Ci sono due variabili decisive per la convenienza del riscatto di laurea.
La prima riguarda tutti ed è l'età alla quale si è iniziato a contribuire con continuità. In linea di principio, per chi si laurea in corso e inizia subito un'attività lavorativa con il versamento di contributi, il riscatto di laurea può servire ad anticipare.
Al contrario: più tardi ci si laurea e più tardi si inizia a versare contributi (lo stage, ad esempio, non dà luogo al versamento di contributi), minore è la probabilità che il riscatto di laurea serva ad anticipare.
La seconda casistica riguarda per chi ha iniziato a contribuire dopo il 1996. Queste persone possono beneficiare o meno del requisito di pensione anticipata contributiva, oggi pari a 64 anni di età, a patto che il valore della pensione superi certe soglie.
Per chi ha redditi medio-alti e può beneficiare di questo requisito, il riscatto di laurea può essere meno utile, perché c'è già un requisito che consente di anticipare il momento della pensione di tre anni.
Al contrario, per chi ha redditi medio-bassi e non può beneficiare di questo requisito il riscatto di laurea, se si è iniziato a contribuire presto, può servire ad anticipare il momento della pensione.
Di conseguenza, è possibile fare una simulazione a fronte del riscatto di una laurea quinquennale. Nella prima casistica si analizzano gli effetti del riscatto di laurea per chi potrebbe beneficiare del requisito di pensione anticipata contributiva; un beneficio pieno, in questo si ha solamente per i lavoratori pre-1996 (i 55enni e i 60enni delle simulazioni) che hanno iniziato a lavorare presto, a 24 anni.
Per tutti gli altri profili simulati, il beneficio di un riscatto di cinque anni oscillerebbe tra zero e circa due anni e mezzo (oltre ai beffati che rischierebbero di andare in pensione più tardi in conseguenza del riscatto di laurea).
Una possibile novità normativa che depotenziasse il riscatto di laurea avrebbe dunque un impatto più rilevante sui lavoratori pre-1996 che hanno iniziato a lavorare presto.
Nella seconda casistica si simulano invece gli effetti quando il requisito di pensione anticipata contributiva non è applicabile, quindi per redditi medio-bassi e/o discontinui. In questo caso anche i lavoratori post-1996 che hanno iniziato a lavorare presto (24 anni) avrebbero un beneficio pieno, che andrebbe poi progressivamente ad esaurirsi con l'aumentare dell'età di inizio contribuzione.
Una possibile novità normativa sul riscatto di laurea avrebbe un impatto più rilevante su tutti coloro che si sono laureati in corso e hanno iniziato a contribuire presto, con redditi medio-bassi se post-1996.
Nel caso ci sia una novità normativa (come quella annunciata in manovra ma sulla quale poi è stato fatto dietrofront) sarà ora importante capire, in primis, quali corsi di laurea siano interessati da questa regola: se tutti o se solamente quelli triennali.
Bisognerà quindi verificare se ci sarà o meno retroattività (possibilità smentita dalla premier Giorgia Meloni, ndr), con un possibile profilo di incostituzionalità, visto che si stanno modificando delle regole in corsa per persone che hanno già deciso di investire per un riscatto di laurea e che si vedrebbero private degli effetti positivi.
Modificare le regole in corsa a livello di requisiti pensionistici è la norma, ed è già accaduto tante volte in passato. Modificare però una parte di normativa legata a dei contributi volontari, come quelli per il riscatto di laurea, rappresenterebbe qualcosa di nuovo e di delicato. La maggioranza di chi ha terminato di pagare o sta pagando un riscatto di laurea lo ha fatto per poter andare in pensione prima: cancellare il tutto con un emendamento potrebbe davvero minare la fiducia dei cittadini nel proprio futuro pensionistico.
Alla base del maxi-emendamento per ora archiviato c'è tuttavia una verità: dobbiamo trovare dei modi per contenere la spesa pensionistica del 2030 e del 2035, perché il picco di spesa del 2040, quando la maggioranza dei Baby Boomers sarà in pensione, si avvicina. A noi cittadini non resta che, come sempre, pianificare per tempo il nostro futuro pensionistico, per disegnarlo in un modo più simile ai nostri sogni e desideri, che non necessariamente saranno coincidenti con gli sviluppi normativi. (riproduzione riservata)
*fondatore di smileconomy