C’è un altro record che nel 2025 è stato infranto, insieme alla cavalcata rossiniana degli indici di Wall Street. Il nuovo primato riguarda il cosiddetto margin debt che ha sfondato a fine novembre, ultimi dati ufficiali, il tetto di 1.200 miliardi di dollari.
Cos’è però il margin debt, monitorato mensilmente dalla Finra, l’autorità Usa di regolazione dei mercati? È l’ammontare dei volumi di denaro presi a prestito dai broker per investire in borsa, in particolare sull’indice principe di Wall Street, lo S&P500. Nei fatti gli investitori si indebitano per comprare titoli azionari. Del resto non dovrebbe stupire più di tanto. Pur di partecipare alla grande festa dei mercati azionari, i piccoli risparmiatori ricorrono al debito. Con un effetto leva che amplifica i movimenti e i rendimenti.In fondo, con le borse che non smettono di salire, il gain sui titoli compensa più che ampiamente il costo del debito. E non è un caso che più i listini salgono, più il ricorso all’indebitamento sale, pur di non farsi sfuggire l’occasione di nuovi guadagni finanziari.
Il fenomeno vede così i rialzi degli indici andare a braccetto con l’incremento dei prestiti per comprare azioni. E così il margin debt è arrivato a sfondare il suo massimo storico. Lo scorso mese, come detto, si è superata la soglia di 1.200 miliardi di dollari (1.214 per la precisione) con un balzo da novembre del 2024 del 36%. E del 73% da inizio del 2024, quando i soldi presi a prestito per investire in borsa valevano solo 701 miliardi di dollari.
L’indice S&P500 nell’ultimo anno ha segnato un +15% e da inizio del 2024 è salito del 43%. Come si vede il ricorso al prestito ha tassi di crescita ben più alti dell’apprezzamento del listino principale di Wall Street. Un segno evidente di euforia. Del resto come non giustificarlo, dato che le borse appaiono quasi inarrestabili e la tentazione di non farsi mancare l’occasione di lauti guadagni è forte, tanto da ricorrere a soldi altrui. Un dato per forza di cose negativo? Un segnale di rischio per i mercati? Non del tutto.
In fondo per capire l’entità del fenomeno non basta guardare solo il dato assoluto dei miliardi a debito. Ma il rapporto tra questa grandezza e la capitalizzazione dello S&P500 e, perché no, anche il rapporto tra margin debt e il pil americano per dare una scala realistica al fenomeno. Ebbene oggi i soldi a prestito per investire in borsa pesano solo per il 2% della capitalizzazione dell’indice S&P500 e il 3,9% dell’intero pil americano.
Ci si trova comunque ai massimi di sempre, ma vista così l’entità del fenomeno appare tutto sommato più che sotto controllo. Ovvio però che il segnale di qualche pericolo sulla stabilità dei mercati non va ignorato del tutto. Se i mercati dovessero stornare, vale a dire faremarcia indietro, i margini del denaro a prestito andrebbero ricostituiti, costringendo più di un investitore indebitato a vendere le azioni in portafoglio, generando un effetto domino attraverso le vendite forzate.
Un circolo vizioso che si è già visto nelle fasi di turbolenza passate della borsa americana.Nelle fasi di crollo borsistico anche i volumi dei debiti fatti per investire in titoli scendevano con maggior rapidità rispetto alle cadute delle azioni.Una sorta di elastico di fatto che entra in azione sia nelle fasi rialziste dei mercati, sia in quelle ribassiste. Ecco perché la Finra monitora mensilmente il dato per avere contezza del fenomeno. Prima che sia troppo tardi per cercare di arginare l’effetto valanga. (riproduzione riservata)