Sempre più buio per la pace mondiale. Qualche spiraglio di luce per il debito pubblico italiano
Sempre più buio per la pace mondiale. Qualche spiraglio di luce per il debito pubblico italiano
L'attentato a Trump è una ciliegina sulla torta dell’instabilità mondiale, perché avviene nel paese baluardo della democrazia. Mentre una proposta di legge sugli immobili pubblici accoglie quanto evocato da Milano Finanza da 13 anni

di di Paolo Panerai 19/07/2024 19:34

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Che miseria umana questo mondo!

Quando si è immersi fino al collo in una storia globale come quella che stiamo vivendo, viene inevitabile porsi una domanda, sia pure mutatis mutandi: Ma qual era il sentimento umano, qual era il timore o peggio la paura delle persone più accorte e sensibili mentre assistevano alle orrende operazioni di Adolf Hitler e al crescere del pericolo di una guerra mondiale?

Sono nato dopo la guerra e quindi, a parte le letture, posso affidarmi solo al sentimento che mi è stato raccontato dalla mia famiglia, una famiglia borghese, di imprenditori, nel settore dei cappelli di paglia esportati negli Usa e delle scarpe, con i più giovani tutti con studi universitari e con conoscenza delle lingue.

Ebbene, nel racconto dei miei nonni, di mio padre e di mia madre, delle mie zie, ho sempre colto appunto un sentimento di crescente angoscia per quanto stava succedendo allora in Europa, e soprattutto in Germania. Al punto che dalla periferia di Firenze decisero di trasferirsi a Milano, che gli appariva come una città meno esposta, pur lasciando fabbriche e magazzini.

Mio padre era studente di farmacia, aveva studiato dai salesiani ed era l’ultimo di sei fratelli, il primogenito dei quali, che portava il mio nome, aveva più di 20 anni di mio padre. Quindi mio padre era super protetto, ma, nonostante ciò, gli scattò una molla di smettere di giocare a calcio pur avendo avuto il privilegio del rapporto con Amadeo Amadei, che aveva esordito in serie A nella Roma a soli 15 anni e 9 mesi: Amadei era di Sora e mio padre frequentava il liceo nel collegio salesiano di Villa Sora.

Non pensare più al calcio gli costò moltissimo, ma la ragione era chiara: il clima che stava maturando.

Il clima di oggi e quello prima della Seconda Guerra Mondiale

Ebbene, quello che io ho impresso nella mente dei racconti della mia famiglia non si discosta, che per difetto, dal sentimento che molti, moltissimi di noi oggi proviamo, nonostante le distrazioni dei campionati europei in Germania, o dell’attesa per le prossime Olimpiadi a Parigi. Un sentimento in primo luogo di sconforto, più che, al momento, di pura paura. La paura è arrivata dopo, quando è scoppiata la guerra.

Ecco, stiamo vivendo nello sconforto, per di più alimentato dal racconto visivo, in ogni dettaglio, di quanto di negativo e drammatico sta avvenendo nel mondo. E di quanto si teme che possa accadere.

Quel timore che arriva dall’America

Lo stato ebraico, dopo tutte le sofferenze subite dal suo popolo, che ora fa morti palestinesi al ritmo di Hitler. E che trova a tutto ciò una giustificazione perché Hamas deve essere annientato.

Ciò che sconforta di più è che il timore arrivi dal Paese che è stato il salvatore dell’Europa da Hitler, Paese esempio di democrazia e di benessere, ma che è arrivato al quarto attentato verso un candidato alla presidenza, con ben due Kennedy uccisi, senza contare i morti ammazzati dalla polizia.

Per altro, il Paese che da dopo la seconda guerra è diventato l’antagonista degli Usa, la Russia ex-Unione Sovietica, sia dal punto di vista del regime che degli armamenti, è sempre più nelle mani di capi senza pietà e sta conducendo una guerra insensata. Insensata ma anche alimentata dagli altri Paesi, quelli con regimi democratici, che sotto le insegne della Nato decidono ogni giorno di fabbricare più armi.

Certo, è la difesa di un popolo, quello ucraino, assalito dalla ferocia di Vladimir Putin. Ma non è vero che la pace si conquista sempre e solo con la guerra.

Ma non c’è proprio altra via per la pace che innalzare in continuità il livello dello scontro?

E se non bastasse, dal vertice della Nato arrivano messaggi che non fanno che rafforzare il rapporto Russia-Cina, quest’ultimo il Paese più grande e popolato del mondo ma che tuttavia dal 1949 non ha combattuto una guerra vera.

Le conseguenze dell’attentato a Donald Trump

Le invocazioni dei pacifisti sono come cenere dispersa dal vento.

