Azioni petrolifere europee, le 6 migliori occasioni di investimento
Azioni petrolifere europee, le 6 migliori occasioni di investimento
Le storie azionarie delle majoir oil europee possono essere ridotte a due fattori: la loro capacità di estrarre liquidità dagli asset esistenti e la velocità con cui reinvestono nelle nuove energie, che sono per lo più in perdita. Anche Eni tra le più sottovalutate

di Francesca Gerosa 19/03/2025 15:16

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Il discorso incantatorio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su una produzione sempre maggiore di petrolio a beneficio del cittadino americano è sempre suonato strano, poiché mira a compiacere sia gli elettori sia i produttori texani, una contraddizione in termini, osservano gli analisti di AlphaValue. I mercati hanno risolto l'enigma spingendo i prezzi del greggio al ribasso. Quindi, ha vinto il consumatore, per ora. Gli esperti di AlphaValue osservano che, con o senza la strana economia di Trump, le compagnie petrolifere quotate in Europa se la sono cavata relativamente bene, ovvero in linea con l’indice settoriale.

Eccesso di offerta

Infatti i prezzi delle loro azioni non sembrano aver risentito particolarmente dei picchi inflazionistici del 2022 sulle varie fonti energetiche. La narrativa sul petrolio si è spostata verso il gas naturale e poi verso il gas naturale liquefatto, con la scomparsa della Russia dal quadro dell’offerta. Il petrolio e il gas sono sempre stati una questione politica: l'Opec ha esercitato più o meno la sua influenza, nessuna, invece, quando lo shale oil ha iniziato a fluire in grandi quantità. «Il mercato è in eccesso di offerta, mentre l’Occidente sta passando all’elettrico più rapidamente del previsto. È anche un dato di fatto che il mondo in via di sviluppo sta adottando l’elettrificazione piuttosto rapidamente», precisano gli analisti di AlphaValue.

Due fattori importanti

Le storie azionarie delle majoir oil europee possono essere ridotte a due fattori: la loro capacità di estrarre liquidità dagli asset esistenti e la velocità con cui reinvestono nelle nuove energie, che sono per lo più in perdita. «Questo ha rappresentato un mare agitato per BP ed Equinor, meno per TotalEnergies, Shell ed Eni, sebbene permangano molte incognite. Alla fine, il successo di alcune e il fallimento di altre sono stati una misura della qualità della governance», spiegano ad AlphaValue. Una buona governance è un vantaggio nell’affrontare le Ong, che pongono domande valide ma, in modo frustrante, si concentrano sul settore petrolifero anche quando quest'ultimo si sforza di migliorare. A detta degli analisti di AlphaValue, le grandi compagnie petrolifere europee si comportano meglio di quanto la loro immagine pubblica suggerisca. Questo non rappresenta un freno agli investimenti.

Le 6 azioni più sottovalutate

Tornando agli aspetti finanziari, «le grandi compagnie petrolifere sono sottovalutate: trattano a un multiplo p/e medio di 8,05 nel 2025 e di 8,3 nel 2026 pur offrendo un rendimento molto interessante del 5,69% e del 5,97%, rispettivamente, a fronte di una crescita degli utili nulla. Questo fa parte dell’accordo. L’unica domanda è se i disordini politici innescati dall’amministrazione Trump non finiranno per ritorcersi contro l’industria locale, introducendo la tanto necessaria volatilità.

In tal senso, le compagnie petrolifere europee sono diversificate e presumibilmente fungono da polizza assicurativa per futuri momenti turbolenti. In quest’ottica, siamo acquirenti con un rendimento da dividendo intorno al 6%», concludono gli analisti di Alphavalue che hanno un rating add su Shell (p/e 2025-2026 8,6 e 9,4), Equinor (p/e 2025-2026 7,54 e 7,56), Eni (p/e 2025-2026 7,14 e 7,57) e Repsol (p/e 2025-2026 5,49 e 5,11), buy su TotalEnergies (p/e 2025-2026 8,54 e 8,23) e Galp Energia (p/e 2025-2026 13,6 e 11,6).

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