi siamo in media a tre punti percentuali in più», argomenta Rania. Ma perché proprio oggi le società quotate europee si sentono così generose? «Mentre il mercato sta guardando fattori di natura macro e geopolitica, in Europa i bilanci sono solidi, le generazioni di cassa forti e sostenibili e quindi i dividendi non vengono tagliati, banalmente perché c’è la possibilità di pagarli», spiega il gestore. «Non dimentichiamo che i prezzi sono scesi. Quindi se i prezzi scendono ma i dividendi no, il dividend yield (rendimento da dividendo, ndr) sale». Un esempio interessante è quello di Mercedes. Il titolo capitalizza circa 50 miliardi e ha cassa netta per 35-36 miliardi. «Quest’anno produrrà circa 8 miliardi di cassa e per il dividendo le bastano appena 5-6 miliardi. Addirittura il management sta pensando se aumentare la cedola», riferisce Rania. Certo, restano i rischi connessi al settore auto, che attualmente sta vivendo una fase di difficoltà in tutto il continente. Il money manager di Banor crede però che «se anche il settore va male, credo che i dividendi siano abbastanza sicuri. Al massimo può andare male per i buyback, che però non sono il focus principale di un portafoglio di questo tipo».

Tra Donald Trump e la Cina 

Tra i rischi che potrebbero spingere le società a più miti consigli per quanto riguarda le politiche di distribuzione ci sono quelli connessi alla vittoria elettorale di Donald Trump, e quindi al pericolo dazi, e quelli legati alla ripresa della Cina. «Ci sono settori in Europa non esposti al rischio dazi», sottolinea Rania. «Ad esempio come cemento e costruzioni – Buzzi è un titolo che rientra nel settore - hanno stabilimenti negli Stati Uniti, dove producono il cemento e saranno quindi anche esposti positivamente ai piani infrastrutturali di Trump». Anche sulla Cina il money manager è costruttivo, visti gli stimoli da quasi 2.000 miliardi di dollari. «Per ora il mercato ci ha creduto poco, ma i dati macro stanno mostrando stabilizzazione o addirittura una piccola ripresa. Anche nel portafoglio abbiamo concepito un’esposizione indiretta alla ripresa della Cina».

Difesa o attacco?

Tendenzialmente, come già accennato, un portafoglio di questo tipo ha natura più difensiva e quindi può essere disposto a sacrificare un po’ di crescita del capitale per andare a caccia di rendimento da cedole. «Oggi abbiamo la possibilità di spaziare in diversi settori, che possono beneficiare sia del fattore Cina sia di un miglioramento dell’economia americana. Siamo in una situazione peculiare, in cui il rendimento da dividendo può andare a braccetto con la crescita del capitale», argomenta Rania, che poi aggiunge: «È come se ci fosse un’opzione call: intanto un portafoglio di questo tipo vale il 7%, e poi sappiamo che, se le cose vanno nel verso giusto, si può anche ottenere un certo apprezzamento del capitale».

Fattore buyback 

Per finire ci sono i riacquisti di azioni proprie. Un altro modo per remunerare gli azionisti, che diverse società hanno già annunciato, e che andrebbe ad alzare il rendimento complessivo dei titoli. «Molte società incluse nel portafoglio possono offrire un 3-4-5% da buyback», conclude Rania. Un esempio? «Carrefour: si prevede che offrirà un 6% da dividendo e un 6% di buyback, quindi un rendimento per gli azionisti del 12%». (riproduzione riservata)