Ed ecco che arriva il magico attentato a Donald Trump, per rinverdire appunto la tradizione del Paese, gli Usa, che è stato l’emblema della democrazia dove, tuttavia, chi guarda con ambizione alla Casa Bianca può finire al cimitero. Lo sanno i due fratelli Kennedy.

C’è speranza che il contesto possa migliorare? La speranza è l’ultima a morire ma chi è ottimista alzi la mano. Per le seguenti ragioni:

Le tre guerre in contemporanea

1) La guerra non è una sola, quella in Ucraina, ma sono almeno tre veramente importanti: nella Striscia di Gaza, la più pericolosa dopo quella in Ucraina, perché se in Ucraina ad attaccare, distruggere e uccidere è la Russia, cioè uno stato fuori dallo schieramento del mondo occidentale, nella striscia di Gaza è Israele, che per mille e un motivo appartiene al mondo occidentale; la terza e quella in Yemen che è interna perché una parte del Paese guarda all’Iran e l’altra all’Arabia Saudita. Ci sono poi altre guerre interne a singoli Paesi, ma queste tre sono quelle con conseguenze dirette sugli schieramenti e l’evoluzione del mondo.

Non meno pericolose per la pace sono le guerre economiche e sulla tecnologia. E qui entrano ancora più direttamente in gioco i più grandi Paesi del mondo, Usa, Cina, Europa, Russia…

Negli anni per stabilire le regole sono state costituite istituzioni come l’Onu con valenza politica sociale o il Wto, lo World trade organization, che ha fissato le regole per gli scambi commerciali. La Cina fu spinta a entrare, ma negli ultimi tempi è successo che è la Cina a reclamare l’applicazione delle regole. Sembra un paradosso ma è così.

E ora nell’occhio del ciclone ci sono le auto elettriche, nel cui settore la Cina è la più competitiva in termini di prezzo. Ecco allora che si scatena la guerra per le auto non inquinanti con l’applicazione dei dazi, un nome che sembrava scomparso anni fa dal vocabolario. Ma anche con paradossi quasi comici come quello, che ho già ricordato un po’ di tempo fa, che il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ingiunge al ceo di Volkswagen di tagliare gli investimenti in Cina sulle auto elettriche. E giustamente si è beccato la risposta secca di Volkswagen: ma lo sa il cancelliere che in Cina realizziamo il 40% del nostro fatturato globale?

Serve più commercio e più regole. Anche sulla AI

Anche uno studente del primo anno dell’università sa che il commercio, pur facendo correre il velenoso denaro, sarebbe il metodo più sicuro per tenere buoni rapporti fra i vari Paesi. Non sarebbe quindi il caso di riattivare da parte di tutti le regole dell’Wto, magari riadeguandole all’epoca dell’AI? È proprio sull’AI serve un esteso regolamento. Il guaio è che ciascun Paese o continente decide il suo, mentre se c’è qualcosa di universale e di micidiale, se usata male o per perseguire il male, questa è proprio l’AI. Ma non sembra proprio che possa essere strumento di pace. Per perseguire la quale sarebbe invece molto importante che almeno sulle regole fondamentali ci fosse unitarietà, come per le regole di volo nei cieli: se non valessero per tutti, gli scontri in decollo, in atterraggio e in cielo farebbero morti in continuazione.

E il male da dove sgorga? In primo luogo da dove non si rispettano le regole democratiche, la prima delle quali è il rispetto delle regole della carta costituzionale. Se per esempio in Russia Putin le rispettasse, non sarebbe da più di 25 anni il capo assoluto. E ciò che è ancora più grave è che in Russia era stata stabilita la regola dei due mandati, come nelle democrazie mature. Putin l’ha evasa facendo diventare presidente il suo burattino Dmitrij Medvedev dopo i suoi due primi mandati, assumendo lui le funzioni di primo ministro. Finiti i 5 anni da premier è ritornato presidente della Russia. Questa, evidentemente non è democrazia ma dittatura e la dittatura difficilmente aiuta la pace. Anzi la cancella dal vocabolario.

E peraltro, è democrazia, dove la democrazia esiste, quando un presidente uscente ha permesso l’assalto da parte dei suoi sostenitori a Capitol Hill?

Il blackout mondiale di Microsoft

E come se non bastasse, venerdì un aggiornamento non andato a buon fine ha mandato in tilt il sistema cloud di Microsoft e con esso i siti di tantissime aziende nei settori più vari, dagli aeroporti e linee aeree alle banche e ai sistemi di pagamento. Insomma, un update di una fin qui sconosciuta società di sicurezza informatica, Crowdstrike, manda a ramengo gli affari di mezzo mondo. Confermando lo stato di insicurezza globale.

Poveri noi.

