Il 2025 è stato un anno eccezionale, ma la vera sfida comincia ora. La raccolta dell’industria del risparmio gestito, superiore ai 30 miliardi e il patrimonio record di oltre 2.600 miliardi, per Maria Luisa Gota, presidente di Assogestioni e amministratore delegato di Eurizon Capital sgr, sono soltanto il punto di partenza. «I numeri», come ha spiegato lei stessa a Class CNBC, «vanno analizzati bene. Resta ancora il ruolo predominante dei fondi obbligazionari, che insieme all’enorme massa di liquidità parcheggiata sui conti correnti riflettono una persistente prudenza dei risparmiatori. Una prudenza che impedisce di cogliere le opportunità».
Il contesto europeo aggiunge un elemento cruciale. Con il nuovo progetto di Savings Investment Union, Bruxelles vuole trasformare la liquidità in capitale per la crescita, chiedendo ai Paesi di rafforzare incentivi fiscali, educazione finanziaria e soprattutto previdenza complementare. «L’Italia deve fare la propria parte», ha sottolineato Gota, evidenziando il ruolo dei fondi pensione e i comparti life-cycle, per trovare una risposta concreta all’inverno demografico e un ponte stabile verso i mercati.
Domanda. L’anno si chiude con numeri da incorniciare per l’industria. Quanto è stato l’effetto dell’andamento dei mercati e quanto è il segnale di un cambiamento più strutturale?
Riposta. La raccolta netta dell’anno – circa 30 miliardi – è stata trainata soprattutto dai fondi obbligazionari e dai monetari. Al contrario, azionari, flessibili e bilanciati continuano a registrare flussi negativi. È un atteggiamento coerente con la tradizionale prudenza degli investitori italiani. D'altra parte, il mercato obbligazionario è tornato – con questo livello dei tassi – a generare rendimenti.
D. Restiamo sul tema dei fondi obbligazionari, che continuano a fare la parte da leone nonostante l'inflazione moderata e l’andamento dei tassi.
R. È un tema culturale. Gli investitori italiani sono naturalmente cauti e oggi possono trovare nel reddito fisso rendimenti soddisfacenti. L’industria ha inoltre sviluppato prodotti «buy and watch», vale a dire fondi o soluzioni obbligazionarie con una durata definita, costruite per essere acquistate e mantenute fino alla scadenza, ma con una gestione attiva e soluzioni protette che garantiscono una certa visibilità del rendimento su un orizzonte definito. Ed è una proposta che incontra pienamente le preferenze degli italiani.
D. L’estrema prudenza emerge anche e soprattutto nella liquidità parcheggiata sui conti correnti, oltre 1.700 miliardi. Come si può sbloccare questo potenziale?
R. È una priorità non solo per il risparmio gestito e il wealth management, ma anche per la Commissione Europea che, con la Savings and Investment Union, punta proprio a indirizzare più risorse verso l’investimento. Dal lato dell’industria, è fondamentale offrire soluzioni guidate che facilitino l’ingresso graduale sui mercati. Rispetto alle policy, la leva più importante è lo sviluppo della previdenza complementare, che può diventare un vero ponte tra cittadini e mercati.
D. Che ruolo può avere l’Italia nella Savings and Investment Union?
R. Come tutti i Paesi Ue, l’Italia deve fare la sua parte. La Commissione può proporre norme ed emanare raccomandazioni, ma su temi cruciali come la fiscalità, inclusa quella applicata ai fondi pensione, la competenza resta nazionale. Serve quindi che i governi credano in queste riforme e le implementino in modo convinto. Senza l'impegno di tutti, il progetto europeo non potrà avere successo.
D. In questo contesto che ruolo possono giocare i fondi pensione, sia nella diversificazione dei risparmiatori sia nel sostegno alla crescita?
R. Come Assogestioni abbiamo presentato diverse proposte, in linea anche con le raccomandazioni Ue. La prima è l’adesione automatica al fondo pensione di categoria, con Tfr e contributo del datore di lavoro che confluiscono nel fondo del lavoratore. La seconda è che l’iscrizione avvenga in un comparto life cycle: più azionario per i giovani, con un profilo che si riequilibra nel tempo. Oggi molti giovani scelgono il garantito, che però non offre rendimenti adeguati nel lungo periodo.
D. In queste sfide un consolidamento del settore quanto potrebbe aiutare?
R. È inevitabile. I margini sono sotto pressione mentre i costi crescono – lavoro, tecnologia, dati. La competizione resta forte e spinge i ricavi verso il basso. Il consolidamento è quindi una risposta naturale per generare economie di scala.
D. I prodotti Esg sembrano aver perso un po' di appeal. È un fenomeno temporaneo?
R. L’integrazione dei criteri Esg nei processi di investimento non è una moda e non tornerà indietro. In Eurizon fa parte strutturale del nostro modello: i criteri di sostenibilità affiancano quelli finanziari e guidano le scelte di investimento. Continueremo a proporre prodotti sostenibili perché crediamo sia la strada giusta.
D. Come potrà cambiare l’industria con l’AI?
R. Già oggi i primi casi d’uso mostrano un potenziale enorme. Secondo l’Ocse, il 30% dei lavori sarà in qualche modo impattato dall’AI. È un numero impressionante, ma vediamo già ora che questa tecnologia porterà efficienza e un miglioramento significativo della qualità dei processi nelle società di gestione.
D. Che 2026 si aspetta per i mercati e per il risparmio gestito?
R. A oggi vediamo una prosecuzione del ciclo economico. Non rileviamo elementi che possano spostare lo scenario centrale da un sentiero di crescita. Le valutazioni Usa sono tirate, ma c'è ancora un premio al rischio positivo. Uscire per timore di una bolla potrebbe far perdere opportunità. Auspichiamo che possa essere un anno positivo per i mercati e molti dei temi di cui stiamo parlando saranno approfonditi nel prossimo Salone del Risparmio, intitolato «Risparmio in movimento. Attivare la liquidità, accelerare la crescita», che si terrà dal 5 al 7 maggio.
D. E per Eurizon?
R. Sarà un anno di grandi opportunità e sfide. Con una quota di mercato del 16% (e più del 21% come gruppo Intesa Sanpaolo), Eurizon è una componente dinamica e rilevante dell’industria. (riproduzione riservata)