Tim Brasil va di corsa: il mobile e la rete 5G spingono titolo e risultati. E sul fisso resta alla finestra
Tim Brasil va di corsa: il mobile e la rete 5G spingono titolo e risultati. E sul fisso resta alla finestra
Da inizio anno la costola sudamericana ha guadagnato più del 50% in borsa e capitalizza oltre 8,5 miliardi. Barclays si aspetta un secondo trimestre brillante

di di Alberto Mapelli 04/07/2025 21:00

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Tre anni fa, quando ancora Tim era alla ricerca della via definitiva da seguire per ridurre il debito monstre accumulato, le ipotesi toccavano anche la cessione di Tim Brasil. L’ipotesi di vendere la ricca controllata sudamericana era poi tornata d’attualità (almeno sul fronte della cronaca) nei concitati giorni dell’ok allo scorporo e cessione della rete al consorzio guidato da Kkr e Mef, visto che era una delle proposte alternative del fondo Merlyn.

Una strada che però l’ad Pietro Labriola, che proprio dal Brasile era sbarcato per guidare il gruppo a gennaio 2022, non ha mai perseguito, ritenendo possibile un’ulteriore crescita di Tim Brasil negli anni a venire.

Motore all’estero

Una scelta strategica che, stando ai valori attuali di borsa e al costante contributo da cash cow alla capogruppo, sta garantendo frutti copiosi. Da inizio anno la controllata sudamericana guidata dall’ad Alberto Griselli è cresciuta di oltre il 50% in borsa e scambia ai valori massimi di sempre, sopra i 22 reais.

La capitalizzazione è lievitata a ridosso dei 55 miliardi di reais, che ai cambi attuali equivalgono a 8,5 miliardi di euro. Di fatto, ai corsi attuali di borsa la quota del 66,6% che fa capo a Tim vale circa 5,7 miliardi. Per fare un paragone l’attuale capitalizzazione dell’ex incumbent, lievitata del 65% da inizio anno con l’ingresso di Poste Italiane nel capitale da primo socio, è di 9 miliardi.

La scelta di avere un motore esterno al Paese d’origine, inoltre, non è certo una novità per le tlc europee. L’esempio da sempre è Deutsche Telekom, in cui dati non sempre eccezionali sul mercato domestico sono più che compensati da performance stellari di T-Mobile negli Usa.

Trimestre in corsa

La controllata carioca si prepara a presentare un ulteriore trimestre di risultati in crescita, secondo gli analisti di Barclays. «La concorrenza in Brasile rimane molto razionale, con regolari aumenti di prezzo, e ci aspettiamo che Tim Brasil registri una crescita annua dei ricavi da servizi e dell’ebitda rispettivamente di circa +5% e circa +7% per il secondo trimestre, in linea con l’andamento del primo trimestre».

Il periodo tra gennaio-marzo, infatti, si era chiuso con un utile netto normalizzato di 810 milioni di reais, che al cambio di allora erano pari a circa 125 milioni di euro, dato record assoluto per la società nel primo trimestre. I ricavi erano risultati in crescita del 4,9% a 6,4 miliardi di reais (poco meno di un miliardo di euro), mentre l’ebitda era salito del 6,7% a 3,1 miliardi di reais, pari a circa 480 milioni di euro.

Dati che però sono il risultato di un cambio di passo nel lungo periodo. I clienti mobile sono passati in sette anni da 55 a 62 milioni con un arpu arrivato a toccare quota 31,4 reais al mese. I ricavi da servizi sono lievitati da 16,2 a 24,6 miliardi di reais e l’ebitda da 6,6 a 12,6 miliardi. Il tutto a fronte di investimenti raddoppiati, passati da 2,6 a 5,2 miliardi all’anno, ad alimentare una delle migliori reti 5G al mondo per completezza e tecnologia.

I vantaggi del Brasile

A generare questa crescita è stata sicuramente l’operazione su Oi, che ha permesso a Tim Brasil di scalare di dimensione. Ma, soprattutto è stato il contesto che ha reso possibile il deal Oi. In Brasile, infatti, l’ecosistema delle telecomunicazioni ha puntato da una parte sul consolidamento da 5 a 3 operatori - modello che negli ultimi tempi inizia a essere preso in considerazione anche in Italia e in Europa - e dall’altra parte hanno ridotto il costo delle frequenze a fronte dell’impegno degli operatori a sobbarcarsi investimenti per sviluppare nuove infrastrutture e rafforzare quelle esistenti.

Insomma politiche industriali e regolatorie più favorevoli alla crescita di un settore che in Europa, invece, continua a soffrire. Tanto che ora, proprio grazie a quella rete sviluppata per gli impegni presi, Tim Brasil vuole alimentare la crescita della divisione B2B, con servizi verticali per le imprese che spaziano dalla smart agriculture alla logistica, fino a soluzioni per industria 4.0 e 5.0.

I margini sul fisso

Certo, per rendere completo il pacchetto Tim Brasil dovrebbe anche espandere il segmento fisso, che rappresenta ancora un business decisamente ridotto per la controllata sudamericana. Basti pensare che nel primo trimestre del 2025 i ricavi da fisso sono stati solo 319 milioni di reais su un totale di 6,24 miliardi di ricavi da servizi, contraendosi addirittura del 4,1% anno su anno.

Il mercato brasiliano del fisso, a differenza di quello mobile, è ancora molto frammentato e non ha ancora vissuto quella fase di consolidamento che potrebbe spingere investimenti e crescita dei suoi attori. Qualche operazione c’è stata, come la nascita di V.tal dalle attività in fibra di Oi, e anche altre operazioni di riassetto sembrano possibili, come l’interesse di Telefonica a salire in FiBrasil, rilevando l’altro 50% da Caisse de Depot et Placement du Quebec. Tim Brasil al momento resta alla finestra con un approccio opportunistico: qualora si presentassero ipotesi di m&a al giusto prezzo potrebbe anche valutarle concretamente. (riproduzione riservata)