* * *

Il debito pubblico italiano vicino a quota tremila miliardi di euro

In un contesto così buio c’è una luce almeno per l’Italia, per l’economia italiana. È da oltre 15 anni che lo predicavamo. Finalmente c’è un segnale chiaro di volontà di sconfiggere il cancro del debito pubblico italiano, ufficialmente censurato dalla Ue, come quello francese, pochi giorni fa proprio mentre ha sfiorato i 3 mila miliardi di euro.

Ma la buona notizia mi è arrivata alle 11.04 dal dr Marco Petrosino, della presidenza del Consiglio dei ministri e consigliere del ministro della pubblica amministrazione. L’allegato si chiama «Cartolarizzazione immobili/debito pubblico - da proposta scientifica a proposta politica». È una svolta talmente importante, una battaglia di questo giornale e dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che mi permetto di pubblicare integralmente il documento non senza dire che la svolta porta nella sostanza anche la firma del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, con il quale è stato intenso in questi ultimi mesi il dialogo sul tema della nostra tesi di tagliare il debito pubblico collocando con la tecnica dei fondi pubblici, come auspicato anche da Carlo Messina, gli immobili che furono devoluti dallo stato agli enti locali ai tempi del ministri Giulio Tremonti e che in genere sono rimasti soltanto un peso.

Scrive il dr. Petrosino: «Il debito pubblico si avvicina a tappe forzate alla soglia psicologica di 3.000 miliardi. Gli interessi annuali, nel 2023 pari a oltre 90 miliardi in condizioni di assenza di avanzo primario o addirittura disavanzo primario (2023: -0,8%), si sommano al debito in una spirale vorticosa. I mercati guardano a tutto ciò e, a volte, scommettono contro l’Italia. A oggi le misure adottate sono state inutili palliativi, cortina fumogena ormai inefficace.

L’Europa ha notificato la procedura d’infrazione all’Italia, processo lento ma inesorabile di richiesta di provvedimenti shock. Uno dei mezzi seri, severi ed efficaci potrebbe essere la cartolarizzazione degli immobili per 30 miliardi annui per 10 anni: 300 miliardi stimabili con probabilità elevata di esattezza; si possono costituire fondi immobiliari pubblici, con quote sottoscritte da privati e da enti pubblici o privati. Il ricavato va esclusivamente a riduzione del debito. I fondi valorizzano e vendono gli immobili, con trasparenza e senza vincolo di destinazione (salvo pareri di Sovrintendenze) in un periodo di 10-15 anni.

L’incasso delle vendite rimborsa i sottoscrittori con interessi di mercato. Le banche possono costituire prestatori di prima istanza per gli acquisti generando così meccanismi economici virtuosi. Anche le società immobiliari possono intervenire come acquirenti. La riduzione del debito serve a stabilizzare parametri di bilancio più consoni, a contenere i tassi sul debito residuo, a contenere altresì lo spread.

Tutta l’operazione corrisponde a criteri ambientali quali la rigenerazione urbana e il risparmio di consumo del suolo.

II Mef possiede una Sgr denominata Invimit Spa che già svolge compiti similari, limitatamente agli immobili di sua competenza. Tale società adotta criteri di stima dei valori e di asta pubblica che possono essere ampliati.

Ai fini della riduzione del debito pubblico è conferito incarico a Invimit Spa  per creazione di fondi immobiliari pubblici con un target annuale di realizzo pari a 30 miliardi annui e per 10 anni.

Detta società è dotata dei mezzi finanziari e professionali all’interno delle procedure di vendita. Gli importi, al netto di spese, realizzati dalle vendite sono destinati esclusivamente a riduzione del debito.

Per tutte le procedure (stime, autorizzazioni, aste, spese di esercizio) si applicano le leggi vigenti per danni o delitti contro la Pa. Si precisa infine che criteri adottati ai fini cui sopra devono essere improntati alla semplificazione e all’efficacia, nell’ambito della discrezionalità amministrativa. Il provvedimento non comporta pertanto costi per il bilancio dello Stato».

Questo testo è stato consegnato al presidente del gruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, con la bozza dell’ordine del giorno per un disegno di legge da inserire, dopo discussione, nella prossima legge di bilancio.

Finalmente!

Ce ne sono volute per arrivare a comprendere che la soluzione del taglio del debito pubblico può, deve passare dalla valorizzazione degli immobili trasferiti dall’allora ministro Giulio Tremonti agli enti locali e rimasti per anni, in buona parte, praticamente inutilizzati. Il modo migliore di valorizzarli è quello di inserirli in fondi locali facendo sottoscrivere le quote a chi è più vicino a quegli immobili e può vigilare sulla valorizzazione. Il governo non deve dimenticarsi della disponibilità di Intesa Sanpaolo ed eventualmente di altre banche che fossero interessate.

Ecco come rendere cash immobili e quindi tagliare il debito. (riproduzione riservata)