Il rigore di Banca d’Italia manda in profondo rosso Azimut, che verso fine mattinata di giovedì 13 novembre perde quasi il 16% a 30,53 euro, dopo esser stato sospeso per eccesso di ribasso subito dopo il suono della campanella di Piazza Affari. A provocare l’ondata di vendite è stata la comunicazione fatta dalla holding di Pietro Giuliani su richiesta della Consob che è andata in forte pressing sui risultati dell’ispezione condotta da Bankitalia tra il 10 marzo e il 13 giugno di quest’anno. Una comunicazione che integra con dettagli molto significativi quanto riferito dalla società nei giorni precedenti insieme ai risultati dei nove mesi.
Al termine dell’accertamento, specifica una nota del gruppo, «la Vigilanza ha specificato che dall’insieme degli elementi acquisiti «è emerso un quadro connotato da rilevanti carenze di governance e organizzative. Risulta quindi necessario che l'intermediario avvii con tempestività un'incisiva azione di rimedio volta a rimuovere le carenze riscontrate e a definire un assetto di governo e di controllo compatibile con la complessità operativa dell'intermediario e del gruppo», spiega la nota della sgr.
«Allo stato, la situazione aziendale appare inidonea a sostenere la partecipazione della società ad operazioni rilevanti quali quelle previste dal regolamento sulla gestione collettiva del risparmio e segnatamente fusioni, scissioni, acquisti di partecipazioni, acquisti e cessioni di aziende o rami d'azienda che attengano ai servizi e attività di investimento e di gestione collettiva del risparmio», continua la nota diffusa nella notte di giovedì 13.
Inoltre il comunicato precisa che, «con riferimento al progetto Tnb (la nuova banca digitale annunciata dalla sgr di Giuliani e in fase di sviluppo in questi mesi, ndr), la piena implementazione del piano di rimedio, richiesto a seguito degli accertamenti ispettivi condotti su Azimut, è finalizzata a rimuovere tutte le carenze riscontrate e sarà oggetto di valutazione da parte della Banca d'Italia: l'effettivo superamento di tali criticità non è un presupposto sufficiente per determinare un esito positivo degli eventuali procedimenti connessi al citato progetto, che saranno valutati nei tempi e nei modi previsti dalla vigente normativa».
Già ad aprile in occasione dell’assemblea per il rinnovo delle cariche sociali, Assogestioni e il proxy advisor Glass Lewis avevano avanzato rilievi sulla governance della società guidata da Giuliani. I gestori – che nel capitale di Azimut hanno circa l’1,7% – avevano presentato una lista di minoranza con profili forti (oltre a una elenco per il collegio sindacale), fra cui l’ex comandante della Guardia di Finanza e vice direttore dell’Aisi (e fino a poche settimane fa presidente di Fintecna) Vincenzo Delle Femmine. Lista di cui facevano parte anche l’esperta di compliance Anna Dorio (attualmente nel board), e i due legali Cristina Sgubin e Federico Ferro-Luzzi.
«Il tentativo maldestro della lista di Assogestioni, con anche l'appoggio di Glass Lewis, nel creare problemi che la società non meritava, è stato vanificato dai numeri che si commentano da soli», era stata la reazione di Giuliani commentando l’esito dell’assemblea sull’approvazione del bilancio e il rinnovo del board e del collegio sindacale.
Ai risultati dell’ispezione Azimut aveva fatto riferimento in un comunicato dello scorso 6 novembre. In quel documento, pur senza entrare nel merito delle richieste di Bankitalia, la società di gestione aveva già chiarito al mercato di aver avviato la definizione di un piano di azione volto a recepire le misure correttive e di rafforzamento richieste. Il nuovo piano industriale 2026-2028 sarà non a caso trasmesso alle autorità entro il 30 novembre, mentre l’implementazione completa delle misure è prevista entro il 30 aprile 2026.
Il piano dovrà definire «in modo puntuale le linee di indirizzo strategico, le prospettive operative e gli sviluppi organizzativi della società, anche nel contesto dell’evoluzione della governance e del suo posizionamento all’interno del gruppo Azimut».
In una recente intervista a MF-Milano Finanza lo stesso Giuliani parlava delle interlocuzioni in corso con la Vigilanza sul progetto Tnb: «Colloqui propedeutici con Banca d’Italia risalgono all’inizio dell’anno. Prima dell’annuncio dell’operazione, a marzo 2024, sono andato personalmente a Roma in Banca d’Italia a illustrarla. E appena possibile è stato avviato l'iter autorizzativo, in un dialogo costante e costruttivo. Per questo auspichiamo di ricevere l’ok entro fine anno».
Bankitalia precisa anche che «con riferimento al progetto Tnb (la nuova banca digitale annunciata dalla sgr e in fase di sviluppo in questi mesi, ndr), la piena implementazione del piano di rimedio, richiesto a seguito degli accertamenti ispettivi condotti su Azimut, è finalizzata a rimuovere tutte le carenze riscontrate e sarà oggetto di valutazione da parte della Banca d'Italia».
Proprio su questo punto si sono espressi gli analisti di Banca Akros che, nonostante la notizia dell’ispezione di Bankitalia, hanno confermato sul titolo raccomandazione di acquisto (buy) con prezzo obiettivo a 40 euro (+28% dal valore attuale). Nella loro nota gli esperti sottolineano però che «sebbene la società non preveda alcun impatto sull’operazione Tnb né sul proprio conto economico derivante dall’ispezione, riteniamo che ciò possa rappresentare una notizia negativa, aggiungendo incertezza sui tempi di chiusura del progetto».
La brutta flessione borsistica arriva per Azimut proprio nella settimana in cui il titolo aveva aggiornato i massimi storici, superando per la prima volta il tetto dei 36 euro per azione. Il traguardo è stato conquistato in occasione della comunicazione al mercato dei risultati di raccolta di ottobre, mese chiuso con 1,8 miliardi di afflussi e 17,1 miliardi da inizio anno (in linea con l’obiettivo del 2025 tra 28 e 31 miliardi).
Anche le masse totali hanno raggiunto il nuovo massimo storico di 126,7 miliardi a fine ottobre, segnando +18% da inizio anno. Nell’ultimo anno il titolo Azimut è salito di oltre il 40%. Sul mercato si teme che l’intervento di Banca d’Italia possa avere effetti sul business e in particolare sulla politica dei dividendi. Dividendo e buyback per Azimut «non sono in discussione», ha precisato nel primo pomeriggio Giuliani con una nota ad hoc.
«Alla luce di voci incontrollate che si stanno rincorrendo sul mercato – ha proseguito il fondatore – confermo la mia proposta al consiglio di amministrazione di quanto già comunicato al mercato. Azimut Holding, non essendo sotto vigilanza prudenziale, non può essere sottoposta a cambi di politiche di dividendi e buyback. La maggioranza dei suoi azionisti in sede assembleare è l'unico organismo titolato a tale decisione». (riproduzione riservata)