Adatta le cose a te, invece di adattarti alle cose. Chissà se Fabrizio Palermo aveva in mente questo pensiero di Orazio, estensione del celebre Carpe Diem contenuto nelle Odi, durante l’elaborazione del piano industriale al 2028 di Acea. Nel giro di due anni, la multiutility di Roma - sotto la guida del suo amministratore delegato Fabrizio Palermo - ha assunto sempre più le sembianze di gruppo infrastrutturale focalizzato su attività regolamentate, tecnologia e rendimenti stabili. Le ultime mosse, dalla cessione del retail energetico a Plenitude all’operazione su Aquanexa, segnano un cambio di passo netto nella strategia del gruppo energetico, in linea con quanto tracciato nell’ultimo piano industriale. Un riposizionamento che non è passato inosservato al mercato, né agli analisti, e che sta progressivamente ridisegnando il profilo industriale e finanziario dell’utility romana.
Il perno strategico è il piano industriale al 2028, presentato a marzo 2024 - nell’anniversario dei 115 anni del gruppo - e ribattezzato Green Diligent Growth. Acea ha messo sul tavolo 7,6 miliardi di euro di investimenti, con il 91% destinato ai business regolati: ciclo idrico integrato, reti elettriche e ambiente. Una scelta che punta a rafforzare la Rab (prevista a 10,5 miliardi nel 2028), aumentare la visibilità sugli utili e ridurre l’esposizione alle dinamiche più volatili dei mercati liberalizzati.
È in questo quadro che va letta la decisione di uscire dal retail energetico, attività ritenuta meno coerente con il nuovo profilo industriale. L’operazione simbolo del nuovo corso è infatti la vendita di Acea Energia a Plenitude (gruppo Eni). Il valore complessivo dell’accordo arriva fino a 587 milioni di euro, tra corrispettivo fisso, cassa netta e una possibile earn-out legata ai risultati futuri, facendo passare di mano oltre 1,4 milioni di clienti elettricità e gas, insieme alla partecipazione in Umbria Energy. Dal punto di vista strategico, la mossa ha consentito ad Acea di liberare capitale da reinvestire nei business core e di ridurre l’esposizione a un segmento caratterizzato da forte competizione sui prezzi e margini compressi.
Se da un lato Acea dismette, dall’altro acquista. L’ultimo tassello è l’accordo con Algebris, raggiunto giovedì 18 dicembre, per rilevare Aquanexa, società specializzata in tecnologie avanzate per la gestione intelligente del ciclo idrico, con un enterprise value di circa 205 milioni di euro. L’operazione, attesa al closing nei primi mesi del 2026, rafforza la componente tecnologica del gruppo in un settore - quello idrico - destinato a diventare sempre più centrale anche alla luce delle sfide climatiche.
Non è l’unica operazione straordinaria recente. A settembre, nel processo di razionalizzazione del perimetro, Acea ha anche ceduto a Terna per circa 247 milioni la rete elettrica ad alta tensione di localizzata nell’area metropolitana di Roma. Il messaggio sembra chiaro: meno dispersione, più focus su asset a lunga durata e contenuto tecnologico.
Gli analisti stanno guardando con favore al nuovo posizionamento. La focalizzazione sui business regolati viene letta come un fattore in grado di migliorare la qualità degli utili e la prevedibilità dei flussi di cassa, elementi particolarmente apprezzati in una fase di tassi ancora elevati e crescente selettività degli investitori. Le principali cautele riguardano il fronte regolatorio e l’esecuzione: dal via libera delle autorità alle grandi operazioni, come quella con Plenitude, fino alla capacità di integrare le nuove acquisizioni senza appesantire la struttura finanziaria. Anche Piazza Affari sembra riconoscere il cambio di rotta. Da settembre 2022, quando Palermo è entrato in Acea come amministratore delegato, il titolo è praticamente raddoppiato, mettendo a segno una performance di oltre il 90%, mentre da maggio 2023, quando è stato formalmente eletto ad e dg di Acea, il titolo ha guadagnato circa il 65%. Una performance superiore alla media delle utility comparabili e parte di un comparto andato molto bene, che segna nello stesso periodo un +40% di media. Il merito secondo alcuni analisti può essere intravisto anche proprio nel riposizionamento progressivo verso un modello più infrastrutturale.
Acea sta dunque cambiando pelle. Da multiutility tradizionale a operatore infrastrutturale specializzato, con un perimetro più snello e una strategia più leggibile dal mercato. La scommessa di Palermo è che questa trasformazione renda il gruppo più solido, più attrattivo per gli investitori e meglio posizionato per affrontare la transizione energetica e ambientale. La risposta definitiva arriverà dai conti complessivi del 2025, che partono da basi solide con i nove mesi che segnano un utile salito del 46% a 415,2 milioni, ricavi su del 7% a 2,2 miliardi e un ebitda di oltre un miliardo. Così come dalla capacità di esecuzione. Una cosa però è già evidente: l’Acea di oggi non è più quella di qualche anno fa. (riproduzione riservata)