Da un lato l’industria più tradizionale del mondo: le poste. Dall’altro quella più innovativa della finanza: i bitcoin. Sono i due estremi dell’interesse degli investitori retail italiani nel campo azionario, secondo eToro, il broker globale tra i più diffusi in Italia (a livello mondiale registra 20 milioni di clienti) e che ha quindi un punto di osservazione privilegiato sul mondo degli investimenti azionari.
La nuova tranche di privatizzazione di Poste Italiane aperta agli investitori al dettaglio – annunciata da mesi dal governo Meloni – non è ancora partita, eppure i piccoli investitori italiani sono già ingolositi dalla società – che non è più solo spedizioni ma ormai anche, se non soprattutto, risparmio gestito - guidata dall’ad Matteo Del Fante.
Nell’ultimo trimestre del 2024 le nuove posizioni aperte su Poste dagli utenti italiani di eToro sono quasi raddoppiate su base trimestrale (+91%), permettendo al titolo di svettare nelle primissime posizioni tra i più acquistati dai piccoli investitori.
Ma Poste è solo al secondo posto tra i titoli preferiti dagli italiani nello stesso trimestre. Ad aver attirato l’attenzione degli investitori retail c’è in testa una tech americana convertita alle criptovalute: MicroStrategy. L’azienda di business intelligence quotata al Nasdaq ha visto gli acquisti sul suo titolo più che raddoppiati a +144%.
MicroStrategy è nota alle cronache finanziarie come acquirente seriale di bitcoin: ne deterrebbe 44 miliardi di dollari, secondo quando dichiarato alla Sec.
Sui motivi del boom di Poste nei piccoli portafogli, che viene peraltro dopo il +150% del terzo trimestre, si esprime Gabriel Debach, market analyst di eToro: «L’indecisione del governo sulla privatizzazione continua a tenere banco tra gli investitori, che si affollano sul titolo».
Al contempo, tra le posizioni più aperte spiccano Eni (+58%) e Campari (+56%): una società, quella delle bevande alcoliche con sede a Sesto San Giovanni, che pure non se la sta passando benissimo in borsa (-43% nell’ultimo anno).
Proprio la possibilità di comprare sui minimi relativi potrebbe, però, essere il motore dell’interesse del retail: «È interessante vedere l’aumento di popolarità di Campari, nonostante un anno difficile in borsa, in generale, per il settore delle bevande alcoliche», conferma Debach. «Il cambio al vertice e l’operazione di buyback non sono servite a dare tonicità al titolo, con gli investitori che sembrano vedere nel calo un’opportunità in vista di un rilancio».
In classifica compaiono quindi Intesa Sanpaolo (+50%), Enel (+48%), Unicredit (+44%). Chiudono la top 10 l’olandese dei chip Asml (+44%), l’americana Uber (+42%) e il titolo della Juventus (+41% di posizioni aperte nel trimestre).
Se dall’Italia ci si sposta al mondo intero, ecco che anche tra gli utenti mondiali del broker regolamentato si sente la voce di Piazza Affari. Rappresentata, come spesso accade in questi casi, dai suoi protagonisti indiscussi: i titoli bancari.
Tra le 15 posizioni più aperte a livello globale nell’ultimi trimestre compaiono ben due banche tricolori, Intesa Sanpaolo (+40%) e Unicredit (+33%). In generale è tutto il comparto bancario europeo a spiccare, con il +40% di Bnp Paribas e il +33% di Santander. Mentre Eni, un’altra regina della borsa milanese, compare addirittura in settima posizione, con un +46%.
Gli investitori retail mondiali, insomma, hanno (ri)scoperto le banche tradizionali, e stanno familiarizzando sempre più con i possibili benefici al portafoglio delle notizie sul risiko, che vede proprio nell’Italia il suo centro nevralgico.
«Il lancio, nel maggio scorso, da parte del Bbva dell’opa su Sabadell, ha acceso i riflettori sul possibile risiko bancario in Europa, che dalla Spagna si è trasferito in Italia, con la mossa di Unicredit su Commerzbank», ricorda Debach. Gli investitori retail, in questo contesto, «hanno preso posizione, complice soprattutto una solida performance del comparto durante l’anno, e immaginando ci sarebbe stata una risposta alle intenzioni di Unicredit».
La vera sorpresa è stata, conclude l’analista, «il susseguirsi di notizie di questo 2025 nel panorama finanziario italiano, che richiama a un consolidamento nazionale che continua, a mio parere, ad avere una connotazione difensiva, più che offensiva». (riproduzione riservata)