Nuova vetta per l’oro (prezzo spot il 14 ottobre a 4.179,7 dollari l’oncia) che vive un anno da incorniciare (oltre +50%, è passato da 3.000 a 4.000 dollari in appena 200 giorni) insieme all’argento (record, a sua volta, a 53,54 dollari). Per il metallo giallo non si assisteva a un rally così robusto dai tardi anni ’70. Gran parte di questo movimento, spiega a MF-Milano Finanza Nicolas Cracco, ceo di Gold Avenue, piattaforma digitale di intermediazione in oro e metalli preziosi in Europa, operatore svizzero, parte del gruppo MKS Pamp, è guidato dalle preoccupazioni che le politiche dell’amministrazione Trump possano indebolire il dollaro. Se a questo si aggiungono le tensioni sull’indipendenza della Fed e l’aumento del debito pubblico americano, viene da sè la ricerca di un porto sicuro.
Ma quello che davvero distingue questo rally è il ruolo delle banche centrali. Nel 2024 il lingotto ha superato l’euro come seconda riserva valutaria più detenuta al mondo, dopo il dollaro. Ora rappresenta il 24% delle riserve ufficiali, più dei titoli di Stato Usa. «È un cambiamento enorme», continua Cracco, notando molte somiglianze con gli anni ’70.
All’epoca, l’inflazione era alta, la crescita rallentava e le tensioni geopolitiche erano forti. La fiducia nei governi e nelle politiche economiche era in calo e le persone si rifugiavano nel metallo prezioso. Si sta assistendo allo stesso fenomeno oggi. In tutta Europa, le persone tornano a comprare oro, non solo le grandi istituzioni, ma anche i piccoli risparmiatori. Ad esempio, in Francia le vendite sono aumentate del 40% in una sola settimana e in Italia del 20% nelle ultime due. È un chiaro segnale di quanto rapidamente possa cambiare il sentiment quando cresce l’incertezza.
Ma il rally attuale presenta anche importanti differenze. Negli anni ’70, la domanda proveniva soprattutto da investitori privati che reagivano all’inflazione e agli shock politici. Le banche centrali non lo compravano. Oggi sono tra i maggiori acquirenti. «C’è anche una questione di fiducia nel denaro stesso. Prima il mondo si adattava al nuovo sistema valutario fluttuante. Oggi è invece la fiducia in quel sistema a essere messa in discussione», osserva Cracco.
Senza contare che è cambiatala platea potenziale di detentori: negli anni ’70 possedere oro era difficile o addirittura vietato in molti Paesi. Oggi chiunque può comprarlo online in pochi secondi, il che rende la domanda molto più veloce e diffusa. «Quindi il clima ricorda gli anni ’70, ma la scala, la velocità e i protagonisti sono diversi», sintetizza il manager.
Mentre Goldman Sachs ha alzato la sua previsione a 4.900 dollari entro la fine del 2026 e BofA a 5.000 dollari, Cracco vede una resistenza importante a 4.500 dollari e supporti a 3.750 e 3.500 dollari.
Mentre l’argento può superare i 55 dollari l’oncia. Anche platino (oltre +80% nel 2025) e palladio (oltre +60% nel 2025) potrebbero continuare a salire, anche se con maggior volatilità. Finché i fattori alla base di questo rally resteranno in campo – e difficilmente spariranno da un giorno all’altro – l’oro continuerà probabilmente a godere di forti venti favorevoli. «E per gli investitori privati posso dirlo con parole semplici: se un anno fa aveste messo 10.000 euro in un conto di risparmio, oggi avreste guadagnato qualche centinaio di euro. Se aveste investito la stessa cifra in oro, oggi varrebbe quasi 15.000 euro. È per questo che sempre più persone», conclude Cracco, «stanno passando dai conti deposito all’oro: non solo per proteggere i propri soldi, ma per farli crescere». (riproduzione riservata)