L’investitore statunitense Michael Burry, reso celebre dal film La grande scommessa, torna a puntare contro il mercato con due nuovi “big short”. Questa volta, però, l’obiettivo non è il real estate ma il comparto tecnologico, che molti analisti considerano ormai surriscaldato.
Secondo i documenti depositati lunedì presso la Security and Exchange Commision (Sec), Burry ha acquistato opzioni ribassiste (put) su Palantir e Nvidia, per un valore complessivo superiore a 1,1 miliardi di dollari divisi in circa 900 milioni su Palantir e 200 milioni su Nvidia ai prezzi attuali.
La mossa ha scatenato la reazione del ceo di Palantir, Alex Karp, che in un’intervista alla Cnbc ha definito Burry «fuori di testa» e lo ha accusato di manipolazione del mercato.
I segnali di una possibile bolla dell’intelligenza artificiale si moltiplicano: le valutazioni dei titoli sono diventate sempre più elevate, il debito legato al settore è in forte crescita e un modello finanziario sostenibile per la tecnologia non è ancora emerso.
Palantir, società di software e contractor della difesa diventata ormai un titolo “meme” con una valutazione pari a oltre 200 volte gli utili attesi, perde circa l’8% alle 20:30 ora italiana. Nvidia, martedì 4 novembre, la società con la maggiore capitalizzazione di mercato al mondo, cede circa il 3,2%, in scia a un ampio sell-off del comparto tecnologico.
Burry, tuttavia, non ha avuto sempre ragione dopo la fama conquistata con la crisi del 2008, e in passato ha collezionato anche errori clamorosi. Resta il fatto che i dubbi sulla corsa dell’AI stanno crescendo, e il tonfo di Palantir dimostra che gli scettici stanno trovando sempre più seguaci tra gli investitori.(riproduzione riservata)