Passato sui mercati il giro di boa del primo semestre, la domanda per chi investe è: su cosa puntare da qui a fine anno? Un’idea, anzi una dozzina di idee le suggerisce Intesa Sanpaolo. Per le società quotate si avvicina la stagione dei risultati semestrali e, con essa, una prima resa dei conti. È il momento di dare sostanza alle guidance 2025, che sono state confermate in larga maggioranza dopo i risultati del primo trimestre, nonostante prospettive di business meno favorevoli rispetto a inizio anno. Il tutto, in un contesto in cui molti dei principali indici azionari mondiali sono sui massimi dell’anno.
Secondo le stime di Intesa Sanpaolo, da qui a fine 2025 si profila un potenziale di rialzo del 3% per l’indice Ftse Mib, con un ulteriore 6% a fine 2026, per un totale di circa il 9% su un orizzonte di 18 mesi. Ma in uno scenario di mercato dominato da incertezza geopolitica, da una congiuntura macroeconomica debole e da una crescente instabilità sul fronte commerciale - in primis con i dazi. E in un contesto del genere la selezione dei titoli da inserire in portafoglio diventa cruciale.
«Le sfide che devono affrontare le società quotate sono numerose: quella geopolitica, con i conflitti in corso, quella macroeconomica, con una congiuntura meno brillante e il dollaro debole, e poi c’è la costante minaccia dei dazi in aumento», spiega Giampaolo Trasi, responsabile equity & credit research di Intesa Sanpaolo. «Per questo abbiamo selezionato i nostri ‘super-campioni’». Si tratta di «aziende europee con qualità uniche nei rispettivi settori, capaci di generare valore e stabilità anche in un contesto difficile».
È il nuovo paniere delle «Top Picks» di Intesa Sanpaolo per il secondo semestre del 2025, che comprende dodici nomi di grandi società che spaziano tra diversi settori — assicurativo, bancario, industriale, utility, lusso e infrastrutture — ma sono tutte accomunati da solidi fondamentali, visibilità sugli utili, potenziale di crescita, oltre che politiche di remunerazione attrattive.
Tra i titoli selezionati c’è Allianz, il colosso tedesco dell’assicurazione, che può contare su un business model diversificato, resiliente dal punto di vista macro, e su una politica di remunerazione generosa (oltre il 6% di yield complessivo). A livello industriale il gruppo beneficia anche delle sinergie tra le attività Vita e Asset Management, con guidance 2025 già quasi raggiunta e la capacità di «raggiungere in modo solido gli obiettivi del piano al 2027».
Sul fronte bancario spiccano due titoli come Banco Bpm e Crédit Agricole. Il primo, come è noto, è in attesa dell’esito dell’offerta sospesa di Unicredit, ma indipendentemente da come andrà Intesa ne sottolinea l’appeal: un dividend yield sostenibile del 10% e potenziale upside a doppia cifra su base stand-alone. Il secondo, invece, è un titolo di qualità a sconto («circa 20% rispetto alla media del settore bancario europeo»), con una crescita attesa dell’8% dei ricavi nel triennio e una correlazione limitata ai tassi d’interesse, fattore distintivo dopo otto tagli consecutivi della Bce.
Un’altra idea di Intesa è Finecobank: una banca che ha diversificato il suo business non dipendendo più soltanto dal risparmio gestito, «con un Dna fintech al centro della proposta aziendale, che offre solide prospettive di crescita nel segmento Investing».
Nel comparto infrastrutture e costruzioni, la francese Eiffage si distingue per un forte portafoglio ordini e per l’esposizione alla transizione energetica e alla digitalizzazione. Il titolo offre anche un dividend yield medio del 4,2% e presenta ancora un forte potenziale di rerating.
Un’altra idea è Fincantieri, che beneficia del ritorno della cantieristica navale come settore strategico anche per la Difesa e vanta una pipeline di commesse navali fino a 20 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 112% per l’eps nel triennio.
Tra le utilities Enel è ritenuta sottovalutata rispetto ai peer europei, con una visibilità crescente sulla distribuzione in Italia e Spagna e un dividend yield medio superiore al 6%, che potrebbe salire in caso di buyback. Secondo Intesa, il titolo non riflette appieno il potenziale derivante da una gestione più efficiente del capitale e da un contesto favorevole per le rinnovabili.
Guardando invece al lusso, Ferrari e Prada incarnano due storie molto diverse, ma entrambe convincenti. La casa di Maranello gode di un portafoglio ordini completamente coperto fino al 2026 e ha già adeguato i prezzi ai nuovi dazi, proteggendo i margini senza rischiare un calo della domanda negli Usa.
Prada, invece, dopo l’acquisizione di Versace, sconta nei multipli un eccesso di prudenza del mercato: il gruppo ha dimostrato solidità con la crescita esplosiva di Miu Miu e ha ora l’opportunità di rilanciare Versace senza particolari esigenze di investimento.
Sul fronte industriale e manifatturiero, Interpump e Maire sono altre due storie di efficienza operativa e potenziale di crescita. La prima, dopo il rallentamento della divisione Hydraulic, sta mostrando segnali di svolta con margini resilienti e cassa in crescita, mentre la seconda beneficia di una pipeline ordini in espansione e dell’accelerazione del business Nextchem, con tecnologie verdi pronte a generare valore nei prossimi anni.
Chiude la lista delle idee per il secondo semestre di Intesa un’altra realtà italiana che lavora su dimensione globale come Prysmian, player di riferimento nella transizione energetica. Il gruppo ha una visibilità straordinaria grazie a un backlog di oltre 17 miliardi nel segmento Transmissions e si prepara a beneficiare del rimbalzo nel business Power Grid e Digital Solutions. Secondo Intesa, le valutazioni restano attraenti, con uno sconto medio del 17% sull’ev/ebitda rispetto ai peer. (riproduzione riservata)